Magazine Diario personale

Il mistero della carta igienica giapponese

Da Aquilanonvedente

carta-igienicaAnni e anni fa, quando ancora stavo su un’altra piattaforma bloggara, scrissi un post nel quale descrissi brevemente alcune mie fobie spesaiole.

Vi sono alcuni generi (alimentari e non) per i quali io sono terrorizzato dall’idea di rimanerne sprovvisto; uno di questi è la carta igienica.

Quando le mie scorte scendono al di sotto di cinque-sei rotoli (oppure due-tre rotoloni) io già metto in programma l’acquisto della scorta, il che significa uscire dal supermercato di turno con una mega confezione di rotoli bianchi e/o colorati (da quali fattori psicologici dipenda la scelta del colore dei rotoli, non l’ho ancora approfondito a sufficienza).

Orbene, a giustificazione di questa mia fobia, oggi ho letto che il ministero dell’economia giapponese ha raccomandato i cittadini del sol levante di fare approvvigionamento di carta igienica per almeno trenta giorni.

E il perché rimane un mistero.

Pare addirittura che il ministero abbia chiesto alle maggiori aziende del settore di produrre rotoli speciali, senza il cartone centrale e lunghi circa 150 metri: sei di questi rotoli dovrebbero bastare per una famiglia per un mese.

Qualcuno sospetta che questo consiglio delle autorità dipenda dal fatto che quasi la metà della carta igienica prodotta nel paese arriva da una zona altamente sismica; altri che in caso di disastri ambientali la gente trascuri di dotarsi di questo prodotto, trovandosi costretta a utilizzare materiali che metterebbero a rischio gli scarichi e le fognature.

Ma la cosa ancora più strana è che questo consiglio arriva a una popolazione che per la maggioranza è ormai dotata di wc ad alta tecnologia, i cosiddetti washlet, che lavano, asciugano, deodorano, profumano, idromassaggiano, attutiscono i rumori indesiderati, diffondono musica, il tutto senza interventi manuali e ovviamente senza bisogno di utilizzare carta igienica. E hanno pure la funzione di riscaldamento della ciambella, estremamente utile in inverno, perché la ciambella del wc rimane sempre misteriosamente fredda, anche se portate la temperatura di casa a livelli africani.

Ecco, leggendo questa notizia mi sono sentito anch’io un po’ giapponese.

E non capisco come mai anche il governo italiano non diffonda una simile raccomandazione, considerato come siamo nella merda.

Però devo dire che sono due giorni che ho mutato abitudini in materia: tendo a utilizzare il bagnetto piccolo, da me sempre ignorato, al posto di quello principale.

Sarà voglia di intimità?

Mah… La vecchiaia…

Biancaneve



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