Qualche giorno fa leggevo una strana considerazione fatta da un collega autore, Fabio Carta, su Facebook. Essa prende di mira gli eroi (chiamiamoli così, ma vale anche per i comprimari) di tanti romanzi di azione, di fantascienza, d’avventura. Il passaggio che riprendo oggi è questo:
Sono tutti competenti fino all’irritazione, moralmente solidi, felici oppure sereficamente sereni, soddisfatti, simpatici e sociali; incapaci di porsi domande come di guardare al di là del proprio naso, di provare invidia o basse pulsioni, geneticamente impossibilitati a infilarsi le dita nel naso o a fare una scoregge, tutti stitici, temo.
La cosa mi ha incuriosito abbastanza da scriverci un post.
Tappatevi il naso e via con le puzzette!
No, scherzo, niente peti.
Questo non è il blog dell’amico Cervello Bacato :)
Partiamo con una semplice domanda: ma è così importante inserire capitoli in cui il protagonista di un racconto o di un romanzo si dedica allo scaccolamento, alle scoregge o a delle sontuose cagate?
Secondo me no, ma forse sbaglio.
Per quanto certi argomenti suscitino da sempre degli strani feticismi (vedi alla voce petofilia – rigorosamente con la T, eh!), mi chiedo quale necessità ci sia di aggiungere elementi di questo tipo in un romanzo di genere. Sì, perché stiamo pur sempre parlando – partendo dalla considerazione di Fabio Carta – di storie di fantascienza e d’avventura, non di racconti comici o erotici.
Qualcuno ha mai sentito la mancanza di capitoli del Signore degli Anelli in cui Gandalf si concede cinque minuti di liberatoria flatulenza? O magari volete degli spin off in cui Jack Ryan si acquatta dietro un baobab e si fa una bella cagata? Forse Lovecraft poteva aggiungere dei particolari nei suoi racconti, delle accurate descrizioni dei cultisti di Dagon che si scapperano tra un rituale d’evocazione e l’altro?
Io ne ho sempre fatto a meno.
Non abuso nemmeno di scene di sesso, se non sono funzionali alla storia. Non credo che sia indispensabile ricorrere a certi mezzucci per rendere credibile un personaggio. Certe funzioni fisiologiche esistono e nessuno può farci niente. Inserirle nel contesto di una storia – esempio a caso – di un naufragio sul pianeta Marte*, renderebbe il romanzo più entusiasmante? Non ai miei occhi.
Che poi ci sono autori di genere (pochi, a dire il vero) che sanno davvero utilizzare certe situazioni per comunicare un senso di disperazione e di sfida ai limiti umani. Penso alla saga vampiresca di Claudio Vergnani, in cui i cacciatori di succhiasangue sono spesso ridotti a un livello tra l’umano e il bestiale, avendo a che fare con materia fecale, piscia, vomito e altre piacevolezze. Ma lì sì che tutto è funzionale alla storia, oltre a regalare momenti di humor nero in un contesto squisitamente horror.
Per il resto, mah… direi che certi autori dovrebbero arieggiare le loro stanze, prima di continuare a scrivere :D
* Domani parleremo proprio di The Martian, film che alcuni stanno criticando perché “non è possibile che un uomo solo sopravviva così a lungo in condizioni del genere!“, ma anche perché “…e poi le bandierine americane sul finale. OVVOVE!”
Ebbene, domani vi spiegherò perché è un bel film, e perché criticarlo per i motivi appena citati è da cretini certificati.
(A.G. – Follow me on Twitter)