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Il mio unico specialissimo gatto

Da Zazienews
Il mio unico specialissimo gatto“Questo è il mio gattodalla coda al nasomio per interosolo mio davvero.”Racconta di un bambino e del suo gatto Mio Miao, in catalogo per Orecchio Acerbo, nella riscrittura di Francesca Lazzarato.Un libro che vide la luce negli Stati Uniti nel 1963, porta la firma di Remy Charlip e di Sandol Stoddard. Danzatore, performer, coreografo, regista teatrale, illustratore, Charlip è una figura straordinaria nel mondo delle arti e della letteratura per ragazzi. La sua scrittura libera e mai scontata incuriosisce, incanta, le sue figure a volte strane e inconsuete, a volte volutamente semplici e rassicuranti, fanno sorridere. Sandol, scrittrice, ora vive alle Hawaii, ultraottantenne, ha al suo attivo moltissimi libri per bambini rimasti nella memoria dei suoi lettori. Mio Miao, descrive il rapporto tra gatto e bambino. Da un lato il desiderio del bambino di dichiarare il gatto come proprio, dall’altro la volontà del gatto di mantenere le sue autonomie. Al centro il piacere dell’incontro, la scoperta, l’amore tra l’essere umano e l’animale. Un libro che vuole sottolineare che avere un gatto non significa possederlo, che il gatto è un compagno di giochi e non un giocattolo.“Apri le orecchiequando parlo io:sei il miogattodimemio proprio mio.”Silvana SolaRicordiamo il 17 febbraio, giornata mondiale del gatto
Il "suo" gatto. Il racconto delle cure amorevoli, delle mille attenzioni, dei divertenti giochi ai quali, inspiegabilmente, il "suo" gatto sempre si sottrae. “Tu sei mio” gli dice il bambino. “Vieni qui, fai così, dimmi di sì. Io decido come stai, cosa fai, quando vai e quando resti. Se mi piaci o se mi stressi. Gioca con me! Adesso dormi! E ora... salta! Fermo! Dove scappi?”. È cosa risaputa: si può ‘avere’ un cane, o un criceto, ma un gatto no. I gatti non si fanno possedere, non si fanno mettere i piedi in testa, né si fanno coccolare a comando... ma sanno cosa amare e, soprattutto, come farsi amare. Infinite sono le meraviglie che il gatto svela al “suo” bambino: annusare i prati, arrampicarsi sugli alberi, fingersi tigre per poi a sera accoccolarsi, libero, ai piedi del letto.

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