Icone pop, santi e sante non per una qualche canonizzazione ufficiale, ma per la forza dei loro miracoli. Più famosa di Cristo, e anche dei Beatles e di John Lennon, la Difunta Correa è la vera diva sudamericana, grazie alla potenza del suo Latte Più. Ce la racconta Luca Morino…
Il mondo è pieno di icone popolari, rappresentazioni di uomini e donne divenuti leggende grazie a mezze parole, aneddoti di guarigioni e miracoli, elementi fondamentali per nutrire e crescere un mito. Una buona parte del Sudamerica è sicuramente coperta dalla potentissima figura di quella che attorno al 1830 era una giovane e pia donna e poi divenne la Difunta Correa.
Una cappella votiva per la Difunta Correa – Ph. Adriana Lob su Flickr
Argentina occidentale, provincia di San Juan, primo tratto di 250 chilometri di nulla cespuglioso che collega i paesi di San Juan e San Agustín de Valle Fértil. Deolinda Correa è la fedele moglie di un domatore di cavalli. In questo periodo la zona è frequentata da soldati, campesinos, preti e gauchos. L’esercito vuole arruolare l’uomo, ma questi si rifiuta, viene arrestato e portato via. La Correa si incammina con il figlioletto per ritrovarlo ma la natura della regione è spietata, la donna non ce la fa e muore di stenti. Vicino al corpo viene ritrovato il bimbo, sopravvissuto grazie al latte materno. La Deolinda si trasforma in icona e la Correa viene rappresentata così, supina a occhi chiusi, con un vestito rosso, la camicia aperta e il piccolo attaccato al seno. Si prega davanti alla sua tomba, iniziano a verificarsi miracoli, il culto si diffonde e raggiunge il Cile, va dalla Bolivia alla Terra del Fuoco. La Chiesa ne prende atto, ma non riconosce alcuna onoreficenza ufficiale al nuovo megafono di Dio che comunque conquista popoli di consensi.
Cappella votiva per la Difunta Correa –Ph. Porschista su Flickr
Il cielo è nuvoloso, la località Difunta Correa è costituita esclusivamente dall’hotel omonimo, dalle bancarelle con tutto il merchandising e una dozzina di cappelle: la n. 1 contiene le spoglie del Mito, cioè la statua di madre e figlio illuminata da una semplice lampadina a fili scoperti. La saletta è tappezzata di oggetti lasciati lì dalla gente. C’è qualsiasi cosa. Sono vasetti, statue, candele, patenti di guida, fotografie di case, di famiglie, di cani, conchiglie, torte di cartone, piccole gambe di alabastro, cristi in metallo, un recente manifesto di Miss 15 anni, un quadretto con la fluente capigliatura di un ragazzo (c’è anche la sua foto “prima”). I mille foglietti appiccicati qua e là sono tutti ringraziamenti: grazie perché i figli stanno bene, perché ho un camion nuovo, il negozio fa affari, perché vivo. Non compaiono richieste ma restituzioni di grazie, un’atmosfera che fa volare.
Un murales per la Difunta Correa – Ph. Luis Americo Silva Bonfim su Flickr
Così aleggio tra le altre cappelle stracolme di roba suddivisa per categorie tipo i Militari, i Bambini, gli Sportivi, gli Automobilisti, le Spose, Signora Juana, mi commuovo e fotografo lei che vende le immaginette, le cinture, i nastrini rossi con le scritte “Gracias Difunta Correa protege mi Mercedes Benz“, lei che sta qui da una vita con sua sorella Olinda e la bancarella stracolma di ciapa-ciapa made in China tanto inutile quanto imprescindibile. Lei perché vive a 13.000 chilometri da casa mia e mi parla come se fosse la mia nonna e mi regala il calendarietto della Difunta.
L’ho incontrata oggi ma ci credo anch’io, in fondo tutti i turisti sono nipoti.
di Luca Morino
Questo articolo è stato ripreso dal libro Mistic turistic – Cibo, viaggi e miraggi di Luca Morino, uscito nel 2003 per Mondadori.
Da un anno circa è uscito il mio primo album solista con il nome di Luca Morino & Combo Luminoso, intitolato Vox Creola.
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