Dopo il primo volume intitolato Il mio nome è Nessuno – Il giuramento, che ripercorreva sostanzialmente le vicende dell’Iliade, in questo libro si raccontano le vicissitudini a cui il protagonista Odysseo va incontro assieme a tutti i suoi compagni, lungo il viaggio appunto di “ritorno” verso la casa Itaca.
Essendo presenti all’interno della narrazione diversi richiami al precedente volume, il consiglio è quello di leggere entrambe le opere secondo la loro sequenza naturale.
A quel punto, oltre ad avere una continuità della vicenda, si potranno riscontrare alcune particolarità che differenziano i due libri:
- nel primo sono davvero numerosi i richiami alla mitologia, in special modo agli intrighi e ai bisticci tra divinità, con conseguenze che si ripercuotono sulla vita degli uomini, loro malgrado; spesso si assiste a visioni, incontri ed altre situazioni nelle quali il semplice uomo non costituisce più di tanto parte attiva; spesso infatti è semplicemente quello che ne subisce le conseguenza.
- per quanto riguarda il secondo capitolo della saga, le cose stanno in modo abbastanza differente; anche qui è certamente presente una moltitudine di dei e semidei, ma i giochi sembrano più o meno fatti: una maledizione che incombe sul tentativo di ritorno a casa di Odysseo e una serie di tappe e di incontri che si succedono a ritmo serrato, senza troppi approfondimenti e dunque, perlomeno in alcuni passaggi, senza quel coinvolgimento che sarebbe forse stato possibile con un briciolo di lavoro in più.
Diciamo che ci si accorge di avere in mano la seconda parte di un racconto già iniziato e che per questo non necessita di catturare l’attenzione assoluta del lettore (come se fosse un primo volume), ma può permettersi anche dei momenti di superficialità sfruttando la voglia già presente in chi sta leggendo di arrivare fino alla fine.
Entrando nel dettaglio quello che intendo dire è che ci sono alcune parte anche molto famose, come per esempio la vicenda di Polifemo, che vengono raccontate in molto meccanico, quasi riportando una sequenza di singoli episodi senza creare quell’atmosfera di contorno sempre importante anche quando il destino dei protagonisti è già noto in partenza.
Insomma, pare più una cronaca che un romanzo.
Questo per indicare un aspetto negativo che si nota in buona parte della prima metà del libro.
Dopodiché le cose ritornano ad assumere l’aspetto romanzesco più tradizionale, con dialoghi, scambi di idee, pensieri inespressi, sorprese e dubbi sul comportamento di alcuni personaggi, ecc. ecc.
Non più una cronaca, ma un’altra cosa a mio avviso ben più accattivante.
Curiosità: dopo la strage dei pretendenti c’è tutta una parte probabilmente sconosciuta a molti, a me senza dubbio, che racconta della vita ad Itaca della famiglia reale e di come le cose poco a poco sembrino tornare verso una normalità che però i protagonisti principali sanno in ogni momento essere fittizia.
Odysseo infatti è pienamente consapevole di dover intraprendere un nuovo lungo viaggio, questa volta via terra attraverso il continente e non più via mare, prima di poter trascorrere finalmente in pace gli ultimi anni di vita in compagnia di chi ama.
Numerose sono le prove che ancora lo attendono secondo quanto gli era stato predetto nella sua visita al mondo dei morti.
Concludendo direi che anche questo secondo libro, pur non essendo all’altezza del primo, andrebbe comunque letto, se non altro per portare fino in fondo una storia che non merita di essere lasciata a metà.
Tempo di lettura: 7h 42m