2007: O’ Horten di Bent Hamer
Presentato a Cannes 2008 nella sezione Un certain renard, ha ricevuto lodi a non finire dall’intera critica.
“…eccentrico, piacevole, intelligente, ben recitato e ben diretto, ha un umorismo, una sensibilità rara, e non si prende gioco dei vecchi” (La Stampa), “Il mondo di Horten ha le qualità degli altri film di Hamer: bizzarria visiva, humour a miccia lenta, morale nascosta ma persistente. Un conforto, di questi tempi” (Il Messaggero), “I 90 minuti del film risultano godibili perché pieni di grazia e leggerezza” (Il Giornale), “Un film diretto in maniera superba dal talentuoso regista norvegese” (Movieplayer).
Il protagonista è un uomo che, dopo aver trascorso -con immutabile routine- l’intera vita sui treni, va in pensione, finalmente libero dalla monotonia e dalla estrema meticolosità finora seguita: abituato alla certezza dei binari e degli orari dovrà ora affrontare un mondo incerto e impreciso che gli offre l’occasione di incontri che definire bizzarri è poco. Un uomo che di fronte al caos dell’esistenza sembra non reagire, rimanendo un osservatore oggettivo e imperturbabile (non per niente Bent Hamer è stato definito “regista dell’impassibilità” assimilandolo a Tati, Jarmusch, Kaurismaki…). Ma è semplice apparenza: l’ex-ferroviere (e noi insieme a lui) scoprirà con lieto stupore tutta un’umanità, “un’umanità varia e singolare, che ancora riesce a emozionarsi, a sorridere, ad avere piccoli gesti di solidarietà” (Luisa Ceretto).
Un film delicato e leggero (all’apparenza), ironico e surreale (molte immagini richiamano René Magritte), a tratti poetico e fiabesco: una boccata d’ossigeno di fronte a tanto cinema fracassone e frenetico che forse non tutti gradiranno ma che consente allo spettatore più sensibile qualche giusta dose di meditazione.
Perfetto Baard Owe, da lodare senza riserve.
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