Se gli ultimi giorni della prima gravidanza mi sembravano lunghi, quelli della seconda erano decisamente interminabili.
La voglia di averlo con me,tenerlo finalmente tra le mie braccia,scoprire il suo volto,presentarlo al fratellino e soprattutto vedere la sua reazione mi faceva essere impaziente e forse è per questo che quando la mia ostetrica mi disse che mancavano ancora 10 giorni e poi avremmo pensato all’induzione,sono sbiancata come se avessi visto un fantasma “Dieci giorni” decisamente No,non potevo aspettare altri dieci lunghissimi giorni.
Il 2 aprile era il mio compleanno,quale giorno migliore per farlo nascere,ma al 2 aprile mancavano solo quattro giorni.Timidamente dissi alla mia ostetrica che sarebbe stato un gran bel regalo di compleanno farlo nascere in quel giorno.La sua faccia rimase inespressiva “faccio trent’anni… è un compleanno importante ” continuai sperando di commuoverla.
Scoppio a ridere dicendomi: “Puoi decidere se fare un regalo a te o un regalo a me … il Primo Aprile è il mio compleanno e faccio quaranta anni,è un compleanno ancora più importante!”
Non ci pensai un istante, sarebbe stato il mio piccolo pesce d’aprile.
Avevo solo tre giorni per prepararmi psicologicamente,perché qui negli USA non serve molto altro. Pensano a tutto loro, salviette, pannolini, coppette, bagnoschiuma, vestiti etc.
Il giorno uno parto da casa,mi fermo da Starbucks a prendere il mio solito Chai Latte e dal fiorista (potevo presentarmi in ospedale senza almeno un mazzo di fiori per Lei che, compiva 40 anni e a breve mi avrebbe regalato una gioia enorme ?? Certo che no) e poi di corsa in ospedale.
Mi hanno subito sistemato nella stanza per il parto.”Stanza” di circa 80 mq con tv, radio, sedia a dondolo, divano, vasca per il parto/travaglio in acqua,tantissime macchine ed oggetti curiosi di cui ignoravo l’esistenza e infine ovviamente bagno (con vasca e doccia). Pensavo di essere in un hotel a 5 stelle.
Sognavo ad occhi aperti guardando la lista delle cose da ordinare dal ristorante quando entrò la mia ostetrica che mi riportò alla realtà: ERA IL MOMENTO DI FARLO NASCERE. In principio provarono ad indurmi il parto naturalmente con la rottura delle acque. Ma niente, nessun dolore, nessun movimento… Lorenzo non dava segnali di cedimento. Camminavo per la stanza, saltavo sulla palla che avevo nella stanza, facevo docce con getti di acqua calda,ma niente.
Alle quattro abbiamo deciso di sfrattarlo seriamente con l’iniezione dell’ossitocina. Ecco dopo neanche due ore Lorenzo era tra le mie braccia.Poco poco siamo stati trasferiti nella stanza di degenza (con tanto di camino finto e divano letto) Ho guardato mio marito e ho detto che era un vero peccato rimanere a Boston solo fino a novembre, con tali servizi avrei subito pensato al terzo.
Ovviamente non posso scrivervi la sua risposta. A parte i servizi totalmente differenti dall’Italia giustificati in parte dalla privatizzazione del sistema sanitario negli Stati Uniti ci sono molte altre differenze che ho notato :
1.Wrapping: tutti i neonati vengono avvolti completamente da una copertina. Questo per ricreare nel bambino le sensazioni di completo avvolgimento che provava quando era nell’utero. Lorenzo infatti è stato subito soprannominato BURRITO
2. Cordone ombelicale:non viene medicato né fasciato
3. Bagnetto: il secondo giorno è stato fatto a Lorenzo il bagnetto, immergendolo direttamente nella vasca. (con Edo avevo dovuto aspettare che perdesse il cordone ombelicale)
Vi lascio mostrandovi la “leggera” colazione che ho fatto in ospedale il giorno dopo il parto,cercate di capirmi,volevo stimolare l’arrivo della montata lattea.