Sono giorni difficili per l’Umanità. Lo sono da sempre, ma sarà perché questi li sto vivendo, mi paiono ancora più difficili. Sono giorni dolorosi, violenti, trucidi, senza speranza.
Non so dove voltare lo sguardo per non vedere lo scempio dei bambini affogati, le teste mozzate, i corpi ammassati, le file ordinate e quelle disordinate per una fuga di salvezza, le mani tese, il sangue, la rabbia, l’odio e potrei continuare per ore.
E anche se volto lo sguardo, perché quelle immagini, soprattutto i bambini, sbattuti ovunque, senza rispetto alcuno dei loro corpi morti ( ipocrita che si oscurino i volti dei bambini vivi per rispetto alla privacy e poi si pubblichino foto di bambini divorati dal mare) mi travolgono il cuore e mi straziano; ecco, anche se volto lo sguardo, restano le parole, una fila continua di parole, di fatti, un tunnel che porta alla fine, la fine del mondo. Almeno del mondo che mi ero immaginata io.
Non so dove sia il mio posto.
Mi viene di chiudermi nel mio silenzio, tra le cose belle che ho, la famiglia, gli amici, i miei libri, la musica e la natura, il bosco. Mi viene da inquadrare il mondo in uno spazio piccolo e ristretto e di vederne solo uno spicchio, tutto cielo, azzurro e libero.
Ho voglia di gentilezza, di regalare pace, amore. Di donare esistenze lievi.
Non so dove sia il mio posto.
Ma credo che nessuno lo sappia meglio di me.
Chiara