Il mito di dioniso e suoi possibili collegamenti con la spiritualita’ della sardegna antica - i parte
Creato il 09 novembre 2011 da Ilmulinodeltempo
@IlMulinodelTemp
Euripide nelle “Baccanti” dice che Dioniso è figlio della
principessa tebana Semele e di Zeus, mentre nella tradizione Orfica sua madre è
Demetra-Persefone.
Il nuovo Dio nacque da una delle tante “scappatelle” del
padre degli Dei con una donna mortale alla quale promise di esaudire ogni suo
desiderio.
La tradizione racconta che la Dea Era, sposa di Zeus,
furiosa per l’ennesimo tradimento, prese le sembianze di Beroe, la nutrice di
Semele, e convinse la donna a chiedere al suo amante di mostrarsi in tutto il suo
splendore.
Zeus, che aveva promesso di esaudire ogni suo desiderio, si
mostrò in tutta la sua divinità alla ragazza che rimase folgorata all'istante dal momento che nessun occhio umano era in grado di sopportarla.
Durante la relazione adulterina Semele rimase incinta ed al
momento della sua morte lo era di sei mesi.
Zeus per salvare suo figlio (Dioniso), lo estrasse dal
ventre materno e per proteggerlo dall’ira della legittima consorte lo nascose
nella sua coscia fino ai nove mesi necessari per portare a termine la
gravidanza.
L’episodio appena descritto lega Dioniso ancor prima della
sua nascita alla simbologia fallica (la coscia è un chiaro riferimento alla
sessualità), e come dice Carolina Lanzani nel suo interessante volume Religione
Dionisiaca, “quello Dionisiaco è essenzialmente un culto
betilico”;
infatti l’Omphalos, la pietra conica che rappresentava il
centro del mondo nel santuario di Delfi consacrato ad Apollo (che in seguito
divise il suo tempio con Dioniso), non era altro che un betilo.
Questo a nostro avviso
potrebbe essere il primo legame tra Dioniso e l’antica spiritualità
sarda che, come ha dimostrato l’archeologia, rappresentava il principio maschile
attraverso i betili ed i menhir.
Dioniso è il Dio del vino e dell’ebbrezza e secondo la
mitologia greca fu proprio lui ad insegnare all’attico Ikarios l’arte della
produzione del vino.
In questo episodio si ha forse per la prima volta la
manifestazione dell’ambiguità del Dio: Ikarios ebbe in dono da Dioniso un
tralcio di vite e gli fece apprendere come trasformare il succo dell’uva in
vino attraverso il “miracolo” della fermentazione. Ikarios fece assaggiare la
bevanda ai suoi vicini che prima esaltarono le doti del primo viticoltore, ma
poi, non conoscendo gli effetti del vino, caduti in preda all’ebbrezza lo
accusarono di averli avvelenati e lo uccisero facendolo a pezzi.
La figlia di Ikarios vedendo il padre ucciso decise di
impiccarsi.
L’ebbrezza dionisiaca
è un’esperienza positiva ma se non si conoscono i suoi segreti porta l’uomo
incauto ad una fine terribile.
Nella cultura sarda tradizionale il vino ha una valenza
simbolica molto marcata, l’atto di offrire da bere va ben oltre la semplice
soddisfazione del palato, assumendo i contorni di una vera e propria cerimonia
che suggella amicizie e contratti.
L’antichità dell’utilizzo del vino in Sardegna è dimostrato
dal rinvenimento di numerose brocche askoidi (brocche da vino) di epoca nuragica
ed il loro ritrovamento in altre zone del mediterraneo (principalmente in
Etruria) evidenzia che la bevanda dionisiaca era esportata fuori dall’Isola
dagli isolani, che certamente ne erano anche produttori.
Dioniso è anche il Dio della natura, della fertilità e di
tutto ciò che è selvaggio ed animalesco.
Nelle varie manifestazioni carnevalesche della nostra Isola
si celebra la natura, la fertilità ed i personaggi rappresentati hanno un
carattere selvaggio ed assolutamente Panico.
Il Dio è spesso accompagnato da Satiri, asini e tori
rappresentati con i falli eretti e molti personaggi delle sue processioni
suonano il flauto.
Chiunque abbia visitato il museo archeologico di Cagliari o
abbia sfogliato un libro di archeologia sarda ha sicuramente notato il famoso
bronzetto del “suonatore di Ittiri”, che suona uno strumento a fiato simile
alle Launeddas e mostra il fallo eretto.
Non intendiamo dire che il culto greco di Dioniso sia nato in Sardegna, siamo però convinti che alla base vi fosse un'unica matrice culturale mediterranea facente capo alla nostra Isola. Nei prossimi post intendiamo argomentare questa nostra teoria comparando il culto dionisiaco ai vari fenomeni della cultura sarda che, a nostro avviso, sono ad esso direttamente collegati.
In ogni caso un concetto così complesso come quello del Dioniso merita una trattazione più approfondita e ci ripromettiamo di analizzarlo in maniera appropriata.
Fabrizio e Giovanna
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