Il Mondo di Suzie Wong o il passaggio del tempo

Creato il 19 novembre 2014 da Dragor

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   MI PIACE vedere dei vecchi film di notte. La notte è uno spazio propizio alla fiction perché la pressione della realtà è più leggera. Uno spazio magico che si può riempire con la fantasia senza il rischio di essere traumaticamente richiamati a risolvere qualche stupido problema come quelli che la cosiddetta realtà oggettiva sforna a getto continuo. Così l'altra notte sono finito su Il Mondo di Suzie Wong, un vecchio film americano del 1960, un'ignobile sbrodolata romantica. Ho trovato due soli motivi d'interesse.
  

  IL PRIMO, poiché gli esterni sono girati sul posto, si può vedere la Hong Kong del 1960. Le vie, i traghetti, il porto, i bus e soprattutto le colline non ancora irte di grattacieli come oggi. Al loro posto c'erano delle favelas al cui confronto quelle di Rio sembrano Knightbridge.  
  

   SECONDO MOTIVO, l'abbigliamento.  William Holden, che nel film è un pittore, circola per Hong Kong in completo grigio,  camicia bianca e cravatta.  Una tenuta che inchioda decisamente il film a un'epoca lontana  nella quale l'abbigliamento casual faceva i primi timidi passi e non si era ancora generalizzato, tanto che un artista si veste come un impiegato di banca. E a Hong Kong oltre a tutto.
  

   M A UN CERTO PUNTO succede una cosa interessante. Suzie Wong sparisce e sappiamo, come, nei film dell'epoca, decadono gli uomini che perdono l'anima gemella e vanno disperati alla sua ricerca.  Capelli arruffati, abiti spiegazzati, barba lunga, niente cravatta, camicia sbottonata. Questo è il look di William Holden mentre cerca Suzie Wong per tutta Hong Kong. E questo look mi ha dato una strana impressione di modernità. Mi sono scervellato per scoprire la ragione e finalmente ce l'ho fatta. Ma certo, sembrava il look di un mannequin Armani!
  

  IL BARBONE di ieri è il mannequin di oggi. Segno di un allentamento delle pressioni formali. E forse, potrebbe pensare qualcuno confrontando i rigidi codici comportamentali di allora con il generale permissivismo di oggi, anche di quelle morali.
  

     Dragor


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