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Il mio romanzo - ecco come inizia (parte 2)

Da Martatraverso
Sara
La vita è un biscotto, ma se piove si scioglie. Una frase assurda, ma il film era carino. E' la storia di uno che diventa Dio per una settimana, e la prima cosa che fa è dividere in due la minestra come Mosè con il Mar Rosso. Mi piace quella frase perché non vuol dire niente, e proprio perché non vuol dire niente ognuno può leggerci ciò che vuole.

E' un po' così anche la mia vita. Ognuno legge in me ciò che vuole, perché ho sempre cercato – a volte consapevolmente, ma più spesso senza rendermene neanche conto – di non avere apparenza.

Impersonale, con il grigio della montatura dei miei occhiali, il nero dei pantaloni, il bianco sporco delle scarpe e quello zaino che sembra non lavato da mesi. Lo appoggio ovunque: in terra, sull'autobus, sulla spiaggia. Sempre pieno di libri che non mi stanco mai di rileggere.

A lezione sedevo nel banco giusto, né troppo avanti né troppo indietro. Ponevo davanti a me il quaderno di appunti sulla sinistra e un libro sulla destra, con la copertina rilegata dalla carta di un pacchetto regalo, in modo da poter sempre fingere di seguire la lezione anche sul libro.

Questa sono io: un libro ben chiuso, con la copertina avvolta dalla carta di un pacchetto regalo, a cui ogni persona che ho incontrato nella mia (finora) breve vita ha dato un titolo diverso.

Per mio padre è L'innocente, o forse Incompreso, comunque la storia di un uomo il cui sperma ha intaccato l'ovulo di una donna fino a fecondarlo, ma che ha rifiutato una volta per sempre la definizione di genitore. Almeno finché la sua compagna Giselle non gli ha dato due gemelline, o almeno così ho letto la prima e ultima volta che ho guardato il suo profilo su Facebook.

Per mia madre sono La Recerche. Semplicemente incomprensibile.

Per Arianna sono Orgoglio e pregiudizio: dice sempre che nella mia vita precedente ero il signor Darcy, con meno soldi ma ugualmente altezzosa. Lei che parlerebbe anche con un muro, così tanto fino a prenderlo per sfinimento e donargli la parola (tutto pur di poter dire Bastaaa!), mi ha sempre rimproverato una certa chiusura verso i miei simili. Esistiamo solo io, i miei libri e il mio paio di occhiali.

Infine io. Mi sento come l'elefante divorato dal serpente all'inizio del Piccolo Principe. Sommersa da qualcosa di infinitamente piccolo che alla fine si rivela infinitamente grande.

Questa è la mia vita. Questa sono io.

(continua dal primo incipit)


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