Il mito della semplicità, un saggio di Rosario Tomarchio – recensione

Creato il 22 giugno 2013 da Alessiamocci

Uno di questi miti che ha avuto più fortuna è senza dubbio il mito del morto vivente. La quantità e la relativa ripetitività delle narrazioni, la sovrapposizione contraddittoria e inestricabile, non solo tra la morte e la vita ma anche tra l’ignoto, sono aspetti della mitologia dei non morti che li legano a quell’alternarsi interrotto del nuovo col sempre uguale che è la cifra stessa di tutta la cultura di massa.”

La morte è la tematica che, nel corso dei millenni, ha da sempre affascinato l’essere umano. In ogni civiltà umana questo aspetto naturale ha avuto un interesse primario, il segreto che si nasconde dopo l’ultimo respiro e la successiva interruzione del battito del cuore. Ogni teoria e fantasticheria ha percorso i secoli e ha avuto seguaci e manipolazioni filosofiche – letterarie.

L’arte, prima di ogni altra manifestazione, ha preso come oggetto la morte con l’intenzione di romanzare e proporre delle dottrine. Letteratura, musica, pittura, scultura, fotografia e per ultimo il cinema hanno mantenuto vivo il mito della morte, non solo nella quotidianità ma anche nel mondo del fantasy. Così nacquero gli esseri della notte, i morti viventi, la vita che non termina con la morte ma che si manifesta nel morto vivente, nello zombie e nel vampiro.

L’ignoto in questo modo diviene parte del reale e delle sue civiltà. Rosario Tomarchio, autore del breve saggio “Il mito della semplicità”, sottolinea la presenza di un’alterazione del mito nei confronti della realtà ed ipotizza la possibilità dell’essere tutti morti viventi, in quanto massificati ad un sistema che non conosciamo ne abbiamo scelto per noi stessi, come individui.

Il dono della semplicità sta nel restare piccoli e semplici di fronte alle cose grandi di tutti i giorni. Ci spiega meglio il concerto di un grande poeta del secolo scorso: Giovanni pascoli con la sua opera Il fanciullino.”

“Il mito della semplicità” è un excursus sulla morte e sulla semplicità del vivere, avente come oggetto un’indagine su alcuni artisti che hanno portato avanti una dialettica precisa sulla vita. Dalla poesia alla musica, dal cinema alla tv, il saggio presenta una personale scelta di comparse (Bram Stoker, Charlie Chaplin, Oliver Hardy, Stan Laurel, Totò, Paolo Villaggio, Giovanni Pascoli, Lucio Dalla, Andrea Camilleri).

È la semplicità che ci rende liberi da ogni strana o finta apparenza. Si diventa semplici quando lasciamo l’altro libero di essere e diventiamo semplici se amiamo la verità, lasciandoci trasformare dalla semplicità, vedremo l’altro nella sua completezza.”

Rosario Tomarchio è legato alla poesia con la silloge “Storia d’Amore”, e con la nuova raccolta, edita nel mese di giugno 2013  per la casa editrice Edizioni DrawUp, “Ricordi di poesie”. Ha pubblicato diversi saggi quali “Dalla grotta al tempio”, “In cammino”.

Questa categoria è insieme troppo vasta e insufficiente: ci sono migliaia di storie horror che non hanno a che fare con i morti, dalle vicende dell’uomo-lupo a quelle del Dottor Jekyll, e ci sono tantr storie di morti viventi che presentano elementi orripilanti.

Written by Alessia Mocci

Addetta Stampa

(alessia.mocci@hotmail.it)

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Rosario Tomarchio


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