Nel febbraio del 1959 alcuni studenti universitari russi dell’Istituto Politecnico degli Urali intrapresero un’escursione sugli sci di fondo per raggiungere il monte Otorten. Erano tutti escursionisti esperti e quel percorso, nonostante non fosse facile, era del tutto alla loro portata. Dal diario ritrovato in seguito si scoprì che la loro avventura fu condotta fino quasi al traguardo senza problemi dalla loro guida Igor Djatlov che diede, in seguito, il nome al luogo. Il diario di viaggio si interrompe però proprio alla data in cui tutto cambiò. L’associazione sportiva di cui facevano parte, non avendo più loro notizie, attivò le ricerche che ben presto rivelarono quello che è considerato il più grande mistero degli Urali: tutti gli escursionisti furono ritrovati morti in circostanze molto strane, alcuni assiderati, altri feriti a morte o mutilati, tutti all’esterno della loro tenda nonostante facesse molto freddo, con pochi vestiti addosso come se fossero stati colti di sorpresa da qualcosa di terribile e avessero cercato di fuggire in condizioni estreme. Si fecero molte ipotesi sulla causa della tragedia ed il tutto fu reso ancora più complicato dalla radioattività riscontrata sul luogo, da quella che fu definita una “irresistibile forza sconosciuta” che portò alla morte alcuni degli escursionisti e dalle ultime strane foto scattate che portarono ad associare l’accaduto a strane luci nel cielo avvistate da tanti testimoni in quel periodo. Questo è probabilmente il più esaustivo documentario sui fatti di quei giorni.
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