Il ministro Frattini e la Turchia

Creato il 21 settembre 2011 da Istanbulavrupa

Esprimo un sintetico giudizio sull’intervista del ministro Frattini al Messaggero di qualche giorno fa: imbarazzante! Imbarazzante perché chi dovrebbe (sottolineo: dovrebbe) dettare le grandi linee della politica estera italiana nel XXI secolo non può partire da una visione del mondo caricaturale, legata alle logiche binarie della Guerra fredda e assolutamente inadeguata per comprendere le complessità di oggi. Cos’ha detto Frattini sulla Turchia? “È da anni che facciamo gli avvocati del suo avvicinamento all’Europa proprio perché sapevamo che a forza di chiudere la porta in faccia, Ankara avrebbe guardato a Est. Le recenti dichiarazioni anti-israeliane di Erdogan sono un segnale allarmante.” Ma ancora con questa sciocchezza del “guardare a Est”? E quali sarebbero queste dichiarazioni “anti-israeliane” di Erdogan? Primo, il ministro degli esteri turco Davutoğlu ha spiegato in decine e decine di libri, articoli e discorsi che la Turchia ambisce a diventare il pivot geopolitico della regione afro-euroasiatica: “guardare a Est” significa semplicemente sfuttare al meglio tutte le opportunità a disposizione della Turchia – come centro, in tutte le direzioni – per esercitare influenza politica ed espandere i mercati di riferimento; è un obiettivo strateico autonomamente definito, non ha nulla a che vedere con le posizioni dei paesi europei e rimarrà tale anche se la Turchia dovesse entrare in Europa. Secondo, le dichiarazioni di Erdoğan possono essere definite “anti-israeliane” da Informazione corretta, non da un ministro italiano: perché la Turchia ha più e più volte affermato – ponendo condizioni ragionevoli: scuse e risarcimenti per l’eccidio della Mavi Marmara (oltre alla fine del blocco di Gaza, sulla cui legalità chiede si pronunci la Corte internazionale di giustizia) – che è pronta a normalizzare in qualsiasi momento i rapporti col governo di Tel Aviv. Che poi, cosa c’è di “anti-israeliano” nel chiedere a Israele il rispetto del diritto internazionale e delle più elementari norme che regolano la pacifica convivenza tra le nazioni?

Rest il fatto che una delle ultime possibilità che ci rimane per salvaguardare gli interessi del nostro paese nel Mediterraneo è proprio quella di costruire una partnership, un asse italo-turco: un’ipotesi che – evidentemente – a Frattini interessa molto poco (e del resto, non mi risulta siano stati fatti passi per posizioni comuni tra Italia e Turchia sulla crisi libica, sulla crisi siriana, sulle aspirazioni di riconoscimento all’Onu dello stato di Palestina). Un’occasione storica, buttata al vento.



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