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Il misterioso caso di Jennifer Johnson

Creato il 12 settembre 2014 da Pim

Il giallo dell’estate.

Il misterioso caso di Jennifer Johnson
Ci sediamo in un caffè perduto nella piazza deserta, è una di quelle sere estive talmente umide che non ti stupiresti se dagli alberi cascassero le sanguisughe. Alby pianta i gomiti sul tavolino, le pupille appese alle mie, in attesa che le spieghi con dovizia di particolari. << Intanto c’è questa Jennifer Johnson che non so chi sia… >>, attacco: << Prima mi chiede l’amicizia e, vabbè, gliela concedo perché sono fatto così, non rifiuto niente a nessuno, in fondo non ho nulla da perdere. Poi comincia a scrivermi su messenger… quando non hai da fare, vai a vedere il suo profilo facebook. Mi gioco quanto vuoi che è un fake clamoroso >>. << E chi potrebbe essere, scusa? >>, m’interrompe con aria indagatrice.  << Non mi sono fatto un’idea >>, ammetto schietto: << Non riesco a immaginare chi potrebbe inventarsi quest’affare e per quale motivo >>. << Bah… il senso è di chi glielo vuole dare. Se fosse un fake, bisognerebbe chiedere a chi ci sta dietro e un senso glielo attribuirebbe >>. Prendo il tablet e vado alla mia pagina facebook: << Ecco… questa è Jennifer Johnson. Adesso clicco sulla sua immagine. Guarda qua. Ha aperto un profilo pochi giorni fa, contiene solo tre fotografie sue e il commento di un tipo che fa wow >>. << Caruccia >>. << Perché diamine viene a cercare me? >>. << Uhm… in effetti non c’è molto. Solo il post dove mette la foto profilo e te come unico amico in comune. Stop >>. << Appunto. Curioso, no? >>. << Sì, davvero strano >>.

Un paio di persone si accomodano rumorosamente nel déhor, strascicando le sedie sull’impiantito di legno. << Bene >>, proseguo, << < Adesso leggi quel che Jennifer mi scrive su messenger >>. Alby schiarisce la voce: << Hello… how you doing? >>. << Io faccio l’educato: Hi, Jennifer, thanks for the friendship that you gave me. Il mio inglese è approssimativo, però più o meno ci siamo >>. << Am good… where are you from? >>. << Gioco di rimessa: I’m Italian, and you? e le ripasso la palla >>. << Am… di nuovo... Am from Austria but live in Californian, united state of American. Che strage, non ne azzecca una >>. << Già. Getto allora l’amo: I was recently in Wien - Wien, alla tedesca, nota - … a wonderful city. I know quite well Austria: Innsbruck, Salzburg, Graz, Linz >>. << Ooh that cool. How old are you? Uhm… cambia subito argomento >>. << Appunto. Io dico la mia età e lei risponde: Am 27 year, i study as a fashion desinger >>. << Urgh! >>. << Cerco di tenere a galla la conversazione: You’re doing a wonderful job, anche se non ho la più pallida idea di cosa fa per campare. Poi mi chiede se sono single, e lei: Am single never been marrued >>. << Ahahah! >>. << Poi precisa: No kids. Tira probabilmente un bel respiro e aggiunge: i just hurt and broken heat with my exboy friend and he take advantages of me. Non so se ho ben inteso, comunque rispondo che mi dispiace. Lei allora fa: Can we get to know each oter better >>. << Eccola là! >>. << Appunto. Io resto sul vago e chiudo >>. << Che succede poi? >>. << Adesso la Jennifer, ogni tot, mi manda via messenger un Hi o un Hello… >>.

Terminiamo la mezza spina chiara che avevamo ordinato; quindi Alby estrae dalla borsa un fazzoletto di carta, si soffia il naso e spara a bruciapelo: << Sarà mica la Ciociara >>. << Non credo >>, rispondo, << Non è il suo stile. E poi, tra l’altro, lei l’inglese lo conosce piuttosto bene >>. << Magari è brava a fingere. Del resto, un fake per essere tale non deve farsi beccare >>. Allargo le braccia: << Sì, per fingere sa fingere, ne so qualcosa; però non è la persona che scriverebbe can we get know each oter better. Salvo che non abbia battuto la testa. Forte >>. << Invece faresti bene a rifletterci, ragazzo mio… >>, Alby mette su un tono da maestrina: << Se vuoi depistare devi andare proprio contro le tue caratteristiche >>. << Sì ma, come ti ho detto, è questione di stile e sono quasi certo che lei non si abbasserebbe a miserie del genere >>. << Del resto, mi viene da considerare che se uno si costruisce un fake non lo fa per caso >>. << Su questo non apro bocca >>, ammetto: << Sembra un profilo creato apposta per l’occasione >>. << Appunto, deve esserci una motivazione dietro. E l’obiettivo sei proprio tu >>. Il magico mondo del web mi è diventato familiare come una tazza di caffelatte, rimugino. Ho incontrato la più varia umanità - narcisisti e perdigiorno, psicotici in corsa, donne attraenti ma disturbate. So perfettamente che la più piccola parola può funzionare come un’arma a doppio taglio nelle mani di certi figuri protetti dietro un nick. Eppure non mi rendo ancora capace che qualcuno punti a me, ecco la verità.

<< È una di quelle cose che non si sanno mai prima >>, riprendo: << Comunque non è una pesca alla trota e quindi non abbocco >>. << Sei un ragazzo sveglio, Pim, per questo mi vai a genio >>, esclama Alby scompigliandomi i capelli. << La città è piena di ragazzi svegli >>, obietto, << Il mio è solo buonsenso. Ho l’istinto innato di fiutare i guai e tenermi lontano. Pensa solo se mi scrivesse: I feel lonely and sconsolated, do you want incontrar myself tonight, magar at my home? >>. << Ahahah! >>. << Tu ridi, però lei mi ha subito informato. Am single, i never been marrued… >>. << Vabbe’, sarebbe mica un ostacolo to meet herself at home sua >>. << Alby… non ci penso neanche. Come si usa dire a L.A.: ca nisciuno è fesso >>. << Chiedile allora se ti dà il numero di cellulare, così can know each oter better >>. << Eh, come no… immagina quanto mi costerebbe telefonare in California >>. << Perché no, mica le daresti il tuo… >>.

Le ore si sono fatte piccole come brandelli di carta sparpagliati sul selciato. << Scommetto, comunque, che quest’affare si sgonfierà presto >>, dico mentre cominciamo a percorrere la piazza lungo l’asse principale. << Perché diavolo dovrebbe? >>. << Se non le darò corda si stuferà, chiunque sia >>. Alby controlla sotto la luce di un lampione di non aver ricevuto chiamate e mi prende sottobraccio come un’attrice del vaudeville: << Quello del numero di cellulare potrebbe essere un ottimo bluff per vedere come reagisce… >>. Poi si blocca, colta da un pensiero fulmineo: << Però, scusa, ti scrive da web o usando messenger? >>. << Aspetta… >>, faccio un attimo mente locale: << No, non ha installato messenger. Perché? >>. << Così… mi viene da credere che se uno si crea un fake non ci collega il messenger che usa per il profilo principale >>. << Hai ragione, non ci avevo pensato >>. << A meno che non utilizzi diversi dispositivi… >>.

Conosco abbastanza bene Alby per non cogliere una nota di disappunto sotto la voce calma. << Che c’è? >>, le domando. << E se fosse… lui? >>. << Lui… il Ras? >>. << Adopera il cervello, Pim: potrebbe essere un modo per continuare a mettere il naso nella mia vita, controllare le persone che frequento >>. << Mah, ti dirò… in ogni caso a Jennifer (o a chi per lei) ho concesso amicizia con restrizioni, così che non possa venire a conoscenza di cose che riguardano me e, indirettamente, te >>. << Mmm... sì, dovrei provare anch’io a chiedergli amicizia e stare a vedere come si comporta con questo tipo di richieste >>. << Già >>, ammicco, << Furbissima, tu. Come una volpe >>. << Anche se non sarebbe facile lo stesso >>, fa lei con la voce in equilibrio sui cavi dell’alta tensione. Sospiro: << Intanto, ho intenzione di aspettare le sue mosse… capire se scopre a sua volta le carte. Lascio che prenda l’iniziativa, vedo se intende accorciare le distanze >>. Alby sta inseguendo col lazo dei pensieri: << Questa Jennifer dice di vivere a Los Angeles. Gli orari di messenger segnalano il cambio del fuso? >>. << No, l’ora riportata è quella nostra. Tantevvero che l’altro giorno, quando mi ha scritto, erano le undici: in California sarebbe stata notte pesta >>. << Mmm… questo ci fa escludere Los Angeles >>. << Non del tutto, ma è uno dei dettagli che ho considerato >>. << Però… il Ras… non lo farei così stupido. Mah… >>. << Su questo non ci vedo chiaro, però… quién sabe? >> << Naaa >>, Alby fa un gesto come se stesse cacciando un’anaconda: << In effetti ci poteva stare questa cosa dell’inglese dimmerda ma L.A… >>. << Sono d’accordo >>, ghigno, << Il tuo amico fascio avrebbe scelto Addis Abeba e un nick tipo Bella Abissina >>. << Non c’è proprio niente da ridere  >>, replica lei beccata sul vivo, senza riuscire però a togliere la smorfia sarcastica che mi si è aperta in viso.

M’imbavaglio la bocca e tiro fuori dalla tasca le chiavi dell’auto. << Uhm… questo caso stuzzica la mia vena da Tom Ponzi >>, ripiglia Alby mentre chiude lo sportello con un colpo secco: << Se da una parte non mi è chiaro l’uso dell’inglese (dimmerda, pure), dall’altra potrebbe essere un modo per rendersi meno riconoscibile se è una persona di cui conosci lo stile di scrittura. Ricordo ad esempio una stronzetta che aveva settemila fake e ogni volta si faceva riconoscere per l’uso di ?!?!?! >>. Che razza di umanità c’è dietro facebook, considero intanto tra me e me. Impossibile scandagliare l’origine di tanta fatuità in base a un qualsiasi processo mentale ragionevole - o anche irragionevole. << Come dicevo prima >>, riprendo a mia volta, << Jennifer sostiene di essere austriaca, ma probabilmente solo perché ha visto le mie foto di Vienna. Il cognome Johnson fa pensare a un baby shampoo, non si addice a un rude boscaiolo. Quando le ho detto di aver visitato Innsbruck, Salisburgo e compagnia, invece di commuoversi per il paesello natio sulle Alpi tirolesi mi ha risposto semplicemente cool >>. << La faccenda non quadra, Pim. Non quadra per niente >>. << L’intrigue se noue, per dirla alla D’Artagnan. Il mistero s’infittisce. Però è divertente, Alby, ammettiamolo >>.

Come previsto, all’ennesimo Hi senza risposta Jennifer Johnson (o chi per lei) si stancò e sparì dalla circolazione. La faccenda si complicò invece maledettamente quando, un giorno, mi chiese l’amicizia Yulia Tarasova da Minsk. Ma questa è tutt’altra storia.

(continua?)


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