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Il mio Turkmenistan

Da Blackpainter

IL MIO TURKMENISTAN

La meta del mio ultimo lavoro è stata il Turkmenistan. Come per quasi tutti, la mia prima domanda è stata: dove si trova? Una veloce ricerca su Wikipedia mi informa che ‘’ è uno stato dell’Asia centrale confinante con l’Afghanistan, l’Iran, il Kazakistan e l’Uzbekistan. Si affaccia sul Mar Caspio. Fino al 1991 fece parte dell’Unione Sovietica. È ricco di giacimenti di gas. La superficie è di 488.100 km², la popolazione di 4.603.244 abitanti. La capitale è Aşgabat.’’  Fin qui tutto bene (frase che ricorrerà spesso in seguito), quello che comincia a preoccuparmi è il testo seguente che vi riporto poco di seguito. ndr Sembrerà noioso che riporti queste informazioni, invece sono tutti dettagli che hanno fatto parte della mia vita quotidiana per 10 lunghissimi giorni e scoprirete come insieme a me. Se pensate di annoiarvi saltate il testo in corsivo.

’ Il Turkmenistan è una dittatura monopartitica fortemente personalistica. L’attuale regime è stato fondato, come per gli altri paesi dell’area, dall’ex capo locale del sistema sovietico Saparmyrat Nyýazow, che ha detenuto la carica vitalizia di Presidente assoluto (Turkmenbashi, Padre dei Turkmeni) fino alla sua morte, avvenuta per infarto il 21 dicembre 2006.

In base alla costituzione il Capo di Stato e di Governo è vitalizio e detiene poteri esecutivi, legislativi e giudiziari diretti. L’unico partito esistente è il Partito Democratico del Turkmenistan, che raccoglie politicamente tutto il popolo turkmeno.

La Dittatura Turkmena è caratterizzata da un’impronta peculiarmente filosofica, basata sul Ruhnama, il Libro d’Oro, ove Niyazow scrisse le proprie teorie filosofiche e politiche, il cui studio è obbligatorio per accedere a qualsivoglia carica pubblica. In base a detti precetti, il Popolo Turkmeno (Turcomanno) deve preservare al massimo i propri costumi da eventuali corruzioni esterne. Da ciò derivano le leggi che vietano le acconciature di capelli e barbe non tipiche del Turkmenistan, le norme che vietano la diffusione di musiche e libri non turkmeni (tra cui l’opera lirica) e tante altre prescrizioni specifiche.

Il culto della personalità del Presidente è coltivato in modo massiccio, attraverso varie iniziative pubbliche. Tra queste: la costruzione in ogni città del Paese di statue d’oro raffiguranti il capo che indica il sole (attraverso congegni ad orologeria le statue sono in grado di seguire i movimenti solari); la modifica del calendario utilizzando nuovi nomi per giorni e mesi, tratti dai nomi della famiglia e della corte del Presidente; la diffusione capillare e iperbolica di immagini raffiguranti il Capo. (..) Dall’11 febbraio 2007 Gurbanguly Berdimuhammedow è il nuovo Presidente assoluto.’’

La domanda che sorge spontanea subito dopo è: ‘che ci vado a fare in Turkmenistan?’

Il 27 ottobre 2011 è il XX anniversario di indipendenza dalla Russia, avvenuta nel 1991. Per l’occasione ci sarà una grande cerimonia allo stadio con un cast di 5000 persone, per intenderci un evento del tipo ‘apertura dei giochi olimpici’. Io come make up artist faccio parte di un gruppo di 6 persone provenienti dall’Italia che truccheranno,  e coordineranno il trucco di migliaia di performers con l’aiuto di circa 60 truccatori e parrucchieri locali. Ci sono volute due settimane per ottenere il visto d’ingresso per il paese, sembra che sia l’attesa tra le più lunghe di tutto il mondo. Come dire ‘cominciamo bene’.

Scalo a Istanbul, attesa di 9 ore per il volo che ci porta ad Asghabat alle 3.30 di una notte piovosa. Il turkmeno accanto a me in aereo si è fatto portare tre superalcolici e il doppio di tutto quello che c’era da mangiare. In tutta la pista c’erano solo due aerei, uno della Turkish airlines, quello in cui sono io, e uno della Turkmenistan Airlines. Alla dogana ci accolgono militari dalle divise verde acceso e dai grandi cappelli stile sovietico. 137 dollari di visto e dopo un’ora siamo finalmente fuori dall’aeroporto. Qui in pratica non ci sono taxi. Ne vediamo tre all’esterno dell’aeroporto, ma sembrano più di facciata che altro. Sembra che il mezzo più utilizzato sia l’autostop, gratuito per i locali e nel nostro caso sotto piccola mancia, tipo 10 manat, la moneta locale. Non mi sono mai arrischiata in questa operazione, poi capirete perché. Tutti noi dello staff eravamo organizzati con dei driver locali. Questo è un argomento molto importante, abitando in tre appartamenti distanti tra loro e distanti dallo stadio. Ovviamente non si potevano noleggiare auto.

I problemi, erano:

-  I guidatori non parlavano la nostra lingua : solo turkmeno e russo

-  non conoscevano le strade! sia perché ne costruivano ogni giorno di nuove sia perché ogni giorno c’era qualche blocco stradale per motivi vari come asfaltatura della strada, passaggio del presidente, parata militare, ecc Ma soprattutto nessuno di loro abitava nella citta’ di facciata, ma in una poco distante di tutt’altro tipo, quindi non conoscevano il posto e tantomeno le vie, gli hotel.. nulla.

-  Si poteva in ogni momento venir fermati per un controllo dalla polizia che era ad ogni incrocio, ad ogni rotonda e ad ogni sottopasso.

Alcune notizie raccolte in giro: ogni abitante ha 40 litri di benzina al mese gratis, la benzina costa meno dell’acqua – l’acqua costa 2 manat, cioè circa mezzo dollaro. Dopo l’ottavo figlio (!!!) hai una serie infinta di benefici come benzina, acqua, luce e gas gratis, abbonamenti al bus gratis, ecc. Quasi quasi mi trasferisco !!!!

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Correre la prima volta su queste vie è sicuramente di forte impatto, il colore predominante degli edifici, anzi l’unico, è il bianco. Un marmo sintetico di brevetto giapponese è l’unico tipo di rivestimento di tutta la città. Su molti edifici troneggia l’effigie del presidente a colori, con una cornice dorata. Altri edifici hanno decorazioni dorate, la residenza del presidente è un palazzo enorme con tre cupole d’oro.

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Non si possono fotografare tutti i monumenti e gli edifici piantonati da militari. Non si puo’ fotografare l’immagine del presidente.

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Molto frequentemente edifici, fontane e quant’altro sono illuminati con fari multicolor che grazie ad un temporizzatore producono giochi di luce continui, passando dal verde, all’azzurro, al viola, al rosso, l’arancio, il rosa e il giallo, con effetti diversi.

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Monumenti ad ogni incrocio, fontane illuminate ed illuminazione eccessiva ovunque su strade semideserte. Qua e la un poliziotto e ogni tanto un passante che cammina ai bordi della strada invece che sul marciapiede, probabilmente in attesa di una macchina per fare l’autostop.  Sembra di stare a Las vegas, senza Casino’ e senza vita.Quasi tutti i palazzi hanno dei nastri rosa o azzurri che decorano ‘a festa’ l’ingresso. Credevo fosse per l’inaugurazione avvenuta da poco, ma vedo che ce l’hanno tutti, quindi forse è puro ‘abbellimento’.

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La persona che ci sta accompagnando ci spiega che ogni palazzo è di un ministero, ci sono una cinquantina di ministeri, dai più importati a quelli più impensati, come il ministero dei cavalli, che qui fanno parte del patrimonio tradizionale. Quindi nei palazzi oltre ad esserci gli uffici, ci sono le abitazioni di tutti i burocrati e tutti quelli coinvolti. Anche i privati possono comprare un appartamento ma è costosissimo, dice che metà lo paga lo stato e metà con un mutuo  trentennale talmente alto che puoi morire senza averlo finito di pagare. Gli ho fatto sapere che questo succede anche in Italia..

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Sopra ad una collina, accanto allo stadio, sorgono il nuovissimo hotel super sfavillante, quasi finito, e il palazzo dei matrimoni, qui infatti vengono celebrati tutti i matrimoni. Si tratta di una costruzione con un mappamondo gigante dai colori metallici incastonato su due strutture quadrate incrociate tra loro, innalzato sopra ad alte scalinate e illuminato, come al solito, in multicolor. Sarà inaugurato dal presidente il giorno della cerimonia, con la celebrazione di 7 matrimoni. Mi ricorda vagamente il deposito di Paperon de’ Paperoni..

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La mia casa è in un appartamento su un edificio a 15 piani, di recente costruzione. La via a 6 corsie che lo raggiunge è stata inaugurata solo due giorni prima del mio arrivo.

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L’edificio in realtà è a 100 metri da questa via e per arrivarci occorre fare una gimcana tra una strada non asfaltata creata in mezzo al cantiere del prossimo edificio da costruire nelle vicinanze. Entro nel mio appartamento con un ‘wow’. Soffitto altissimo, ampio ingresso con tappeti persiani ovunque, divano di pelle e arredamento nuovo di zecca.

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Le altre stanze non sono da meno. Grande cucina con tappeto persiano chiaro ( pure sotto i fornelli !) con vista su spianata del deserto, al centro un monumento con scalinate e colonna altissima illuminata multicolor e una palazzo enorme tipo casa bianca.  Dalla mia camera all’ottavo piano la vista sulla città di notte è uno spettacolo mozzafiato, con questi edifici tipici bianchi illuminati alla ‘Las Vegas’. Appeso al muro della mia camera c’è un fucile… Dopo un secondo sguardo scopro che piccoli dettagli fanno la differenza: i pulsanti per accendere la luce non sono posizionati in maniera intelligente, ad esempio appena entri devi attraversa il grande ingresso al buio per accendere la luce. La vasca da bagno perde acqua e le piastrelle in generale sono incollate con poca precisione. Le tende non si chiudono completamente e lasciano passare la fortissima luce che illumina il palazzo fino alle 23, ora di inizio del coprifuoco. Non ci sono lenzuola, solo per coprire il materasso e il cuscino, ma la coperta è diretta sulla pelle. Coperta di ciniglia cinese.
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Scopro il giorno dopo che tutti gli appartamenti che ci sono stati assegnati sono abitati ! Le famiglie, speriamo almeno sotto pagamento, sono andate da qualche altra parte per questo periodo. Tutta la loro roba credo sia nell’unica stanza chiusa a chiave. Metà dello staff è qui dal 5 settembre, ci domandiamo tutti dove possono essere andate per due mesi 100 famiglie.

Negli appartamenti vicini alla residenza del presidente è vietato aprire le finestre di notte. Una persona lo ha fatto e ha ricevuto una multa da 250 dollari. Un altro ha lasciato in fessura e il giorno dopo la portiera ha protestato ha lungo perché sembra abbia avuto dei problemi per questo. Spesso le persone di questi appartamenti sono state svegliate di notte dalla polizia che li intimava a lasciare gli appartamenti temporaneamente perché per quella strada stava passando il presidente. Loro non lo hanno mai fatto, ma i turkmeni devono farlo, quando passa il Presidente la strada e le laterali vengono interdette al traffico e anche ai pedoni e le case limitrofe devono essere vuote. Sembra per via di un attentato di un paio di anni fa.

Un giorno, aspettando per un’ora il mio pick up, ho scoperto che nel seminterrato del mio palazzo c’è un piccolissimo alimentari. Prima entrava un bambino e usciva con una grande pagnotta sotto il braccio. Poi un adulto esce con un sacchetto di sale. Si ferma una macchina e una madre scende veloce a comprare dei pannolini per il suo neonato. Curiosa scendo anche io e trovo questo negozietto che dispone di tutti i generi di prima necessità, comprese biscottini tipici e sigarette.

Un altro giorno, sempre aspettando il pick up, apro la porta ad una bimba di sette anni che viveva nel palazzo e stava uscendo a portare fuori la spazzatura. Indossava le ciabatte giganti dei genitori e un vestitino assemblato ad una giacchina della tuta. Con molta fatica e sotto la pioggia saltava le pozzanghere in maniera maldestra con queste ciabatte enormi e le mani piene di sacchetti.

Dopo i primi giorni di sole e caldo, siamo passati a nebbiolina, pioggia e freddo. Come mi spiegava un turkmeno ‘ qui ci sono solo due stagioni: estate ed inverno’. E anche qui mi sa che ci somigliamo molto. Sicuramente ci stupisce tutta quella pioggia visto che ci troviamo nel deserto.

Tutto intorno allo stadio è un cantiere aperto per finire i lavori in tempo per l’evento. Un continuo brulicare di gente, squadroni di uomini e donne vestiti o con abiti da lavoro, o in abito tradizionale ( per le donne). Ad ogni angolo armati chi di zappa per piantare nuovi alberi per creare nuove aree verdi, chi di scopa per pulire l’asfalto recente già sporco da fango, chi manovra ruspe per distruggere piccole case o baracche nei pressi dello stadio per farne area verde. Da un giorno all’altro venivano creati interi boschetti, nuove rotonde, nuovi marciapiedi con decori di arbusti, tutti dotati di impianti di irrigazione. Spesso la gente era veramente troppa per il lavoro da svolgere e vedevi decine di persone scopare l’asfalto di una strada solo per togliere la polvere dei lavori in corso.

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La mancanza di assistenza medica sicura, unita alla mancanza di indipendenza negli spostamenti e ad una ridotta libertà personale… ti fa apprezzare molto il fatto di vivere in una nazione dove questi diritti fondamentali sono per fortuna una realtà quotidiana.

E’ come spiegare la sensazione di intima felicità quando lo schermo all’interno dell’aeroplano ha annunciato e visualizzato l’inizio dell’atterraggio a Venezia. Una leggerezza aumentata dallo spettacolo del tramonto che illuminava la laguna veneziana e e dalle note serene della musica new age che stavo ascoltando in cuffia. Finalmente a casa, al sicuro e in libertà.

Il mio Turkmenistan

Il giorno dopo si festeggiava Halloween, in Italia una festa esclusivamente commerciale, l’opposto della situazione da me vissuta in questi ultimi giorni. Non mi è andato assolutamente di festeggiare, lo sbalzo dittatura/consumismo sarebbe stato davvero troppo forte.

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