Magazine Diario personale

Il mondiale dimenticato

Da Astonvilla
IL MONDIALE DIMENTICATO
Prodotto dalla Verdeoro di Daniele Mazzocca è un film in forma di documentario che riporta alla luce alcune pagine sbiadite della nostra memoria collettiva, mettendo assieme preziosi materiali d’archivio (tra cui rari filmati inediti di CinecittàLuce), ricostruzioni storiche, suggestioni letterarie che rimandano allo scrittore argentino Osvaldo Soriano e testimonianze molto autorevoli, come quelle di Roberto Baggio, Gary Lineker (bomber inglese degli anni ‘80-’90), Joao Havelange (Presidente Onorario della Fifa), il giornalista e scrittore Darwin Pastorin e lo storico argentino Osvaldo Bayer. Un divertito e divertente viaggio tra Europa ed America Latina, tra realtà e fantasia, dove si intrecciano cronache sportive, tanghi argentini, conflitti razziali e rivalità amorose, tenuti insieme dal rigore formale del documentario e capaci di appassionare il pubblico come un vero thriller a sfondo storico.
Grazie a lunghi anni di paziente lavoro, muovendosi in una zona d’ombra della storia del calcio e della Storia del XX secolo, in bilico fra lo stile rigoroso del documentario e lo spirito del cinema, il film racconta le vicende del campionato mondiale di calcio del 1942, mai riconosciuto dagli organi ufficiali dello sport, rimasto per decenni avvolto nella leggenda senza che se ne conoscesse il vincitore.
Il Mondiale del 1942 non figura in nessun libro di storia ma si giocò nella Patagonia Argentina". Lo scriveva il grande Osvaldo Soriano nel 1995 in "Pensare con i piedi". E' Il mundial dimenticato, frutto di quattro anni di lavoro, viaggio nel tempo che riporta alla luce - anche grazie al ritrovamento di straordinari materiali filmici dell'epoca, alcuni conservati negli archivi di Cinecittà Luce - l'epica di un avvenimento fortemente voluto dal Conte Vladimir Otz, mecenate stravagante e visionario emigrato in Argentina negli anni '30 che, in risposta agli orrori del cosidetto mondo "civilizzato", organizzò in Patagonia un vero e proprio mondiale di calcio nel 1942 (anno in cui la FIFA, come per la successiva edizione del '46, sospese la competizione "ufficiale" a causa della guerra in corso).
Raccontato attraverso le parole del più esperto ricercatore sul tema, il giornalista argentino Sergio Levinsky, il film prende le mosse dal ritrovamento di uno scheletro con la macchina da presa negli scavi paleontologici di Villa El Chocon, nella Patagonia Argentina: i resti umani appartengono a Guillermo Sandrini, cineoperatore di origini italiane assoldato - come svela una lettera del conte Otz a Jules Rimet - per "filmare i Mondiali in modo memorabile e rivoluzionario". Cosa che avvenne realmente, con tecniche che già 70 anni fa anticipavano le attuali "spider-cam" utilizzate sui campi di gioco da alcune emittenti satellitari: dalla "camera fluctuante" alla "trampilla", fino alla "cine-pelota" e al "cine-casco", Sandrini incarnò la risposta estetico-politica alla Leni Riefenstahl dei Giochi Olimpici di Berlino del '36, trovando la morte proprio durante la finale del mundial, flagellata da un violento temporale e da una drammatica alluvione che, fino ad oggi, "congelò" nella memoria il risultato tra la rappresentativa tedesca (nazista) e gli indios Mapuche sull'1 a 1.
Ma quel mondiale, caratterizzato non solo dalla partecipazione di giocatori non professionisti (operai, minatori, scavatori, ingegneri, militari, pescatori, esiliati e rivoluzionari in fuga) e dall'arbitraggio "con pistola" di personaggi che meriterebbero una letteratura a parte (il conte Otz assoldò addirittura William Brad Cassidy, figlio del più celebre Butch, che proprio come il padre dopo aver rapinato banche e assaltato treni, collezionando taglie in 5 diversi paesi dell'unione, si rifugiò in Patagonia), precursore se vogliamo della storica Italia-Germania del '70 (anche se l'esito fu differente, 3 a 2 per i teutonici grazie ad un arbitraggio che, ancora oggi, il terzino destro Antonio Battilocchi - allora operaio alla diga che poi l'alluvione spazzò via - definisce "scandaloso"), non poteva finire così. Mai riconosciuto dalla FIFA, sepolto nella memoria del tempo (e del fango), il mundial - emblema di un calcio che ancora profumava di leggenda - ebbe invece un vincitore: sepolto per decenni nella cinepresa di Sandrini, riportato in vita sul grande schermo di una saletta a Buenos Aires. "Campeones del Mundo!". Imperdibile.

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