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I miti, essendo nati nel momento in cui gli uomini hanno sentito l'esigenza di interrogarsi sulle ragioni ultime di quanto li circondava, rappresentano un formidabile strumento di conoscenza e di appropriazione della realtà, non solo perché consentono di spiegare alcuni aspetti del reale e di risolvere alcune contraddizioni insite in esso, ma anche perché propongono modelli esemplari ai quali ispirarsi in tutte le attività umane più significative. I miti costituiscono quindi il mezzo privilegiato per conoscere a fondo la società che li ha elaborati, poiché di quest'ultima essi esprimono compiutamente la peculiare visione del mondo, ovvero gli ideali, le speranze, i valori, le paure: i racconti mitici sono assolutamente veritieri e sacri secondo la società che li crea. Tentando di fornire una spiegazione del reale, i miti assolvono quindi in un primo momento il ruolo caratteristico della scienza, della teologia e della filosofia. La creazione dei miti non è patrimonio esclusivo di alcuni popoli: tutte le culture hanno elaborato e tramandato racconti mitici, spesso aventi diversi punti di contatto. I miti quindi permettono anche di individuare, al di là delle differenze storiche, geografiche, strutturali, i dati essenziali dell'esperienza umana.
"Il mito è dunque un ingrediente vitale della civiltà umana; non favola inutile, ma forza attiva costruita nel tempo" (Bronislaw Malinowski) Nella fase più antica della civiltà greca il mito assolve precisamente alla funzione di spiegazione e di giustificazione della complessità del reale. Data l'originaria funzione esplicativa dei miti greci, non sorprende che i "racconti delle origini", che spiegano lo stato del mondo, occupino un posto centrale (le cosmogonie ad esempio narrano la creazione dell'universo mentre le teogonie descrivono la nascita delle divinità). Vi sono poi miti che raccontano la creazione della specie umana, altri che spiegano i fenomeni naturali presentandoli come effetti e conseguenze di azioni divine, altri ancora ricostruiscono la genesi di un evento storico o di una istituzione, di una città, di un rituale. Accanto ai racconti delle origini si pongono i racconti delle avventure degli dei i quali talvolta lottavano tra loro o intervenivano nel mondo degli uomini per punirli o favorirli, insieme ai racconti delle gesta degli eroi, esseri straordinari nati spesso dall'unione tra un dio e un essere umano. Tuttavia già i Greci sottoposero per primi i miti a una riflessione critica, una sorta di razionalizzazione volta a eliminare gli aspetti più inverosimili per cercare di isolare il nucleo di verità che contenevano mentre in altri casi la critica esercitata dai Greci fu una vera e propria condanna. Celebre è il caso di Platone che non solo definisce i miti delle "finzioni" che allontanano gli uomini dalla verità, ma ne sottolinea anche la pericolosità per l'educazione dei giovani rappresentando gli dei in maniera fuorviante, poiché a essi vengono erroneamente attribuite azioni che gli uomini condannano come il furto e l'adulterio. Si comprende perché allora si cominci a fare una distinzione a partire dal V secolo a.C tra mythos e lògos:se il lògos è l'argomentazione razionale, il mythos è un discorso menzognero e irrazionale, irreale e fantastico. È importante tuttavia sottolineare che comunque, una volta esaurita la funzione esplicativa, il mito diviene occasione per riflettere sul mondo e sull'uomo. Basti pensare alla tragedia classica che riprende il mito per dimostrare la precarietà della condizione umana, il rapporto tra umano e divino, la conflittualità con il reale.I miti sono quindi lo specchio della società che li elabora e che custodiscono al loro interno i valori centrali della collettività. È possibile un raffronto tra miti antichi e moderni? I miti moderni sono sicuramente diversi dai miti antichi perché i valori che essi incarnano sono certamente diversi da quelli del passato e spesso più effimeri dal momento che, in una società fondamentalmente consumistica come quella contemporanea, essi sono sostituiti e ridisegnati di continuo.
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