Ho incontrato per la prima volta il "baobab", o meglio la parola "baobab", sulle pagine de "Il piccolo principe", il noto romanzo dello scrittore francese Antoine de Saint Exupery.
Frequentavo le prime classi del ginnasio.
Da allora in avanti mi sono innammorata di quest'albero così "diverso", che ho cominciato a chiedere di continuo a chi ne sapesse di più di me.
Ed ecco che questo qualcuno mi ha poi narrato appunto la leggenda "tutta africana" del baobab.
Pare che alle origini della creazione il "nostro" baobab avesse fiori profumatissimi nella sua chioma verde e frutti appetitosi, che pendevano dai suoi rami nel periodo dell'anno giusto per il raccolto.
Tuttavia il baobab aveva anche il vizietto, purtroppo, di paragonarsi agli altri alberi del creato e si lamentava molto spesso , mostrando invidia, ad esempio, per l'esile e leggiadra palma o per l'albero di ibiscus dai fiori rosso "fuoco", che lui trovavava particolarmente ricchi di fascino.
Dai oggi e dai domani, il Demiurgo si stufò di sentire le sue ripetute e noiose lamentele.
E così provvedette con decisione irrevocabile a farlo tacere per sempre.
Infatti, di notte tempo,mentre egli non se l'aspettava, lo sradicò dal terreno e lo capovolse con violenza.
E poi lo piantò alla rovescia e cioé con le radici che guardano il cielo.
Come lo vediamo oggi.
Da allora non ci sono più fiori particolarmente belli sul baobab ma i suoi frutti, anche se non commestibili, conservano ancora importanti virtù terapeutiche.
E sono utili all'uomo.
Ecco allora che ,da vanitoso, il "nostro" baobab è divenuto, suo malgrado, utile.
E per alcuni , che lo adorano,racchiude persino bricciole di saggezza tanto che ,chi si reca al suo cospetto, quasi mai trascura di abbracciarne il maestoso tronco.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)