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La notizia mi procura una tristezza senza pari che cerco di spiegare a me stesso. Francesco Nuti, malato e non autosufficiente, seviziato dal suo badante. Forse questo dolore intenso è particolamente egoistico. Cioè direttamente causato dal mio immedesimarmi in Francesco.A ragione dei rischi personali ai quali dovrei, per età, cominciare ad abituarmi. Ho però anche la certezza che questa storia è eguale a tante altre. Di non autosufficienti verso cui si scatena la vile cattiveria che infesta i cuori di quest'epoca. Storie di torture e violenze che si consumano, quasi sempre ignote, fra le pareti domestiche,verso invalidi, bambine e bambine, donne. O anche nelle carceri o nei posti di polizia. Penso che sceglierei di morire sotto un bombardamento, nemico o amico, o per l'esplosione di un kamikaze, piuttosto che subire violenze gratuite, essendo incapace di denunciarle. Poi, nel caso di Francesco Nuti, c'è una nota aggiuntiva e forse non condivisibile. L'uomo che era famoso, corteggiato ed applaudito ridotto così. La convinzione che non si può capitalizzare in nessun modo la propria sicurezza e la propria dignità. Ancor meno condivisibile -credo - la mia convinzione che piuttosto che accettare queste ignominie come fatali, come cose da mettere in conto, come cose nelle quali la politica nulla può, sarebbe bene maturare fantasie diverse. Paradossalmente l'eutanasia sarebbe più umana di questo rassegnato silenzio. A meno che la politica non smetta di occuparsi dello 0,1% di questo e quello e sposi l'impegno per proteggere ogni vita umana.