Magazine Cultura

Il mistero di San Solomo (I parte)

Creato il 29 novembre 2013 da Cultura Salentina

29 novembre 2013

di Salvatore Fiori

Atti XVIII Convegno di Ricerche Templari
a cura della L.A.R.T.I. “Libera Associazione Ricercatori Templari Italiani”
Anghiari (AR) 18-19 novembre 2010

sansolomo

Affresco di san Salomone, nella Basilica di Santa Caterina d’Alessandria a Galatina (XIV sec.)

Il Salento, ormai conosciuto come un territorio tra i più affascinanti d’Italia, grazie anche alla sua conformazione geografica è riuscito a conservare molte delle preziose testimonianze delle civiltà passate ed i monumenti che l’uomo ha costruito nel corso dei millenni: dalla “Grotta dei Cervi” di Porto Badisco, la Cappella Sistina del Neolitico cioè uno dei principali siti preistorici d’Europa, alle innumerevoli chiese ipogee di rito greco, spesso decorate da affreschi, in puro stile bizantino, a volte anche firmati e datati dall’artista come nel caso del maestro Teofilatto autore, nel 959 d. C., di un affresco nella chiesa rupestre di Santa Cristina, a Carpignano Salentino.

 

Qui sono solo citati, ma non dimenticati i dolmen, i menhir e i tumuli che costituiscono la più vasta collezione a cielo aperto, di opere preistoriche presenti in Italia. Gli stupendi monumenti romanici e gotici testimoniano invece la presenza di personaggi appartenenti alla più prestigiosa classe militare e amministrativa del sud Italia, dai tempi dei Normanni alla fase di occupazione angioina e aragonese.

A questo periodo si riferisce la parabola fortunata della famiglia Maremonte (o Maramonte) che si contraddistinse per imprese militari straordinarie le quali hanno portato grande prestigio politico ed economico ai suoi appartenenti. Com’è accuratamente studiato da Sergio Ortese nel saggio “Una committenza Maremonti nella chiesa di Santa Caterina d’Alessandria in Galatina”(1), la famiglia si rappresenta nelle varie testimonianze pittoriche sparse nel territorio salentino come devota a Santo Solomo: santo misterioso e sconosciuto ancor’oggi, sia a livello locale che generale. Nel caso di Galatina la famiglia Maremonti, che era evidentemente legata da vincoli di vassallaggio o parentali con i proprietari della chiesa, i nobili Dal Balzo Orsini e Maria d’Enghien (che diverrà regina di Napoli, dopo la vedovanza, sposando re Ladislao di Durazzo) fa eseguire nell’ambulacro sinistro della Basilica, un San Solomo a cavallo, armato di tutto punto con corazza e mantello: questo è uno dei primi affreschi eseguiti nella chiesa, databile al primo decennio del XV secolo. La committente, probabilmente Sveva Maremonti, appare di lato, umilmente inginocchiata in preghiera. Gli stemmi della famiglia campeggiano per ben due volte nell’affresco.

Che il Santo fosse specifico della famiglia Maremonte se non addirittura appartenente ad essa è ricordato dall’Infantino, che nella sua “Lecce Sacra” del 1634 (2), scrive che nella chiesa di Santa Maria degli Angeli di Lecce (fondata nel 1524 da Bernardo Peruzzi e dalla moglie Giovannella Maremonte) vi è l’altare maggiore, abbellito e rinnovato dalla famiglia e «In una parte di quello Altare si vede figurato, e dipinto nel muro Santo Solomo di questa città di lecce, della medesima famiglia de’ Maremonti». L’affresco descritto è andato perduto o è stato ricoperto da lavori successivi, eseguiti nella cappella gentilizia e l’unica testimonianza pervenutaci è quella dell’Infantino: permangono però dubbi sul fatto che il santo fosse di Lecce o che addirittura fosse membro della famiglia Maremonti .
Il San Solomo dipinto sul muro di Santa Caterina di Galatina non presenta simboli agiografici che possano servire ad identificare la sua condizione di santità mentre è evidente, per il suo impatto visivo, la lunga lancia impugnata con la mano destra e che a parere dello scrivente può essere indizio di una storia ancora sconosciuta.

Mentre in tutti gli stendardi presenti negli altri dipinti della chiesa, raffiguranti santi guerrieri ( San Giorgio ecc.) santi ecclesiastici (San Ludovico d’Angiò, Sant’Orsola, ecc.) o scene apocalittiche (scena dell’Anticristo e il diavolo.) ecc., è rappresentata sempre la bandiera triangolare bianca con una croce rossa, nell’affresco di San Solomo lo stendardo triangolare presenta una croce grande centrale e quattro piccole, inserite nei quarti delimitati dai quattro bracci, simile alla croce di Gerusalemme, ovvero lo stemma dei Cavalieri del Santo Sepolcro. La croce di Gerusalemme era anche lo stemma proprio di Goffredo di Buglione il fondatore secondo alcuni, nel 1099 dopo la caduta di Gerusalemme, del medesimo Ordine Cavalleresco: La croce di Goffredo di Buglione è certamente l’emblema cavalleresco cristiano più antico.

Se, come sostengono studiosi salentini, un Ruggero Maramonte fu, alla prima crociata, luogotenente di Goffredo questo indizio porta a spostare la probabile origine del santo in area mediorientale: si ipotizza che, al ritorno dalle crociate, San Solomo sia stato elevato da Ruggero a santo di famiglia, poiché a Lecce e dintorni non vi è traccia di questo culto.

(segue)

—————

NOTE:
(1) S. ORTESE, Una committenza Maremonti nella chiesa di Santa Caterina d’Alessandria in Galatina, in AA.VV. Dal giglio all’orso, a cura di Antonio Cassiano e Benedetto Vetere, Congedo Ed. Galatina 2006, pp.403-415.
(2) G.C. INFANTINO, Lecce Sacra, rist. anastatica, Forni Editore, Bologna 2005, p.94


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :