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il mito di Amerigo Vespucci a San Miniato

Creato il 06 maggio 2012 da Aureliocupelli

Il segreto di un grande “navigatore” è andare avanti con lo sguardo, vedere le cose con occhi nuovi.
E' questo il sottotitolo che gli amici Lapo Ciari ed Andrea Mancini avevano usato per la messa in scena, con il loro TerritorioTeatro, della performance teatrale “Diario di bordo. Uno sguardo nuovo”, lo scorso 26 marzo a Firenze, a celebrazione del viaggio di scoperta e i cinquecento anni dalla morte di Amerigo Vespucci, navigatore, esploratore e cartografo nato a Firenze il 18 marzo 1454 e morto a Siviglia il 22 febbraio 1512.
Quanto lo credo vero, quel sottotitolo, e quanto lo sento mio.
il mito di Amerigo Vespucci a San Miniato
il mito di Amerigo Vespucci a San Miniato
Oggi ho potuto godere della sintesi di quello spettacolo, che Lapo ed Andrea, per Slow Food San Miniato, hanno messo in scena nell'atrio di Palazzo Roffia, in San Miniato.
il mito di Amerigo Vespucci a San Miniato
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Lo spettacolo, dal titolo "Gli aromi d’Amerigo. Sapori in viaggio", costituito da alcuni frammenti di “Diario di bordo. Uno sguardo nuovo”, nell'intento di Slow Food San Miniato, celebra l’intreccio tra cucina e storia, fra vecchio e nuovo continente, tra Europa e Stati Uniti, raccontando aromi e sapori che congiungono San Miniato all’America.
il mito di Amerigo Vespucci a San Miniato
Lapo e Andrea mettono in scena il dialogo immaginario tra Amerigo Vespucci e suo nipote Giovanni, al quale “lo zio lasciò l’eredità dell’arte del navigare, e la perizia del calcolo”.
Il canovaccio della prosa è costruito attorno a frammenti di lettere, pubbliche e familiari, raccontati sotto forma di diario di fatti e d’avventure, da lasciare a futura memoria, a quel Giovanni Vespucci, figlio di suo fratello Antonio, che pochi anni più tardi sarà piloto maggiore della flotta spedita da Siviglia in America e autore della “Geocarta nautica universale” che documenterà anche quel ‘nuovo mondo’ da poco scoperto.
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Mentre violenti scrosci d'acqua battono le strade di San Miniato, come impavidi carbonari dell'arte, un nutrito gruppo di appassionati segue la narrazione.
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Amerigo legge, e racconta, al nipote di pomodori, di patate e di foglie verdi masticate a lungo...
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Ma anche dei costumi degli abitanti di quel mondo, che però non erano le Indie cercate da Colombo, ma un nuovo mondo.
E siccome era nuovo, e quindi senza nome, gli dette il suo: America.
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Ma cosa c'entra Amerigo Vespucci con San Miniato?
Lo spiega un progetto storico culturale di ampio respiro, intitolato “Il Segno di Vespucci…su San Miniato”.
Che lega Firenze alla città della Rocca attraverso la figura di Michele Mercati, samminiatese al servizio del Papa e autore della Metallotheca vaticana, che ebbe proprio l’esploratore fiorentino tra le sue fonti.
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Foto finale con la costumista.
Una signora, vicina di casa di Andrea, di cui però, adesso, non ricordo il nome.

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