Il mio paese

Creato il 07 agosto 2014 da Eugenio Scarabelli

“Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!” Così Dante, nel VI canto del Purgatorio, e così in fondo potremmo dire anche noi in questi giorni.

Giusto per ricapitolare infatti, nelle ultime settimane:

1) la principale azienda storica dell’auto italiana, la famosissima FIAT del Cavalier Gianni Agnelli, che tutti quelli della mia generazione hanno sentito nominare quasi in ogni telegiornale della loro infanzia per via degli aiuti statali che venivano versati di fronte ad ogni minaccia di sciopero che avrebbe messo in ginocchio il paese…. ha cambiato PAESE! Dalla scorsa settimana, le politiche aziendali (da un po’ gestite secondo una logica di mercato dal Dott. Marchionne) hanno pensato bene (e lo dico senza ironia) di trasferire la sede legale e quella amministrativa in altre nazioni europee, evidentemente più convenienti sul piano finanziario e fiscale.

2) La compagnia aerea “di bandiera” Alitalia, è in procinto di diventare al 49% compartecipata dall’araba Ethiad che, come riporta in bella evidenza il sito internet , è la compagnia nazionale degli Emirati Arabi Uniti. Bene e per fortuna, da un lato, che un colosso straniero dotato di capitali reali e solidi, si stato disposto ad investire nel nostro paese e nella nostra economia. Male, d’altro canto, che ne abbiamo avuto bisogno, non essendo riusciti evidentemente a portare avanti con profitto quella attività. Con buona pace per: i posti di lavoro saltati, le famiglie coinvolte, il PIL e la perdita di possesso di ciò che avrebbe potuto continuare a restare nostro!

3) L’analisi pubblicata ieri dall’ISTAT, fotografa ancora il nostro paese in condizione di decrescita, con il PIL a -0,2% rispetto al trimestre precedente e a -0,3% su base annua. Di fatto, dicono gli esperti di numeri ed economia, di chiama recessione!

Ora, che il mondo fosse in una condizione critica, lo sapevamo. Che il nostro PAESE fosse parte del mondo, anche e quindi non potevamo aspettarci di navigare nel benessere e nella tranquillità in questa fase storica in cui tutta l’economia mondiale ha avuto bisogno di rivedere le proprie regole. Mi sorge però una riflessione da uomo della strada e da vero ignorante di economia quale sono.

Il mese scorso mi sono concesso una settimana di vacanza in Grecia con la mia famiglia. La meta è stata selezionata non a caso: sia per il desiderio della figlia neo liceale, di visitare i siti storici della classicità; ma pure per la necessità dell’economia famigliare, di non essere stravolta completamente dalla vacanza estiva. “La Grecia, ci siamo detti, con quello che ha passato dovrebbe essere abbordabile per noi Italiani”.

E infatti è così: si può pranzare o cenare comodamente al ristorante (non in pizzeria), ben serviti e rispettati, con non più di 30€ totali (noi siamo in tre in famiglia); e si può dormire più che dignitosamente in hotel con circa 80€ a notte per una stanza tripla pulita, con colazione a buffet compresa!

Ci siamo detti che ci piacerebbe tornarci, visto che davvero senti di poter vivere tranquillamente la vacanza, senza il timore che ti piombi addosso da un momento all’altro il “conto stangata”, che ti rovina il resto delle ferie.

Qualche settimana dopo poi, sono capitato a Firenze per accompagnare alcune persone e, trovandoci in una delle città più belle del mondo, ci siamo concessi un giro in centro dopo aver fatto ciò per cui eravamo andati.

A pochi passi dalla Stazione c’è la bellissima Piazza di Santa Maria Novella con l’omonima chiesa e lì, molti baretti e ristorantini che con i tavolini all’aperto e gli ombrelloni, ricevono i turisti. Abbiamo optato per pranzare in uno di questi e solo due di noi hanno ordinato qualcosa che non fosse una pizza (poi rivelatasi congelata…. in Italia!). Una bottiglia di vino, acqua, birra e coca. Durante il pranzo poi, organizzato su due strettissimi tavolinetti da bar, ha iniziato a piovere e il tendone “para-tutto” non copriva tutti e faceva filtrare l’acqua. Abbiamo quindi chiesto di poterci sistemare all’interno ma… forse stanno ancora sistemando perché non ci hanno mai chiamato per entrare! Per fortuna sono spuntati i tanto bistratti e “fastidiosissimi” ragazzi di colore, pronti a venderti l’ombrello con cui (sigh!) ci siamo riparati per il resto del tempo trascorso a mangiare (con una mano sola perché l’altra teneva l’ombrello e con tanto di ilarità del cameriere)!!!

Alla fine il conto: 92,00€ e buona giornata!

Ora ecco la riflessione: ma non sarà che per caso, nel nostro bellissimo PAESE ITALIA ci dobbiamo dare una mossa mentale per poterci riprendere dalla recessione? Non sarà che dobbiamo cambiare atteggiamento e comprendere che è ora di smetterla di fare i furbi? Smettendo di approfittarci degli aiuti di Stato a vari livelli: dalle assunzioni inutili che hanno ingolfato le nostre aziende e i nostri servizi fino a rendere tutto non funzionante e non competitivo, fino ai privilegi e benefit di ogni tipo che hanno reso alcuni luoghi di lavoro pubblici e/o privati, vere miniere aurifere? Non sarà che dobbiamo tornare a lavorare bene, rivalutando il senso del lavoro e rispettando l’utente finale che ne usufruisce?

Non sarà poi che dovremo smettere di pensare, tutti, di essere ognuno superiore all’altro; così che forse abbandoniamo il malcostume (italico?) di provare a fregare il nostro vicino di gomito?

Forse, se così facessimo, ci verrebbe spontaneo operare tanti piccoli cambiamenti che, nella mente  di uno semplice come me, potrebbero anche essere funzionali a far ripartire l’economia. Tipo: uscire più spesso con le nostre famiglie per andare nei locali e a fare acquisti; dare sfogo alla nostra creatività e quindi imprendere nel nostro PAESE senza il timore di dover sottostare ai mille balzelli che rendono umanamente impossibile restare competitivi.

Ecco, questo si che sarebbe il mio PAESE e quello che vorrei per mia figlia.


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