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Iniziando dai fumetti, la prima scelta è ovviamente "Maus". Suggerimento banale e scontato, certo, ma mai superfluo: il capolavoro assoluto di Art Spiegelman, primo fumetto a vincere il premio Pulitzer, è una lettura obbligata per tutti che andrebbe adottata nelle scuole.
"La storia dei tre Adolf", di Osamu Tezuka narra la storia di un ragazzino giapponese e della sua impossibile amicizia con un coetaneo tedesco devoto a Hitler, e insieme il tentativo di un giornalista nipponico di rivelare un'inconfessabile verità: l'origine ebraica del fuhrer! Il libro (in 5 volumi) ha l'indubbio merito, almeno per noi occidentali, di farci vedere quel tragico momento storico da una prospettiva per noi inusuale: quella del terzo alleato dell'Asse, il Giappone.
Un altro ragazzino è protagonista del fondamentale graphic novel del mostro sacro Joe Kubert "Yossel: 29 Aprile 1943". Ebreo di origine polacca, Kubert immagina un suo alter ego quindicenne, mai espatriato dalla sua terra d'origine e che racconta attraverso i suoi disegni la tragedia vissuta in prima persona nel ghetto di Varsavia e le vicende che porteranno alla famosa rivolta degli ebrei che lì vivevano. Il tratto grezzo a matita, come disegnato dallo stesso Yossel (nome polacco equivalente proprio di "Joe") su un taccuino in presa diretta al momento degli eventi, rende il diario ancora più emozionante e "vero".
Potrei nominare molti film sull'argomento, ma vorrei invece citare "Shoah" di Lanzmann, un documentario di 9 ore che riporta le testimonianze dirette dei sopravvissuti, di ex SS e abitanti dei luoghi in cui lo sterminio si realizzò. Un documento di impressionante e lancinante potenza che lascia la bocca aperta e gli occhi pieni di lacrime.
In ambito letterario, non potendo non citare l'incredibilmente bello "Se questo è un uomo" di Primo Levi, il suo ideale seguito "La tregua" e il saggio "I sommersi e i salvati", e non volendo qui fare un elenco degli innumerevoli romanzi di valore ambientati durante la seconda guerra mondiale, mi limito a suggerire la lettura delle "Lettere di condannati a morte della resistenza italiana". Leggermente fuori tema, visto che non si tratta strettamente di Olocausto, ma un'altra grande testimonianza diretta dei veri fondatori della nostra Patria: uomini e donne, spesso ragazzini, partigiani che hanno immolato le loro vite per noi, per le generazioni future, senza chiedere nulla in cambio.
Il minimo con cui possiamo ricambiare il loro sacrificio è ricordandoli.
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