Magazine Cinema

IL MISTERO DELL’ISOLA – di Moreno Burattini e Alessandro Chiarolla

Creato il 15 marzo 2012 da Ilibri
IL MISTERO DELL’ISOLA – di Moreno Burattini e Alessandro Chiarolla IL MISTERO DELL’ISOLA – di Moreno Burattini e Alessandro Chiarolla

 

Titolo: Il mistero dell’isola (Maxi  Zagor 17)

Autori: Moreno Burattini e Alessandro Chiarolla

Editore: Sergio Bonelli Editore

Anno: 2012

Zagor – mi rivolgo agli utenti con scarsa frequentazione con il mondo del fumetto – nel giugno del 2011 ha festeggiato i cinquant’anni di ininterrotte pubblicazioni ed è stato creato dallo sceneggiatore Guido Nolitta (nome d’arte dell’editore Sergio Bonelli, purtroppo morto il 26 settembre 2011) e dal disegnatore Gallieno Ferri. Alla serie mensile si sono affiancate da diverso tempo delle pubblicazioni speciali: tra queste, a partire dal 2000, la collana Maxi.

Lo sceneggiatore Moreno Burattini (dal 2007 èl’editor della testata) ha affidato i disegni adAlessandro Chiarolla, un veterano del fumetto concollaborazioni anche internazionali. Il lavoro del disegnatore evidenzia una ricchezza di dettagli resaperò leggibile grazie a un segno nervoso ma agile. Senza dimenticare il talento nell’indovinare sempre la giusta inquadratura suggerita dallo sceneggiatore. Le sequenze marinare, e in particolare le tempeste, sembrano schiaffeggiare il lettore grazie alla potenzadescrittiva dell’autore, abile a superare i limiti della fissità delle immagini di un fumetto. All’alta qualità delle tavole hanno contribuito non poco le azzeccate caratterizzazioni dei personaggi: dal galeotto Ink al Capitano Sommer, di cui mi preme sottolineare il tenebroso primo piano di pagina 171.

 

Zagor 1

Su suggerimento dello sceneggiatore, Chiarolla ha omaggiato un’immagine contenuta in un romanzo poco noto di Victor Hugo, I lavoratori del mare (1866). Lo stesso soggetto raffigurato da Gallieno Ferri nella copertina del Maxi.

La vicenda si apre e un dramma si è già consumato: vediamo infatti un veliero mal ridotto, dei morti e alcuni personaggi tra cui Zagor e Cico: in momenti diversi, i due amici rammentano gli avvenimenti precedenti. E lo fanno con dei suggestivi flashback:un «artificio retorico» importantissimo, come scrive Aldo Grasso a proposito di Lost (cfr. Buona maestra, Mondadori 2007, p. 218), soprattutto quando è parte viva e dominante dell’architettura narrativa. Giancarlo Berardi, rientrando in ambito fumettistico,si è servito molto spesso della tecnica del flashbackcreando degli autentici capolavori: la serie Ken Parker (1977), ideata con il disegnatore Ivo Milazzo,ne è uno splendido compendio.

Il rincorrersi dei tempi narrativi, tornando al Maxi, èquasi una novità per una serie che, dai primi anni Novanta, aveva già mostrato un’inaspettata vitalità. E ritengo, come mi è capitato di scrivere altrove, che le potenzialità insite nel DNA del personaggio erano e restano ancora molte. Mauro Boselli (supervisore dal 1994 al 2006) e Moreno Burattini (ricordando anche il lavoro di Marcello Toninelli e Tiziano Sclavi, scrittori zagoriani negli anni Ottanta) hanno portato a compimento quest’operazione, anche per merito di sceneggiatori entrati da meno tempo nello staff come Jacopo Rauch, Luigi Mignacco e Mirko Perniola.Negli ultimi quindici-venti anni la serie è per molti aspetti cambiata, ma allo stesso tempo gli autori hanno saputo dare slancio all’imprescindibile lezione nolittiana. 

Zagor 2

Un tenebroso primo piano del Capitano Sommer: il suo sguardo è carico di funesti presagi.

 

In questo Maxi colpiscono le molteplici personalità dei tanti personaggi e, mi suggerisce il critico bonelliano Angelo Palumbo, con uno «Zagor checoncede a tutti una seconda possibilità». 

Ogni essere umano, nel percorso della sua esistenza,è costretto a fare delle scelte e a maggior ragione se messo dinanzi a una situazione estrema. Il tenente e il capitano (più deciso e vigliacco il primo, più titubante il secondo) scelgono di lasciare al proprio destino Zagor, Cico e i detenuti: «Dovevamo salvarealmeno quello Zagor e il suo amico messicano, tenente! Adesso avremo il rimorso di non averlo fatto per tutta l’eternità!» dice un soldato. «Taci! Non c’era il tempo, e non c’era lo spazio!» ribatte furioso l’ufficiale. Questo è un momento di svolta e il tono misterioso del racconto vira in maniera decisa verso un conradiano viaggio nelle ossessioni di alcuni coprotagonisti, tratteggiati con un ritratto ora comprensivo ora impietoso. L’approdo sull’isola, la snervante e invisibile minaccia, oltre a un esplicito richiamo alla già citata serie televisiva Lost, a chi scrive fa venire in mente la splendida trasposizione cinematografica di un fondamentale archetipo dell’immaginario popolare come King Kong realizzata nel 2005 da Peter Jackson, non priva tra l’altro di suggestioni dal conradiano Cuore di tenebra (1899).

«Se c’è una cosa che la galera mi ha insegnato, è che ogni nostra azione ha una conseguenza. E quelle degli errori sono spiacevoli. Ricordatelo anche tu, soldato!». Le parole del galeotto Ink rivolte al tenente Fox scandiscono gli avvenimenti nella parte conclusiva del racconto; in quei drammatici frangentialcuni protagonisti evidenziano i lati nascosti ma probabilmente autentici dei rispettivi caratteri:l’animo umano è senza ombra di dubbio il più affascinante mistero dell’esistenza. La frase di cui sopra, tra l’altro, è un’altra citazione dalla serie Lost, conosciuta dallo sceneggiatore soltanto tramite recensioni e articoli (cfr.http://www.morenoburattini.blogspot.com/2012/01/lisola-del-mistero.html href="http://www.morenoburattini.blogspot.com/2012/01/lisola-del-mistero.html">http://www.morenoburattini.blogspot.com/2012/01/lisola-del-mistero.html>;http://www.morenoburattini.blogspot.com/2012/01/lisola-del-mistero.html>;http://www.morenoburattini.blogspot.com/2012/01/lisola-del-mistero.html). 

Zagor 3

 

Chiarolla rende partecipe il lettore della devastante potenza del mare in tempesta, che sembra quasi deformare la nave.

 

Per sfuggire alla reclusione, il truffaldino senatore Nolan aveva fatto organizzare, da alcuni suoi complici, la fuga dalla Sea Horse: la causa di quest’azione ha condotto la nave al terribile naufragio. Il naufragio per alcuni (i galeotti) è anche il simbolo di un possibile riscatto, ma per il senatore(per via delle scelte del destino, anche lui approdato sull’isola) si trasforma in un viaggio verso il proprio inferno, da cui ne esce scegliendo di togliersi la vita.Come ho accennato, il naufragio conduce Ink e gli altri deportati a compiere comunque delle scelte,indirizzate in maniera inaspettata alla salvezza di tutto il gruppo. È un classico motivo nolittiano presentare dei personaggi negativi che mostrano un’imprevedibile umanità: Ink agisce da uomo abituato a valutare la realtà con praticità e, dopo gli iniziali screzi, si trova in sintonia con questo Zagor burattinaio, abituato a non piangersi addosso e a esprimere senza eufemismi il proprio pensiero. Ma su questo aspetto tornerò più avanti. La scelta di Ink infine paga e getta sulle tenebrose atmosfere del racconto una luce di speranza: si può e si deve – vuol dirci Burattini – optare per la via dell’altruismo anche a costo di battersi, quasi per contrappasso, con feroce determinazione. 

Anche Zagor, a causa della crudeltà belluina degli indigeni (discendenti di quelli sfuggiti un secolo prima a dei negrieri), combatte con una determinazione politicamente scorretta, consapevole che non avrebbe ricevuto nessuna pietà dagli avversari. È uno Zagor in sintonia con gli standard burattiniani: implacabile e carismatico sulla via tracciata da Mauro Boselli nel 1994 (l’anno del consapevole aggiornamento). In questo racconto l’agire dell’eroe è simile a quello estremo visto in altri due racconti di Burattini editi nella collana mensile: Hawak il crudele (ZG 517/518) e Alla ricerca di Zagor (ZG 536/537). E mi preme sottolineare, compiendo un salto temporale sul finire degli anni Settanta, come l’eroe in azione ne Il mistero dell’isola non sia poi dissimile da quello nolittiano de Il segno del coraggio (ZG 148/150);nello Zagor Index 101-200 (Paolo Ferriani editore, Bologna 1998/99, p. 45) Stefano Priarone evidenzia come «nelle sue ultime storie Nolitta stia facendo evolvere il personaggio, forte della sua esperienza su Mister No [l’altro personaggio ideato da Nolitta, N.d.A.]».

Zagor 4

Due opposti a confronto: la legge rappresentata dal tenente Fox e la violenza reazione alla legalità del galeotto Ink. Ma tra i due, sull’isola, valgono ancora le stesse differenze?

 

Nel periodo dell’ultimo Nolitta, vediamo infatti un eroe molto più deciso e meno ingenuo rispetto alle avventure precedenti (oltreché più spigliato con le donne). Nel finale del Il mistero dell’isola –seguendo idealmente il tracciato di quel dado nolittiano – l’eroe è come in trance dinanzi all’empietà degli indigeni e, nelle pagine 284-286, lo vediamo colpire con un ardore howardiano i guerrieri rei di aver ucciso il recluso Angel, in sequenze meravigliosamente disturbanti. L’ossimoro qui a fianco, inoltre, rende bene l’idea di cosa l’autore abbia combinato nell’ultima tavola, in un dialogo duro e sincero tra il tenente Fox e Zagor. Dice il militare: «Una volta che avremo raccontato l’accaduto, partirà una nave da guerra con la precisa missione di fare piazza pulita. C’è da scommetterci». E l’eroe, consapevole della pericolosità degli abitanti dell’isola, risponde così:«Temo anch’io che sia inevitabile. Ma per quanto male abbiano fatto, quegli uomini hanno soltanto restituito quello che i bianchi hanno fatto a loro e a chissà quanti altri». Quel temo anch’io sia inevitabile pronunciato da Zagor ha scatenato un piccolo vespaio nei dibattiti dei lettori in Rete. Quando un autore è anche capace di disturbare significa che è riuscito nel suo intento di non adeguarsi al già visto. E allo stesso tempo, quando i lettori reagiscono alle sollecitazioni dello scrittore di turno, vuol dire che si è creata un’interazione intelligente tra il pubblico e gli autori: un beneficio importantissimo al dibattito culturale sul fumetto popolare. 

Limitandomi a un’analisi essenziale della frase sopracitata, si nota come Zagor abbia mostrato una lucidità lapalissiana, sottolineando con estremo realismo i fatti senza nessuna concessione alla retorica. Quella retorica, tipica e della cultura popolare degli anni Settanta (un insegnamento comunque importante, anche per comprenderel’evoluzione dei decenni successivi), a parer mio del tutto fuori registro nello Zagor realistico –intendendo come linguaggio – degli ultimi anni. 

Zagor 5

Lo Zagor estremo e disturbante in azione in quest’avventura: qual è la molla che spinge il Nostro a colpire un avversario in modo così violento? Probabilmente gli stessi scatti d’ira, dinanzi a una violenza cieca, ben riconoscibili in tante sequenze scritte a suo tempo da Guido Nolitta.

 

Un’evoluzione a cui non è sfuggito neanche Cico, la cui amicizia con Zagor è maggiormente paritetica. Il Messicano è un personaggio portato per l’umorismo per precisa volontà del suo creatore letterario Guido Nolitta. Cico, però, è anche una figura che, con la sua intelligenza, sa affrontare il palcoscenico anche nei momenti più drammatici.

Nei pressi del porto di Baltimora, Cico evidenzia la sua esperienza di buongustaio riconoscendo con estrema precisione gli ingredienti di alcune pietanze. L’autore sembra ironizzare sui tanti gourmet che affollano i canali televisivi, e soprattutto presenta Cico nel ruolo, a lui più congeniale, di amante della buona cucina. È un Cico che con schietta ingenuità scopre una truffa portando a compimento un significativo ribaltamento di ruoli: in passato, spesso al fianco dell’amico Trampy, il Nostro si rendeva protagonista di raggiri ai danni di vari ristoratori. Cico resta sempre se stesso, ma i suoi autori – per nostra fortuna – riescono spesso a rendere attuale la sua inimitabile maschera.

 

  

 

 

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :