L’ultima infelice battuta del ministro è il seguito naturale di quella sugli sfigati del suo vice Martone: come se i giovani siano senza lavoro o siano sottoccupati, mal pagati, sfruttati per propria ed esclusiva colpa. Le parole del ministro (guai a dire della ministra, si offenderebbe) palesano una ignoranza del reale inquietante per tanti padri e madri che hanno speso la loro vita per dare un futuro ai figli e se li ritrovano in balia del nulla, senza prospettive, senza speranza.
Pochi mesi fa, ho assistito ad un convegno dove una eminente professoressa – tecnica, al pari di Fornero – indicava come una delle cause primarie della disoccupazione proprio l’ansia di miglioramento sociale dei genitori. “Non è detto che tutti debbano studiare”, parole testuali della cattedratica che però di li a poco, parlando di altro, si faceva sfuggire di avere due figlie lontane: una studia in America, l’altra in Inghilterra. Da un lato quindi i privilegiati che possono ambire al lavoro dei sogni, dall’altro i figli di nessuno che devono reprimere ambizioni, predisposizioni ,sogni e accontentarsi.
È questo che indigna. Questa separazione classista, questa offesa continua alla gente comune i cui sacrifici, le cui lacrime miste con sangue tanto care a Monti, sono il fondamento economico e morale del Paese.
Ciò non toglie che sia necessaria , indispensabile, non più procrastinabile per garantire a tutti una degna occupazione lavorativa, una riqualificazione delle professioni. In molte parti del mondo un operaio specializzato è più qualificato, in senso retributivo e professionale, dei nostri ingegneri. In molte altre parti del mondo ad occuparsi degli anziani non sono badanti improvvisati – magari importati – ma professionisti preparati, appositamente formati, che garantiscono veramente l’assistenza e la cura. In molte parti del mondo, l’istruzione e l’occupazione non sono agli antidoti, ma coesistono in armonia sinergica.
Ciò che nel nostro Paese appare utopistico, al di là delle assurdità oratorie dei tecnici-salvatori-della-Patria, da altre parti è realtà. Si studia, ci si forma e si lavora. E anche se non si fa il lavoro dei sogni ci si sente gratificati da retribuzioni eque e da un fisco che tiene conto delle reali spese delle famiglie. Magari volevi fare lo storico e fai l’idraulico, però puoi permetterti un viaggio per visitare un sito archeologico o comprare decine di libri. Se così fosse anche da noi, forse i giovani potrebbero comunque inseguire i loro sogni pur “adattandosi” a svolgere una occupazione diversa e sarebbero… come dice Fornero … meno choosy … purtroppo non è così e ai nostri ragazzi vogliono togliere perfino i sogni.