Francesco Bianconi come immaginavamo ha scritto il suo primo romanzo e glielo pubblicano quelli di Mondadori. E’ giusto, ci sta, rappresenta un passaggio fondamentale per la messa a fuoco di un personaggio che, anche a livello di marketing fa dell’intellettualismo e di un atteggiamento radical chic , di cui non fa mistero nemmeno lui tra le pagine del libro, la sua carta vincente.
Sia ben chiaro, il romanzo è scritto bene e di certo piacerà a tutti i suoi fan già acquisiti meritatamente con i Baustelle e conquisterà anche nuovi giovani accoliti che da poco si affacciano al magico mondo glamour pop italico. Gli elementi ci sono tutti, ma proprio tutti tutti. Droghe come se piovesse, vite sprecate, belli e dannati, fotomodelle rincoglionite, attricette e attricione, scrittori sfigati, musicisti di successo, terroristi e poi citazioni infinite di gruppi rock, punk, funk, di registi cult, di locali cool, di personaggi freak, di gente hype, con tremendi down post sbornia. C’ è tutto. Hanno proprio pensato a tutto quelli della Mondadori. Viene citato anche Tarantino e il suo pupillo Rodriguez (è curioso che ancora oggi, per tingere di glamour il proprio libro sia necessario citare i due pulpissimi registi) e viene citato Carlo Pastore diventato ormai capro espiatorio di un certo modo di essere “voglio ma non posso” in Italia e bersaglio prediletto di chi “figo lo è veramente“; ci sono all’inizio di ogni capitolo frasi tratte da grandi scrittori (Sascia) grandi poeti (Montale) ma anche Paolo Villaggio (la commistione tra cultura alta e cultura bassa funziona sempre) e note a piè di pagina (che fa tanto tanto post modermo).
Di seguito, due elementii che mi sono piaciuti molto: sul finale il gioco che fa il protagonista Alberto stendosi sul piazzale della Stazione Centrale di Milano, fingendosi morto, per vedere se riesce a passare inosservato anche così (cosa che puntualmente accade) e l’intervista, cui assiste, ad un musicista italiano molto in voga, Francesco Bianconi stesso, il leader dei Baustelle, che resterà poi coinvolto durante un party tutto bollicine e lustrini in un attentato terroristico. Un’ idea molto riuscita quella di autocitarsi in un virtuosismo postmoderno che ha anche l’effetto di sdrammatizzare un’impalcatura che rischia di giocare troppo con gli stereotipi Tondelliano-giovanilisti. Ho citato prima il protagonista del libro, Alberto, un ragazzo della profonda provincia toscana, sensibile, colto, con problemi di erezione (come tutti gli intelettuali che si rispettino…) che decide di trasferirsi nella metropoli bastarda per fare fortuna come giornalista. In realtà la vera protagonista di questo libro è proprio la metropoli bastarda, Milano con le sue luci e le sue ombre; una città per la quale Bianconi prova chiaramente un rapporto di odio e amore essendo il coagulo di tutti i vizi e aberazzioni, ma anche opportunità della nostra stravagante società dello spettacolo.
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