Da
Pambianconews
Si
è tenuta a febbraio la conferenza stampa indetta
congiuntamente
daADI,
Confindustria, Indicam, Assarredo, Assoluce, Fondazione
Altagamma,
Fondazione Valore Italia, Fondazione ADI e
CNAC(Consiglio
nazionale
Anticontraffazione) contro gli emendamenti che prorogano di
altri 5
anni il diritto alla copia dei prodotti di chiara fama
creati prima
del 2001.
Il
cosiddetto emendamento
Nannicini(che porterebbe a 15
anni
la moratoria sull’applicazione della protezione del diritto
d’autore
delle opere di design), già approvato dalla Camera e ora al
vaglio
al Senato, oltre a calpestare il diritto degli autori,
contraddice
una Direttiva comunitaria motivo per cui lo scorso 27
gennaio la
Corte di Giustizia ha messo in mora l’Italia, escludendo la
legittimità della moratoria decennale.
“Si
tratta di un tema – spiega l’avvocatoCesare
Galli– di cui si parla dal
2001,
quando fu introdotta la prima norma che concedeva una
moratoria di
10 anni per il via libera ai contraffattori. Da allora
questa
moratoria subì diverse modifiche finché Assoluce ne chiese
la
remissione alla Corte di Giustizia europea che emise la
sentenza che
fissava come termine massimo i 5 anni per la
moratoria”.
Il
presidente di ADI, Luisa
Bocchietto, nel suo ruolo di moderatrice
della
conferenza spiega che l’incontro ha l’obiettivo di rendere
nota a
tutti la “situazione grave in cui ci troviamo, perché
bisogna
riconoscere che il design è creatività e che l’originalità è
un
valore che va tutelato”.
“Agli
imprenditori – affermaClaudio
Lutidi Assarredo – si chiede
di
investire e innovare, ma le istituzioni non devono lasciarci
da
soli. Chi lavora per il design investe in ricerca, crea
posti di
lavoro, promuove l’immagine del nostro Paese nel mondo. Chi
da anni
sfrutta la creatività originale con la produzione di copie,
invece,
danneggia e deruba il design italiano. Le istituzioni quindi
devono
schierarsi in favore dell’originalità e tutelarla”.
“L’incertezza
della posizione istituzionale – spiega inoltre l’avvocato
Giovanni
Casucci – ha ricadute sui mercati esteri di sbocco. La Cina,
ad
esempio, si basa sulla reciprocità, ossia garantisce in Cina
gli
stessi diritti garantiti alle aziende dalle loro nazioni di
provenienza. Vogliamo che all’estero passi il messaggio che
in
Italia lottiamo contro la contraffazione e a favore della
tutela
della proprietà industriale”.
“A
proposito di Cina, spesso ci lamentiamo delle copie che
arrivano da
lontano, e non ci rendiamo conto che i veri contraffattori
sono gli
italiani”, commentaPiero
Gandinidi Assoluce. “L’Italia,
infatti, è tra i primi 4 Paesi contraffattori al
mondo”.
Dopo
una carrellata in cui sono state esposte le varie
problematiche del
mondo del design e dell’arredamento la parola è passata aDaniela
Mainini, in rappresentanza del Governo
essendo al
vertice di 11 Ministeri del Centro Studi Anticontraffazione,
che ha
indicato qual è la strada da seguire: avere uno sguardo
europeo e
rimanere nei limiti dei 5 anni voluti dal Comitato Europeo
perché
“sebbene all’estero ci considerino la culla del design e
della
creatività, non hanno altrettanta fiducia nella tutela che
garantiamo ai prodotti e questo può portare a disincentivare
gli
investimenti nel nostro Paese da parte di aziende
estere.”
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