“Il mio nome è nessuno”, spettacolo teatrale di Valerio Massimo Manfredi

Creato il 23 ottobre 2015 da Valeria Vite @Valivi92

In questi giorni il teatro Carcano di Milano sta ospitando “Il mio nome è Nessuno”, uno spettacolo ispirato all’omonimo romanzo dello scrittore, archeologo e topografo di fama internazionale Valerio Massimo Manfredi. L’autore, padre del testo dell’opera teatrale, ha accolto il suo pubblico al centro della platea, salutando affabilmente e con distinta eleganza tutti coloro che desideravano complimentarsi con lui.

Come suggerito dal titolo, lo spettacolo racconta la celeberrima storia di Ulisse (se le avventure di questo personaggio vi sono nuove cliccate qui) dall’incoronazione in qualità di re di Itaca e dal matrimonio tra Elena e Menelao alla riconquista del trono della sua isola. Gran parte della rappresentazione teatrale mette in scena avvenimenti riguardanti l’Iliade, l’Odissea o addirittura precedenti ai poemi omerici dal punto di vista di Ulisse, un personaggio che tuttavia non sempre li ha vissuti in qualità di protagonista.

Non volendo realizzare uno spettacolo dalla durata eccessiva, Manfredi ha trattato solamente alcuni episodi; non è immediatamente comprensibile il criterio con il quale li ha selezionati. Almeno metà dello spettacolo verte sugli eventi principali dell’Iliade e su quelli che li precedono, ponendo in risalto anche avvenimenti che solitamente vengono trascurati, come l’incontro tra Penelope e Ulisse o l’innamoramento di Elena per il re di Itaca. Un aspetto singolare dell’opera è che vengono solo rapidamente menzionati episodi che in altre opere hanno avuto ampio spazio, come le vicende di Polifemo, Scilla e Cariddi, Circe, Calypso, Nausicaa e i Feaci. L’articolo relativo allo spettacolo sul sito del teatro Carcano afferma che alcuni di questi episodi siano stati messi in scena, ma noi abbiamo riscontrato il contrario. Le ultime scene sono ovviamente dedicate all’uccisione dei Proci (anzi, del Procio, perché in scena ne era presente uno solo) e al ricongiungimento tra Ulisse, Penelope e Telemaco. Gli eventi non sono rappresentati in ordine cronologico ma si susseguono dei sapienti flash back che vivacizzano il ritmo della rappresentazione.

Ulisse ha il volto di Sebastiano Lo Monaco, che non abbandona il palcoscenico per l’intero svolgimento dello spettacolo e mette a nudo l’interiorità del personaggio confidandone i pensieri direttamente agli spettatori. Molti eventi sono messi in scena con altri attori, altri invece vengono solamente evocati dalle parole di Ulisse, ricordando la consuetudine secondo cui i miti greci venivano raccontati oralmente ad un pubblico prima di essere trascritti.

Nel corso dell’intera rappresentazione viene ripetuta la parola “Nessuno”: Ulisse ha affermato di chiamarsi così per beffarsi di Polifemo in modo tale che, quando il ciclope ha dichiarato ai compagni di essere stato ingannato da Nessuno”, non è stato preso sul serio. Il nome del titolo suggerirebbe che tale episodio avesse un ruolo centrale nella rappresentazione, invece lo scontro con Polifemo non viene nemmeno accennato e il soprannome di Ulisse si carica di significati aggiuntivi, espressi medianti astuti giochi di parole. Qualche esempio? “Nessuno sarebbe mai stato in grado di compiere tali imprese”, “Nessuno sopravvivrà al viaggio”.

Molte scene sono accompagnate dall’orchestra Sax in Progress dal Conservatorio Perosi di Campobasso: i sassofonisti calcano la scena e recitano come dei veri propri personaggi, realizzando delle brevi e coinvolgenti colonne sonore o commentando gli avvenimenti come i cori della tragedie greche, usando la musica anzichè parole. Lo stile di tale accompagnamento musicale è quello della banda da parata, che trasmette all’intera opera un’energia originale e contagiosa.

La scena è minimalista, infatti è composta da una pedana inclinata color sabbia al cui centro è posta una piccola barca, l’imbarcazione con cui Ulisse è sbarcato ad Itaca prima di iniziare a narrare. I costumi non sono sempre realistici: Penelope indossa una tunica che evoca un peplo tradizionale e Ulisse un costume da sovrano usurato dai lunghi viaggi, ma Elena esibisce un abito rosso privo di connotazioni temporali, Achille recita in pantaloni e torso nudo per trasmettere il suo vigore di guerriero acheo e il procio, immaginato da Manfredi come un personaggio dall’ambiguo orientamento sessuale, indossa boxer, un vistoso mantello marrone e zeppe da rockstar anni 70.

L’opera è apprezzabile per gli adulti quanto per i più giovani ed ha riscosso uno straordinario successo non soltanto per l’illustre nome dell’autore, che ha comunque contribuito a riempire le sale del Carcano. Al termine dello spettacolo Sebastiano Lo Monaco si è congedato con delle simpatiche battute, invece non sì è stranamente presentato il regista Alessio Pizzech che, nonostante la straordinaria bravura, è stato oscurato dal talento di Manfredi.

Immagine tratta da http://www.fanoinforma.it/wp-content/uploads/2015/10/teatro.jpg


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :