Il mistero del Sistema Trilitico di Baalbek: titaniche pietre megalitiche datate migliaia di anni o “semplicemente”… romane?

Creato il 16 marzo 2014 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

di Rina Brundu. Forse non tutti i miei dieci lettori sanno che Baalbek, in Libano, è uno dei siti archeologici più misteriosi al mondo.

Famosissimo, e quanto mai intrigante, è il Sistema Trilitico (nello specifico, una struttura formata da tre elementi megalitici disposti orizzontalmente), del suo tempio romano di Giove. Ciascuno di questi elementi pesa infatti 800 tonnellate circa, raggiunge una lunghezza di venti metri ed è da considerarsi tra i monoliti più grandi mai scavati al mondo.

Cosa ancora più straordinaria è il fatto che nella cava dove questi giganteschi blocchi di roccia calcarea furono scavati, e poco lontano, ad Aswan, in Egitto, ve ne sono almeno altri due in ultimata fase di lavorazione, i quali non furono mai trasportati a destinazione finale, ma il cui peso, per monolite, è di quasi 1.200 tonnellate.

La “letteratura” - più o meno “misteriosa” e più o meno “delirante” – che riguarda questi blocchi megalitici titanici, abbonda, sia nelle librerie che in Rete, ma è soprattutto in lingua inglese.

Anche le diatribe pseudo-scientifiche nate intorno ai “problemi” che la sola esistenza del sito di Baalbek pone, non si fanno mancare, ma l’interpretazione dei “fatti” sembra per lo più affidata al sentimento del redattore che scrive. Avviene così che nella pagina wikipedica in lingua inglese si fa almeno un minimo accenno alle questioni archeologiche che il Trilitico di Baalbek ha sollevato e continua a sollevare; nella stessa pagina italiana il “problema” è stato completamente rimosso: tipico!

Ritenendo che di tanto in tanto – specie in tempi di crisi – non sia un male lasciar correre la fantasia a briglia sciolta, ho deciso di tradurre, in maniera molto libera,  uno degli articoli dedicati a questo argomento presenti in Rete in lingua inglese; un pezzo, peraltro, corredato con datate e bellissime fotografie.

Se il lavoro fatto non dovesse incontrare il vostro gradimento … please do not shoot the messenger!, pardon… il traduttore.

—————

Tempio di Giove, Baalbek, Libano – Sono i blocchi da costruzione più grandi del mondo, preistorici?

di Jiri Mruzek.

Nel 27 a.C., l’imperatore romano Augusto avrebbe preso l’imperscrutabile decisione di costruire in mezzo a un deserto il più grande e splendente tempio dell’antichità, il tempio di Giove di Baalbek, in Libano, un tempio la cui piattaforma e corte interna è circondata da tre muri formati da 27 blocchi calcarei di grandezza rimasta ineguagliata e il cui peso supera le 300 tonnellate. Tre di questi blocchi, tuttavia, pesano più di 800 tonnellate ciascuno, e rappresentano il famosissimo trio conosciuto in tutto il mondo con il nome di “Trilitico di Baalbek”.

Se ragioniamo secondo il dettame accademico ufficiale, Augusto non avrebbe avuto ragioni valide per scegliere Baalbek come sito del tempio. Baalbek era solo una cittadina sulla via del commercio per Damasco che traversava la valle del Bekaa tra le montagne libanesi, lontana circa 60 chilometri dalla costa mediterranea. A quel tempo non aveva neppure speciale significanza religiosa, a parte il trovarsi al centro di una regione cimiteriale, puntellata da migliaia di tombe scavate nella roccia. Ma un’esagerata archittetura nella Baalbek di allora, sembra davvero lontana dagli schemi dell’innegabilmente egoista Roma, che in quello stesso periodo stava rubando tesori archeologici da altri paesi, come per esempio gli obelischi dall’Egitto. È quindi ragionevole pensare che Baalbek avesse qualcosa che nessun altro luogo potesse offrire, neppure la stessa città di Roma, cuore dell’impero. Questo “qualcosa” potrebbe anche essere il motivo per cui così tante persone desideravano essere sepolte in quel luogo. Si è infatti notato come i blocchi costruttivi del muro di contenimento (recinzione) del sito del tempio di Giove, mostrino chiaramente una erosione più forte delle genuine rovine romane, così come degli altri due tempi romani del sito. Ne deriva che i massi più erosi dovrebbero essere molto più antichi.

Questo fatto supporta uno scenario molto diverso: a Baalbek, Roma ha trovato una favolosa piattaforma già costruita, una straordinaria piattaforma su cui erigere una magnifica struttura architettonica dove sarebbe stata stampata l’ aquila romana per l’ammirazione delle generazioni future.

 

Le prove materiali.

La forte erosione dei grandi blocchi costruttivi di Baalbek è evidenza materiale del loro essere decisamente più datati. La questione sembra piuttosto semplice. Nell’immagine sottostante vediamo come si presenta la pietra quando è quasi nuova dopo essere stata lavorata, arenata. Tuttavia, lo scartavetramento non ha eliminato le incisioni più profonde, segni di una considerevole erosione precedente, o il prodotto di un trapanamento, o di entrambi.

Le prove circostanziali.

Volendo troviamo anche un’abbondanza di prove circostanziali che scardinano la versione ufficiale sulle origini del Trilitico.

a)   L’assenza di testimonianze scritte a Baalbek

Soprattutto, nei registri romani non si fa alcun cenno alla costruzione dell’incredibile muro di contenimento.

b)   La presenza di testimonianze documentate sulla reale capacità dei romani coi trasporti

Altrove, nell’impero romano, 300 tonnellate circa sembrerebbe essere stato il limite per il trasporto di grandi blocchi, un limite raggiungibile con grande difficoltà. Il trasporto dell’obelisco del Laterano fino a Roma, un blocco di 323 tonnellate, abbraccia il regno di tre imperatori. Di certo gli ingegneri da record di Baalbek, qualora fossero esistiti, sarebbero riusciti a trasportare il relativamente leggero obelisco del Laterano senza troppe difficoltà. Il fatto che non si siano fatti vivi, non importa quanto importante fosse il compito, dimostra che non sono mai esistiti.

c)   Baalbek era un importante sito sacro

I Tolomei conferirono il titolo di Heliopolis a Baalbek. Quindi, così come avvenne per l’altra Heliopolis (la Città del Sole), durante il regno dei Tolomei sulll’Egitto, il sito di Baalbek doveva essere un antico luogo sacro, deve avere avuto un’archittetura sostanziale e i due luoghi dovevano avere una qualche connessione. La mia opinione è che tale connessione fosse data da quei massi titanici che meravigliavano tutti. Si ritiene che al tempo dei Fenici, Baalbek sia stato un centro religioso dedicato al dio Baal. D’altro canto, le leggende arabe locali attribuiscono le ciclopiche mura (la Terrazza di Baalbek) al tempo di Caino e Abele.

d)   Gli stili di costruzione romani e megalitici

Gli studiosi ortodossi del giorno d’oggi si fanno beffa dell’idea che non siano stati i Romani a trasportare i grandi blocchi su quel sito del loro tempo, nonostante il fatto che le costruzioni con pietre megalitiche non abbiano mai fatto parte dello stile romano e non fossero più in auge a quei tempi.  I Romani conoscevano e usavano il cemento. Il Colosseo che ancora sorge a Roma è un perfetto esempio di una classica costruzione romana in cemento.

La triste verità è che quando si parla del Trilitico di Baalbek, alcuni studiosi hanno blocchi mentali grandi quanto quelli in questione. Ammettere che massi pesanti più di mille tonnellate fossero scavati e trasportati in tempi preistorici, porterebbe domande imbarazzanti sulle tecnologie usate.

Ma in barba a simili spinose questioni, io ho diverse osservazioni da fare che avvalorano la tesi della datazione megalitica dei muri megalitici di Baalbek.

Date un’occhiata a questa bella immagine della parte nordoccidentale del muro così come si presentava nel 1870 circa.

Il muro è formato da due sezioni distinte e contrastanti:

Una prima sezione forma il corpo del muro, cinque strati di massi considerevolmente erosi. Diversi blocchi di questo tipo sopravvivono anche nel sesto strato. Le dimensioni dei massi variano dalle grandi alle incredibilmente grandi, essendo queste le pietre da costruzione più grandi al mondo. I tre strati più in basso sono formati da massi più piccoli. In questa regione sismica, ciò è probabilmente dovuto alla necessità di salvaguardare le pietre titaniche. Durante i forti terremoti, le masse delle pietre più piccole si muovono come gelatina e assorbono la maggior parte della forza distruttiva della scossa.

La seconda sezione è una tarda aggiunta araba. I blocchi sono diversi in quanto:

1)   Non erosi e di differente colore e struttura

2)   Sono molto più piccoli

3)   Sono uniformi

Gli Arabi avevano una loro fortezza qui. Fu devastata da ripetute guerre e distrutta durante un eccezionale terremoto di forte intensità avvenuto diversi secoli fa. I Romani devono avere lasciato i muri dell’antica e sacra recinsione così come si trovavano, concentrandosi solo sulla costruzione dei templi. Essi non necessitavano di mura difensive come gli Arabi.

Se i grandi massi fossero romani allora i più recenti blocchi arabi segnerebbero l’erosione dei più datati blocchi romani dato che sono stati aggiunti dopo circa 600-700 anni. Ma come potrebbe questa erosione essere molto più forte della successiva erosione dei vecchi e nuovi blocchi in un tempo raddoppiato? Questo contrasto è reso più evidente dal fatto che l’atmosfera terrestre è diventata nel tempo più corrosiva.

Nel dettaglio sottostante, vediamo che chiunque abbia aggiunto i blocchi più piccoli (anche questi calcarei, provenienti dalla stessa cava, la più vicina al tempio), aveva tentato di riparare l’erosione delle vecchie rovine, tali lavori sono visibili come intaccature, dentelli nelle normali linee diritte dei massi più nuovi. I blocchi erosi sembrano essere stati spianati sulla superficie per facilitare il posizionamento di quelli aggiuntivi.

Tempo di tirare una linea

Una linea orizzontale fu tagliata tra i blocchi più antichi. Sembrerebbe con lo scopo di allineare esattamente i nuovi bocchi. La linea rossa che vediamo nella foto ha lo scopo di sottolinerare la cosa. Ritengo che il taglio fu fatto poco prima di aggiungere i nuovi blocchi. A suo modo marcava la superficie dei vecchi massi che doveva essere rimossa in maniera tale che i nuovi blocchi risultassero perfettamente allineati. Ringraziando il cielo, il piano non fu portato a compimento, forse per una sorta di riverenza per quelle rovine antidiluviane. Ma l’incidente ci dà un indizio chiaro di ciò che è avvenuto. Dato che la linea nei blocchi erosi si è preservata alla stesso modo dei nuovi blocchi, i due materiali debbono avere una stessa struttura.

Ne deriva che a giudicare dalla loro età apparente, i blocchi pesantemente erosi dovrebbero essere più vecchi di diverse migliaia di anni. Detto altrimenti, la parte più antica del muro non può essere romana.

—————————————

Hadjar el Gouble (la pietra del sud) 1,170 tonnellate

In una cava distante circa mezzo miglio dal Trilitico di Baalbek c’è un blocco calcareo ancora più grande. Misura 21 x 4.8 x 3.9 metri e pesa circa 1,170 tonnellate. Si ritiene che il masso sia stato preparato per il muro di contenimento del tempio ma che successivamente sia stato giudicato troppo grande, così fu abbandonato nella cava mentre ancora attaccato alla roccia da un lato.

La domanda è: è più datato o più recente dei tre elementi che formano il Trilitico? Sarebbe logico pensare che sia più recente; se fosse più vecchio, e fosse stato ritenuto troppo grande, sarebbe stato utilizzato comunque. Anziché scavare un nuovo blocco i romani avrebbero semplicemente lavorato il masso gigante per ridurlo alle giuste dimensioni. Di sicuro non sarebbe rimasto nella cava fino al giorno d’oggi.

D’altra parte, nonostante la loro straordinaria capacità di muovere pesi mai mossi prima come gli elementi del Trilitico, gli sconosciuti architetti sembrerebbero essersi arresi alla fine, quando la pietra titanica era quasi pronta. Non fu fatto alcun tentativo per smuovere il blocco praticamente finito, nonostante i brillanti successi ottenuti con il trasporto dei massi precedenti.

Un tale comportamento non si addice ai tenaci ingegneri romani, specialmente per i migliori tra loro che avevano ricevuto gli ordini direttamente dall’imperatore. Perché avrebbero lasciato un monumento di denuncia del loro limite ingegneristico e delle loro umane debolezze, e per estensione del limite dell’imperatore romano? Ripeto, piuttosto che abbandonare il blocco in quello stato, i romani lo avrebbero ridotto in pezzi utilizzabili; il blocco non sarebbe rimasto nella cava fino al giorno d’oggi.

La situazione si presenta assurda e molto poco romana; questo è tanto  più vero quando si pensa a ciò che gli ingegneri romani videro ad Aswan, ovvero nel momento in cui l’intero progetto venne preparato dato che le 54 colonne giganti del tempio di Giove provengono da Aswan! In quel sito non sarà certo sfuggito agli ingegneri romani l’obelisco abbandonato di 1,170 tonnellate che gli egiziani avevano precedentemente tentato di muovere prima di scoprire che aveva una crepa, un danno irreparabile.

Sarà forse che quell’obelisco ha in qualche modo ispirato i romani a scavare un masso dello stesso peso (sebbene non delle stesse proporzioni), a Baalbek, per poi abbandonarlo, quando quasi pronto, in un assurdo tentativo di imitare gli egizi in tutto e per tutto? Alla maniera delle scimmie? Non è un’idea folle?

Qualunque sia la verità resta il fatto che il blocco titanico ancora presente nella cava di Baalbek sembra pesare più o meno quanto il famoso obelisco abbandonato di Aswan, in Egitto. La domanda se la faccenda sia una mera coincidenza, è legittima.

La sfida

Un simile ragionamento si deve fare anche per i costruttori pre-romani. Se questi ingegneri riuscivano a smuovere gli altri massi perché abbandonare l’Hadjar el Gouble quando quasi terminato? Avendo eliminato le altre possiblità, una possibilità che ci rimane è che il masso sia stato lasciato nella cava in segno di sfida: provateci, voi scettici, a trasportarlo con gli stessi mezzi con cui lo avrebbero mosso i vostri romani immaginari!

Un’altra teoria sostiene che i lavori nella cava si siano fermati quando Roma diventò cristiana, e quindi bloccò la costruzione del sito. Si tratta di un’impossibilità naturalmente, perché a quel tempo il muro di contenimento con i massi giganti era stato già completato da tanto e non si capisce in quale altro punto – se non in quel muro – sarebbe stato possibile posizionare il blocco gigante. Nessuna di queste spiegazioni ha senso.

Vi è poi da considerare la totale mancanza di documentazione che celebri questi straordinari successi ingegnerestici che invece avrebbero dovuto essere orgogliosamente annotati dagli storici romani, dai politici e via dicendo. E un poco come se i libri di storia americani ignorassero il fatto che l’America è stata sulla luna. Non dobbiamo dimenticare però che le leggende locali dicono che quei blocchi calcarei giganteschi furono scavati al tempo della Genesi e che fossero parte di una fortezza costruita da Caino.

Concludendo: i Romani hanno davvero spostato i blocchi del Trilitico? Certamente no! I Romani non avevano alcun interesse a muovere quel tipo di pesi perché sapevano bene, così come lo sappiamo noi, che non potevano spostare neppure blocchi molto più piccoli. La Storia avvalora questa ipotesi con prove incontrovertibili riconducibili allo stesso periodo.

©Jiri Mruzek June, 2000

Source: http://vejprty.com/baalbek.htm

Italian translation: Rina Brundu, in Dublin, with many thanks to Jiri Mruzek should he happen to visit this page.

YouTube link a un bel video del prof. Kevin Butcher dell’Università di Warwick “I templi di Baalbek”.

——

Prima foto in alto. Bonfils, ca. 1870. Negative inscribed “468. Mur Cyclopeen a Balbek.” Albumen. Unmounted. 11 x 9 inches. © 1996 Middle East Section. Joseph Regenstein Library. The University of Chicago.

Seconda foto piccola, source page dell’articolo.

Terza immagine grande: http://www.biblemysteries.com/images/baalbek1.jpg

Quarta foto piccola, source page dell’articolo.

Quinta foto piccola, source page dell’articolo.

Sesta foto piccola, source page dell’articolo.

——

Related links:

Il mistero di Puma Punku


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :