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Il modello Carrara

Creato il 10 novembre 2014 da Albertocapece

marina-di-carrara-2La rivolta dei carrarini è esplosa quando si è scoperto che gli argini del torrente Carrione erano di polistirolo a mala pena coperto da un centimetro di cemento. La plastica delle beffe è la goccia che ha fatto traboccare il vaso (siamo pur sempre in tema di alluvioni), ma certo non l’unica causa di un dissesto idrogeologico e di un incuria totale che va vanti da decenni, che man mano ha fatto precipitare la situazione e provocato 3 disastrose alluvioni in un decennio. Ora i cittadini hanno occupato il consiglio comunale con l’intenzione di non andarsene fino a che il sindaco Angelo Zubbani, non abbia dato le dimissioni.

Il fatto è però che il primo cittadino, come si diceva una volta, è stato eletto già nel 2007, riconfermato nel 2012 e in precedenza a partire dal 2002 è stato nientemeno che assessore all’assetto del Territorio, cioè direttamente responsabile. Insomma non solo è sopravvissuto politicamente all’alluvione del 2003 e a quella del 2012, ma è stato costantemente premiato. E lo sarà ancora, se è vero che l’annunciata regalia regionale di 5000 euro per la metà delle famiglie alluvionate, verrà gestita direttamente da lui: il sistema politico non può tollerare licenziamenti in tronco.

Non ci vuole molto per trasporre le linee essenziali il modello Carrara sul Paese intero: le logiche di un piccolo centro dove gli interventi essenziali sono trascurati in favore di altro, dove i soldi, anche quando ci sono, non vengono spesi in attesa di contrattare i lavori o di favorire gli amici, oppure depistati su cose più  lucrose e allettanti, dove si paga il polistirolo per cemento senza che nessuno sia dia la pena di controllare, è la stessa delle grandi opere, delle semplificazioni, del concerto politico affaristico, delle Porsche da 200 mila euro che si affollano alle cene con Renzi e la cui manutenzione alla fine viene pagata dai cittadini tramite i favori che i fortunati automobilisti chiederanno. La dinamica è certo differente e più complicata della rete di consenso spicciolo che si può formare in un piccolo centro, dove si gestiscono interessi immediati, piccole carriere d’apparato, dehors,  permessi lottizzazioni e palazzine del piano regolatore, ma la logica di fondo è la stessa: non la soluzione dei problemi che comporterebbe delle scelte, ma la creazione di una articolazione clientelare  in grado di supportare la permanenza al potere. Su grande scala c’è solo la difficoltà di creare pseudo interessi per intrappolare le vittime.

Non c’è dubbio che il modello locale abbia una stabilità a tutta prova, supportata dal sistema elettorale “innovativo” dei Comuni,   che purtroppo gli argini non hanno, ancorché anche in questo caso più che politica si trova polistirolo. Ed è per questo che Renzi pensa al sindaco d’Italia, per trasporre e pantografare questo schema di efficiente immobilismo sul piano nazionale. Fino a che non arriverà l’alluvione.


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