Magazine Racconti
Quando viene la sera le mani battono la tastiera con più trasporto, forse è solo una mia impressione, forse non è cosi, stasera però questa regola vale, e le mani corrono.Quando ho pensato per la prima volta a queste mie storie, storie di paese, di gente di paese, nella mente mi sono figurato la mia realtà. La mia quotidianità, i pensieri sui fatti , sui gesti che ogni giorno vivo e respiro. Quando per la prima volta pensai al paese come mondo a sé o , come piacerà leggere a qualcuno, al mondo come paese (senza che ogni mondo sia paese , per carità!) si è figurata nella mente un’immagine ben precisa, una di quelle che chi ama scrivere cerca di racchiudere in scrittura prima che la freschezza dell’immagine sia dispersa, era l’immagine di un liceo di paese .Il mio liceo, il mio paese.Negli ultimi anni ho conosciuto tanti licei di città e mi sono convinto, lettore mio, che studiare in città è cosa ben diversa che studiare in paese, lì i libri camminano su gambe diverse, i pensieri di chi li legge sono diversi, la parola di chi li racconta è parola diversa, è parola di chi pensa di conoscere il mondo, d’averlo vissuto in lungo e in largo, perché dal suo balcone si vedono alti palazzi , perché il suo è un liceo di città.Chi vive in paese siede esattamente dalla parte opposta del cannocchiale, spesso su una sedia un po’più sgangherata delle sedie di città, dalla finestra della sua aula ne vede i palazzi lontani e ancora prova meraviglia quando ne attraversa le strade. Il mondo è grande per chi sfoglia le pagine d’un libro di paese e quando il giovane di paese le racconta all’ insegnante di paese le sue sono le parole di chi sogna di conoscere il mondo.Il desiderio, si sa , è mille volte più forte di tante stupide convinzioni e sogno dopo sogno il giovane di paese diventa abitante della città e poi del mondo , ma il paese gli ha insegnato a guardare sempre con meraviglia i palazzi di città sicché non smetterà mai di sognarsi abitante di altri mondi.Quando penso alla scuola penso al mio liceo(che è liceo di paese con annessi e connessi, direbbe qualcuno) e ringrazio il Creatore d’avermi fatto nascere paesano, pensate che iattura e che noia conoscere tutto , ma proprio tutto ,di questo nostro mondo; non mi resterebbe che darmi al sovraumano o alla corsa su binario(di treno , s’intende).Il liceo di paese ha la custode dai capelli tinti che conosce tutti e dico tutti, lettore mio, gli studenti di paese. (Che banalità! E’ pronto ad esclamare il lettore che si pensa arguto , che sciocchezza!Io sciocchezze ne scrivo a bizzeffe e senza di quelle non avrei di che parlare , dunque continuo a cianciare )Il liceo di paese ha l’insegna cadente, perché salendone le scale si possa dire ..ehhh ma quello di città…bhe.. non c’è paragone, lì hanno l’insegna al neon che di notte si illumina, così continuando a sognare e con meraviglia pensare ad altri mondi.Del liceo di paese ricordo la gente , la tanta gente o forse le tante umanità che ,stranamente , curiosamente, il paese sapeva accogliere e fare di paese, senza che nessuno di noi se ne accorgesse entrando nel liceo di paese il liceo stesso c’ha fatto paesani (e viva Dio !).Ricordo le aule di quel liceo di paese , e ne ricordo una in particolare, dalle cui finestre , meglio d’ogni altra gli studenti di paese guardavano e guardano ammirati la città lontana, aspettando di conoscere il mondo.
P.S. Non la prenda a male il lettore di città, sono uno di quei paesani mediocri che per partigianeria a volte eccede , se l'ho fatto chiedo venia.