Intervista all’amministratore Delegato Cisco Italia Agostino Santoni
dobbiamo prendere consapevolezza che la tecnologia è parte integrante di ogni elemento della nostra vita e di ogni mercato in cui un’azienda voglia muoversi (Agostino Santoni)
di Alessandro Ligas
Storicamente, i primi passi che abbiamo compiuto per la creazione di una rete di oggetti, si possono riconoscere nella rivoluzione industriale quando, attraverso l’automazione, si sono meccanizzati compiti ed azioni ripetitive. Ma gli oggetti erano ancora “chiusi” in se stessi e non c’era una reale comunicazione tra loro. L’oggetto non interagiva con il mondo circostante.
L’internet of things permette alle “cose” di far parte di una rete, di una “comunità” divenendo riconoscibili, con un’identità, ed intelligenti (in quanto comunicano dati su se stessi e accedono ad informazioni aggregate). L’IoT rappresenta le infinite possibilità di interazione che vi sono tra il digitale e l’analogico, ovvero tra le cose fisiche e le potenzialità della rete.
Attraverso l’IoT si è innescato un processo che ci sta portando sempre di più ad una completa trasformazione digitale della nostra vita. Un processo che è in grado di rivoluzionare completamente la progettazione e l’erogazione dei servizi, la produzione degli oggetti ed inoltre ci da la possibilità di eliminare o assottigliare le distanze fisiche, generando nuove opportunità e nuovi modelli di business.
L’IoT porta con sé un vero e proprio nuovo scenario dandoci l’opportunità di leggerci e di leggere il mondo da nuove prospettive: cambiare i paradigmi con cui leggiamo la realtà. Questo non significa soltanto modificare il nostro rapporto con gli oggetti, ma anche cambiare il nostro modo di leggerci dando un valore nuovo al modo di rapportarci agli altri, alla condivisione di esperienze e di progetti aprendo nuove frontiere all’innovazione sociale.
Nessuna regione italiana è immune da questa trasformazione specialmente una regione come la Sardegna dove la “tecnologia è un importante asset”.
Attraverso l’IoT c’è la possibilità di connettere persone, processi, dati e cose, come definirebbe ciò che sta accadendo in Italia?
In Italia, come nel resto del mondo, l’Internet of Everything sta introducendo un elemento di cambiamento dirompente nello scenario economico, tecnologico, sociale, che ha la portata di una nuova rivoluzione industriale. Oggi in Italia siamo giunti al momento della consapevolezza: si parla di Internet of Everything e di Internet of Things a 360 gradi, in tutti i settori, dalle imprese alla pubblica amministrazione. Questo avviene perché il valore della possibilità di connettere “persone, processi, dati e cose” è evidente e sta generando nuovi progetti, start-up e servizi; ciò che è possibile realizzare è già presente nella nostra vita quotidiana – nelle nostre auto interconnesse al web, nelle app che ci consentono di gestire mondi fisici come gli impianti delle nostre case dallo smartphone, nei “braccialetti” che ci consentono di “misurare” noi stessi, come dormiamo, come ci muoviamo ad esempio. L’Internet of Everything sta agendo come un “ariete” che abbatte le resistenze all’innovazione, producendo un cambiamento anche culturale.
Quali sono gli strumenti che il nostro paese ha a disposizione per crescere, e cosa ci serve per avere il coraggio di prenderli in mano e di usarli?
L’Internet delle Cose esiste già da tempo, ma oggi il progresso tecnologico amplia la portata del fenomeno, conferendo agli oggetti in Rete sempre maggiori capacità: capacità di riconoscere il contesto e agire di conseguenza, maggiore potenza di calcolo, maggiore autonomia energetica. Tutto ciò si intreccia con l’evoluzione di trend che le imprese di tutto il mondo ben conoscono, come la consumerizzazione dell’ IT; il crescente ricorso al cloud; il tema del Big Data. Questi sono gli strumenti tecnologici e i trend che il nostro paese può cavalcare, e che sta già in parte vivendo. Il coraggio di prenderli in mano e di usarli è qualcosa che dobbiamo darci noi prendendo consapevolezza che la tecnologia è parte integrante di ogni elemento della nostra vita e di ogni mercato in cui un’azienda voglia muoversi: per usarli dobbiamo scegliere di investire, scegliere di fare della tecnologia la chiave per cambiare la propria azienda, il modo di lavorare. Ci può servire molto l’esempio: l’esempio di chi ha già abbracciato la trasformazione tecnologica e racconta come lo ha fatto e cosa ha ottenuto. Un esempio basato sul racconto dell’innovazione, che mette al centro le persone che la hanno scelta e la praticano: questo è anche il senso del nostro Internet of Everything Forum.
Quali sono le prospettive che l’IoT offre all’Italia? E nello specifico alla Sardegna?
In partenza, dobbiamo riconoscere che connettere “persone, processi, dati e cose” consente ad una azienda, anche piccola, di guardare alle proprie risorse con occhi nuovi: si possono valorizzare i propri asset, le capacità delle proprie persone, le informazioni che si possiedono mettendoli in relazione in modo che prima non erano possibili. Non è detto che abbracciare l’Internet of Everything implichi investimenti ingenti: la varietà di tecnologie e di soluzioni disponibili è tale che affiancandosi ad un partner in grado di guidare nell’analisi delle proprie necessità e possibilità si può trovare sempre una soluzione sostenibile.
Non è un caso che siano sempre di più le aziende ICT nostre partner, ad esempio, che si stanno specializzando nelle tecnologie per l’Internet of Everything: è una rivoluzione che dà nuove prospettive al nostro comparto oltre che a tutta l’economia italiana. Vediamo poi che anche la nuova impresa, le start up per intenderci, stanno puntando molto sull’IoE: c’è chi sviluppa soluzioni tecnologiche in questi campi, e c’è chi usa il potenziale di interconnessione oggi possibile per creare nuovi prodotti e servizi, nuove comunità..
La Sardegna è una regione italiana che ha nella tecnologia un importante asset. Vi è nato uno dei primi operatori digitali, ospita realtà legate a grandi player del digitale. E’ fisicamente “lontana” dal resto d’Italia ma attraverso il digitale può eliminare questa distanza e si può creare opportunità di lavoro e di innovazione. A fine giugno 2014 ho avuto il piacere di intervenire a Sinnova, il salone dell’innovazione a servizio dell’impresa in Sardegna. Ho scoperto un mondo molto vivo e promettente: c’erano 128 aziende, makers, realtà che promuovono il trasferimento tecnologico e l’innovazione. Direi che l’Internet of Everything non può che fare bene!
A che punto è il percorso di trasformazione digitale del nostro paese? Cosa è cambiato rispetto a 12 mesi fa?
Rispetto a un anno fa, avvertiamo un grande fermento. Nel nostro settore ICT c’è movimento, gli investimenti nelle tecnologie centrali per l’Internet of Everything, come l’IoT, il Cloud hanno segno positivo. La svolta è a portata di mano e registriamo segnali incoraggianti anche dal punto di vista delle istituzioni, che stanno mettendo mano con maggiore decisione alla realizzazione dell’Agenda Digitale del nostro paese. E’ stato presentato un piano finalmente ambizioso per portare infrastrutture di rete adeguate, in banda ultralarga, a cittadini e imprese – e la disponibilità di infrastrutture di questo tipo è certamente una condizione base per sviluppare in modo completo il potenziale dell’IoE.
Certo, l’Istat ci ha appena detto che ancora oltre il 30% degli italiani non ha accesso alla rete: è possibile che chi non vi accede non ne percepisca l’utilità, le possibilità, non vi si avvicini perché non “sente dire” abbastanza che in rete si possono fare cose utili per le proprie esigenze o che le tecnologie possono servire a creare nuovo lavoro, nuove possibilità. Il fermento attuale è anche un importante ingrediente perché venga stimolata la domanda di chi non usa la rete o la usa poco: affiancato ad una opera di evangelizzazione e formazione, anche attraverso gli 8.000 digital champion che si vogliono avere in ogni comune d’Italia, questo fermento potrà essere decisivo per il nostro futuro perché sono le persone il cuore dell’Internet of Everything.
Cosa ci riserva il futuro?
Dal punto di vista delle tecnologie, tutti gli analisti più importanti individuano nell’Internet of Things un’area che conoscerà la più grande evoluzione ed espansione, con un impatto a cascata su molti settori economici e sulla vita delle persone. Inoltre, non possiamo che aspettarci l’intensificarsi della convergenza di information technologies, telecomunicazioni, tecnologie di data networking come importanti conseguenze che porteranno chi opera nell’IT ad espandersi ben oltre i propri tradizionali orizzonti, anche sotto la spinta di una domanda da parte delle imprese che vede sempre più protagonisti degli investimenti settori del business diversi dall’IT: penso alle risorse umane, al marketing e CRM ad esempio. Si tratta di sommovimenti che hanno impatto diretto anche sulla vita delle persone, ad esempio sul futuro lavorativo: già oggi si stima che il 90% di tutte le professioni richieda un qualche grado di competenza tecnologica, il che deve certamente farci immaginare un futuro in cui nessuno possa trascurare una formazione in questo campo.
Un panorama di questo tipo porta con sé evidentemente un grado di complessità gestionale e operativa senza precedenti: l’Internet of Everything funzionerà solo se sarà supportato da soluzioni in grado di ridurre la complessità – se pensiamo che nel 2018 i dispositivi di qualsiasi tipo connessi alla rete saranno più di 20 miliardi – e soprattutto in grado di realizzare la “promessa” della gestione e dell’analisi in tempo reale della grande massa di dati che deriverà da tutto ciò.
Uno degli argomenti di cui si discute tanto, in relazione all’Internet delle cose, è il modo nuovo con il quale si dovrà ridefinire il concetto della sicurezza e di privacy, qual è la direzione che si sta prendendo?
La sicurezza e la privacy sono un elemento fondamentale di tutta l’evoluzione tecnologica legata all’Internet delle Cose. Non può esservi successo se non si stabilisce in partenza un livello di protezione adeguato, e se non si affrontano efficacemente le minacce che possono venire dall’accesso a “oggetti fisici” connessi in rete. Per questo la cybersecurity sta diventando un elemento di grande importanza in un numero crescente di settori industriali ed economici.
Guardando agli utenti delle soluzioni e servizi realizzabili tramite l’Internet of Everything, le persone più avvertite si stanno già ponendo domande importanti riguardo ai dati del proprio mondo personale che si riversano in rete attraverso le “cose” connesse, ma la maggioranza delle persone che vivono il mondo online forse non ne ha una piena consapevolezza. Questo è un bene, perché la domanda di privacy e sicurezza impone di creare relazioni chiare e trasparenti: impone alle aziende di chiarire e delimitare l’uso dei dati, la loro portata e la loro granularità. Più che mai in questa area è fondamentale una opera di formazione e di diffusione delle competenze perché presto vedremo l’IoT diventare una tecnologia mainstream.
Le persone devono imparare a conoscere gli strumenti a disposizione per scegliere come e cosa condividere, imparare a valutare le policy di sicurezza proposte loro da chi offre prodotti e servizi: solo in questo modo si potrà assicurarsi che il trade off tra ciò che “diamo” di noi e ciò che otteniamo grazie a questo sia equilibrato.
Cambiare i paradigmi con cui leggiamo la realtà significa non soltanto modificare il nostro rapporto con gli oggetti che ci circondano, ma anche cambiare il nostro modo di leggerci dando un valore nuovo al modo di rapportarci agli altri, alla condivisione di esperienze e di progetti. Un modo nuovo di fare networking che modifica le relazioni e che traccia un nuovo quadro di diritti cambiando il mercato del lavoro ed il modo di fare business. Attraverso l’IoT riusciremmo mai ad avere un rapporto diverso, rispetto a quello attuale, con chi ci siede vicino?
L’avvento dell’Internet of Everything è un fattore abilitante anche per l’emergere di nuovi modelli economici e sociali. L’economia collaborativa è una realtà che si sta diffondendo anche perché oggi possiamo creare più facilmente gli strumenti per condividere e fare interagire fra loro mondi differenti, e usare i servizi così creati in modo semplice. Si aprono nuove frontiere per l’innovazione sociale: siamo costantemente interconnessi, e le esperienze possono essere condivise, replicate, riutilizzate.
Il lavoro già oggi in molte realtà non è più lo stesso: collaboriamo a distanza, ci portiamo il nostro ufficio “in tasca” e sempre più spesso non abbiamo neanche bisogno di avere un device aziendale, perché possiamo usare il nostro device preferito per lavorare. Questo naturalmente porta l’esigenza di cambiare la cultura professionale in modo tale da potere sfruttare le opportunità in modo corretto. Adesso abbiamo più scelta, più possibilità di connetterci con le altre persone e possiamo scegliere di condividere molta più parte del nostro mondo: questo ci proietta in molte più comunità e può arricchire di senso la relazione che abbiamo con le persone anche nel mondo virtuale.
Quali sono le tre principali azioni che dovrebbero attuare le istituzioni per supportare lo sviluppo dell’IoT e delle aziende che operano in questo campo? e come possono agevolare la trasformazione digitale?
Le azioni necessarie sono tutte quelle azioni che creano un humus favorevole all’evoluzione tecnologica e all’adozione della tecnologia nelle aziende.
Sicuramente continuare a lavorare sull’infrastruttura per portare ad una parte sempre più grande della popolazione, in ogni modo possibile, reti in banda ultralarga.
Poi incentivare la ricerca e gli investimenti in tecnologie abilitanti, anche attraverso l’accesso ai fondi che l’Europa mette a disposizione, ed incentivare la creazione di nuovi servizi e soluzioni per il cittadino aprendo il più possibile i propri “giacimenti” di dati e informazione per trasformarli in strumenti di innovazione.
Ed infine investire con decisione nella formazione e nella cultura digitale, fare capire a chi ne è lontano i benefici, e fare di più che “insegnare a usare il computer”. Si tratta di introdurre ogni volta che sia possibile, nella scuola, nella formazione professionale le competenze legate alla programmazione e al “making” che oggi sono accessibili a tutti grazie a strumenti a basso costo come Arduino e software quanto mai semplici rispetto al passato; e in relazione a quanto abbiamo detto sul tema della privacy e sui cambiamenti del nostro mondo relazionale e personale, educare ad un uso sicuro e consapevole delle grandi opportunità a disposizione. Queste azioni sono anche quelle che agevolano la trasformazione digitale.
Cosa vuol dire per voi innovare?
Il “motto” di Cisco è da diverso tempo “changing the way we live, work, learn and play”. Abbiamo appena celebrato il nostro trentesimo compleanno – ed i vent’anni di presenza in Italia – e scorrendo a ritroso la nostra storia posso dire che per noi innovare è la base del nostro business: un cambiamento basato sulla ricerca e sviluppo, sul lavoro di squadra, sulla costante volontà di interrogarsi sul futuro attraverso il dialogo con i clienti, con i partner e con il mondo esterno. Innovare per noi significa non temere di muoversi verso nuovi mercati, come abbiamo fatto nel tempo sviluppando partnership o acquisendo aziende in mercati adiacenti ai nostri mercati chiave; e significa investire oltre 5 miliardi di dollari all’anno in Ricerca e Sviluppo, valorizzando le eccellenze mondiali come i laboratori di ricerca sulla fotonica che abbiamo qui in Italia.
In un “tweet” cosa consiglia a chi vuol fare impresa nell’ambito IoT?
Studiate, cercate i partner giusti e buttatevi. Il momento è adesso.
La Ringrazio
Di tutto questo e di altro ancora si parlerà a Milano il 28 gennaio prossimo a Milano presso il MiCO – Centro Milano Congressi – durante la seconda edizione dell’Internet of Everything Italian Forum dove si mostrerà come si sta attuando la rivoluzione e l’impatto sorprendente sulle nostre vite dell’Internet of Everything.
L’Internet of EverythingItalian Forum è organizzato da Cisco Italia in collaborazione con Intel e con la sponsorizzazione di Schneider Electric, Rockwell Automation e Hitachi.
L’evento è dedicato in ricordo di Marco Zamperini, e a sostegno del #funkyprize dedicato ai giovani innovatori italiani.
La partecipazione è gratuita, previa registrazione https://www.ciscolivemilan.com/portal/createAccount.ww