Molti organi di stampa hanno riportato la notizia e sottolineato l’importanza dell’evento, ma ora è il momento di spiegare quale importanza questa esperienza abbia rivestito per me e per la mia crescita umana.
Sostengo da sempre che nella vita nessun incontro è casuale, e che viviamo e facciamo le nostre esperienze, sia positive che negative, in funzione di un disegno più grande di noi, che i più non riescono a comprendere. I più sensibili, forse, ne percepiscono il senso solo a posteriori.
Il primo incontro significativo è stato quello con Maurizio Righetti, uomo di rara sensibilità, che ha voluto dar voce, attraverso il suo libro, alle esperienze di alcune persone che hanno avuto a che fare con il dolore, non solo fisico, e con la morte. Ecco il primo punto di contatto. Anch’io ho vissuto un’esperienza tale, ed ho sempre cercato di condividerla con tutti coloro che entravano in contatto con me, nel tentativo di trasmettere un messaggio di speranza, e non, nel modo più assoluto, per essere compatita.
Il secondo incontro è stato con la scuola di mio figlio e con la sensibilità culturale del Dirigente Scolastico Sergio Guarente, che ha accolto in modo entusiasta, la mia proposta di organizzare una presentazione del volume di Maurizio a Todi. In questo modo, la mia voce e la mia esperienza, e di quelle come la mia, sarebbero state sicuramente amplificate, a maggior beneficio di più persone.
Il terzo incontro, fondamentale, è con Giovanni Antonelli, entusiasta rotariano che ha subito fatto suo il progetto e la proposta di donare un defibrillatore. Così entusiasta che mi ha aiutato a non aver paura di sognare in grande, tanto da convogliare tutte le sue energie nel progetto e realizzare quanto si era prefisso.
Ho ritrovato poi vecchie amicizie di sempre e scoperte di nuove. Persone, tutte con il loro vissuto, con i loro problemi, alcuni quotidiani, alcuni molto più seri, ma tutti pronti ad aiutarmi e a fare tutto ciò che era in loro potere per il progetto. Penso a Daniela Baldari, il virtuoso grafico che ha realizzato, con tantissima pazienza, il logo di “Todi nel cuore”, che tanto successo ha riscosso, o a Orietta Giammarroni, straordinaria artista artigiana della majolica, che, seppur il momento economico non sia facile per nessuno, non ha voluto farmi mancare il suo apporto ed il suo aiuto.
Il giorno della presentazione mi sono stati vicini (fisicamente o spiritualmente) amici, colleghi, persone care che hanno voluto non farmi mancare, in un’occasione importante, la loro vicinanza, la loro stima, il loro supporto.
L’ultimo incontro, il più significativo, con i signori Castelli: Vincenzo e Rita, che in ricordo del loro Giorgio diffondono la cultura del soccorso e dell’emergenza, e cha hanno lasciato, in tutti noi che li abbiamo incontrati, un segno permanente.
Agli eventi organizzati erano presenti i ragazzi della stessa età del loro sfortunato figliolo, parte attiva dei nostri incontri ai quali hanno assistito, e durante i quali hanno interagito ed imparato. Non abbiamo potuto non percepire che Vincenzo e Rita si rivolgevano e guardavano ognuno di quei ragazzi, con lo sguardo amorevole con il quale guardavano Giorgio…
Sono sicura che questa esperienza ha creato un legame che ci unisce, e lasciato un’impronta indelebile nelle vite di chi l’ha realizzata e di chi ha partecipato, donando nuova forza per combattere ognuno la nostra battaglia. L’importante è lottare e non lasciarsi sopraffare, come le storie del libro ci insegnano. Ricevo ancora ringraziamenti per l’evento, e questo non certo per miei particolari meriti, ma perché ognuno si è sentito nutrito, riempito, migliorato dall’energia positiva di ognuno di noi.
Che dire altro se non che sono riconoscente a tutti coloro che hanno fatto sentire la loro presenza in questa occasione, perché hanno permesso, anche a me, di crescere e sicuramente di essere una persona migliore.
Grazie a tutti.