Il mondo di Vesta

Creato il 21 ottobre 2011 da Sabrinamasiero


Disponibile sul sito della NASA: http://dawn.jpl.nasa.gov/multimedia/images/earthdawn_300.jpg . Cliccare per ingrandire.

La sonda DAWN della NASA sta continuando ad inviare immagini dall’asteroide Vesta, intorno al quale continuerà a ruotare per circa un anno, per poi cambiare obiettivo e puntare il suo viaggio verso il più grande asteroide della Fascia degli Asteroidi, Cerere.

Le immagini che ci arrivano dalla sonda sono state ottenute dallo spettrometro Visible and Infrared Mapping Spectrometer (VIS), uno strumento dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e realizzato dalla Selex Galileo con la guida scientifica dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF).
VIS, insieme ad altri strumenti, sta mostrando dei particolari della superficie di Vesta con un dettaglio mai ottenuto prima, dettagli che stanno entusiasmando la comunità scientifica internazionale.

Nelle ultime settimane VIS ha osservato Vesta ad una distanza di 2 730 chilometri dalla sua superficie. Le immagini sono state presentate per la prima volta al Congresso Internazionale di Planetologia DPS-EPSC 2011 che si è tenuto a Nantes, Francia, dal 2 al 7 ottobre 2011.

Numerose sono le novità che riguardano l’asteroide e, immagine dopo immagine, la nostra conoscenza aumenta. “Stiamo imparando una serie di cose sorprendenti di Vesta, soprannominato da noi il più piccolo pianeta terrestre“, ha affermato Chris Russell, Principal Investigator della missione DAWN.

Come già si è osservato per i pianeti terrestri, quali Mercurio, Venere, la Terra e Marte, anche Vesta presenta sulla sua superficie degli antichi flussi di lava basaltica e un grande nucleo ferroso al suo interno. La sua superficie è composta da numerosi avvallamenti, striature, colline e da un’enorme montagna nel polo sud dell’asteroide, con dimensione maggiore dell’isola più grande delle Hawaii, che è anche la più grande isola sulla nostra Terra. Pare, dunque, che questa montagna, abbia un’altezza confrontabile con quella dell’Olumpus Mons, la montagna più alta su Marte e la maggiore del nostro sistema solare.

Le immagini di DAWN mostrano una superficie molto ruvida, più di quanto si pensasse inizialmente e molto più ruvida rispetto alla maggior parte degli asteroidi della Fascia Principale degli Asteroidi cui Vesta fa parte. Inoltre, le zone dell’emisfero sud sembrano essere più giovani rispetto a quelle dell’emisfero nord.

Combinando tre bande (A, B, C) è stata possibile ottenere quest’immagine di VIR. La banda A è identificata dal pirossene, basalto tipico della superficie dell’asteroide. I cambiamenti di colore mettono in luce una differente composizione di minerali della superficie. Si possono osservare molto bene una serie di crateri che potrebbero essersi formati in epoche differenti.

Sempre nella banda A, vicino al bordo inferiore del cratere e quasi nella parte centrale dell’immagine, si osserva un cratere minore, circondato da una zona luminosa, ancora in fase di studio. Due sono le possibili spiegazioni: potrebbe trattarsi di una zona più illuminata dalla luce del Sole oppure una zona con una diversa composizione rispetto alla zona circostante.

Per capire queste due differenti spiegazioni e cercare quella più plausibile si sono analizzati i dati di VIR. Passando alla seconda immagine, B, che rappresenta la stessa immagine ma nell’infrarosso, si osserva infatti che dallo studio della temperatura della superficie dell’asteroide nella banda a 5 micron (e i differenti colori rappresentano una mappa di temperatura della superficie), le zone più chiare sono più calde (fino a circa 270 K)  mentre quelle più scure sono quelle più fredde (con temperature che arrivano a circa 240 K).

La zona più vicina al bordo del grande cratere è scura, quindi più fredda e di conseguenza poco illuminata dalla luce del Sole rispetto al terreno circostante. Probabilmente quello che si osserva nella prima immagine, una zona molto luminosa, deve essere dovuto ad una differente illuminazione del suolo e non tanto a una differente composizione. Bisognerà capire perchè.

La terza immagine, C, ci dà un’informazione della natura della zona. Realizzata in falsi colori, è possibile osservare tre differenti classi di materiale che qui hanno colore rosa, blu e verde, legati a differenti composizioni ed età del materiale e a diverse forme e dimensiioni dei grani di cui è formato il materiale della superficie di Vesta.

Facendo uno zoom della zona più vicina al bordo inferiore del cratere nell’immagine C, si osserva una zona di colore verde, ben visibile sullo sfondo azzurro-blu, dovuta alla presenza di pirossene e al materiale presente e probabilmente con un’età più giovane (e dunque materiale che è rimasto esposto sulla superficie per un periodo più breve). Da questa immagine quindi si può dedurre la presenza di un’altra natura del materiale presente sulla superficie.

La superficie di Vesta sembra avere molte zone con queste caratteristiche e, visto che la sonda è in fase di survey, si cercherà in questi giorni di avere una visione complessiva di questo asteroide.

L’immagine in falsi colori qui sopra mostra un esempio di cratere su Vesta (a colori) confrontata con la stessa immagine in colori originali (bianco e nero) ottenuta dalla framing camera di VIR.

Dallo scorso luglio, da quando è entrata in orbita attorno all’asteroide Vesta, la sonda americana DAWN continua a raccogliere dati e immagini. Nell’ultimo periodo, avvicinatasi molto alla sua superficie, è entrata in orbita polare, in modo da osservare meglio la sua superficie. Dopo la prima metà di agosto, DAWN è entrato in orbita di survey, a 2 700 chilometri di altitudine, mappando l’intera superficie illuminata dal Sole, grazie a VIR.

Successivamente, la sonda è entrata in un’orbita a 680 chilometri dalla superficie ed entro questo mese la sonda riuscità a mappare l’intera superficie illuminata di Vesta con una risoluzione di circa 60 metri, un grande traguardo.

Angioletta Coradini, a capo del team dello spettrometro VIR, è morta tragicamente lo scorso mese di settembre, ma non prima di aver visto questo straordinario mondo e non prima di aver visto soddisfatta la propria volontà di dare i nomi delle vergini vestali ai crateri su Vesta.
Una grande donna che ho visto per l’ultima volta nel 2009 durante una delle sue numerose e interessanti presentazioni.

In occasione del meeting annuale della Geological Society of America (GSA 2011) il team della missione DAWN della NASA ha presentato gli ultimi risultati e dati raccolti dallo spettrometro VIR presso il Convention Center di Minneapolis, USA.

Sito del Geological Society of America (GSA 2011): http://www.geosociety.org/meetings/2011/

Sito di DAWN NASA: http://dawn.jpl.nasa.gov/

Sito dell’Agenzia Spaziale Italiana: http://www.asi.it/it/news/dawn_continua_a_svelare_i_segreti_di_vesta

Sabrina


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