Non è stato affatto facile fare una selezione di sole 10 foto del nostro viaggio in Birmania, ma desideravo darvi un assaggio di questo splendido paese prima di scrivere articoli più dettagliati. Avevo dato una rapida occhiata alle foto subito dopo il rientro, poi non ero più riuscita a trovare il tempo per sistemarle.
Farlo oggi, casualmente dopo un mese esatto dal rientro, mi ha fatto ricadere in quello strano mal d’Oriente che avevo sentito nel partire da Yangon per rientrare in Thailandia. Può sembrare anomalo sentire questa strana nostalgia pur essendo in Thailandia, ugualmente ad est ed a sole due ore di volo dalla Birmania, ma se qualcuno ha visitato entrambi i paesi, sa che non è affatto strano.
Lì ho ritrovato l’Oriente più autentico, quello scoperto per la prima volta a Java in Indonesia e rispolverato nel breve viaggio via terra verso Angkor Wat in Cambogia. In Myanmar ho visto usanze mai viste altrove nei miei diversi viaggi e nei miei 5 anni di vita in Oriente. Ho visto il risultato dell’essere stati a contatto con il mondo durante il colonialismo inglese, che ha lasciato elementi estetici e di fascino magnificamente miscelati con la cultura locale, e l’essere poi stati completamente isolati per tanti anni. Isolamento che da una parte ha fatto male ad un popolo ridotto alla povertà e privato di diritti fondamentali, dall’altro ha preservato, ai nostri occhi, aspetti autentici e genuini che, purtroppo, non esistono più dove da anni è arrivato il turismo di massa.
Presto vi parlerò in dettaglio del nostro viaggio. Oggi volevo solo regalarvi queste immagini, ognuna delle quali rappresenta un aspetto importante di questo paese.
Mi piace partire da loro, i bambini dagli splendidi sorrisi. Bambini che hanno visto poco, che spesso non frequentano la scuola, che siedono sovente dietro ad un mucchietto di ortaggi. Da soli, a vendere la loro mercanzia. Come questo bellissimo bimbo intento a pulire con un coltellino i suoi tuberi che, appena mi ha visto con la macchina fotografica, mi ha pregato di scattargli una foto. Una vita povera, ma una capacità di sorridere spontanea ed uno sguardo attento con un guizzo curioso. Direi quasi assetato di vita come spesso i nostri bimbi non sono più.
Mercati come aggregazione variopinta di umanità. Un po’ come lo sono tutti in Oriente, ma qui c’è qualcosa di ancora più primordiale. Quasi sempre non ci sono nemmeno banchi o tavoli. La merce è a terra su semplici stuoie o appoggiate ai vassoi di vimini che le donne trasportano sulla testa. Non ci sono venditori che offrono una certa varietà di ortaggi come avviene di solito, ma spesso ognuno ne ha solo un tipo. Ed in quantità modesta perché appunto deve essere trasportato da quella sola persona. Spesso a piedi, a volte su un treno o un autobus. Pochissime persone posseggono infatti un mezzo di trasporto. I prodotti sono freschissimi e lo dimostra il loro colore brillante.
Le principali protagoniste dei mercati sono le donne, bellissime con il loro viso dipinto di thanakha, una pasta gialla ottenuta dai rami di un albero, usata come prodotto di bellezza da oltre 2000 anni.
Non è un caso se la vita dei monaci è protagonista di ben tre delle foto che ho scelto.
In questa foto parte del corteo che accompagna un gruppo di ragazzi che iniziano il loro noviziato come monaci.
Con l’immagine di un sorriso ho iniziato e con un sorriso finisco. Perché questo è sicuramente il luogo al mondo dove ne ho visti e ricevuti di più. Spontanei, sentiti e bellissimi.