Cari lettori,
Dopo tanto tempo ritorno qui. Per cercare di riprendere la navigazione, in cerca della rotta. Vivendo il mondo, con una bussola in mano, per tener fede ad una promessa.
Da diversi mesi (se non quasi un anno) non aggiorno quest’angolo che avevo deciso di aprire per parlarvi di come un semplice forestiero potesse vedere ed analizzare un mondo complesso in continuo cambiamento. Vi ho accompagnato dal Medio Oriente, passando per la Siria e l’Egitto durante le rivoluzioni arabe, vi ho reso parte della mia collaborazione con Dailystorm e dei miei articoli riguardanti la criminalità organizzata e qualche volta avete trovato prese di posizioni o semplici sfoghi verso un mondo che non gira mai per il verso giusto.
Dal maggio scorso (data dell’ultimo post) sono cambiate decisamente un bel pò di cose: innanzitutto ho per ora interrotto la collaborazione con Dailystorm poichè i miei impegni di animatore sociale e studente non mi permettevano di seguire al meglio l’evoluzione delle mafie e dell’antimafia con la dovuta attenzione. E stato un gran capitolo della mia umile vita da “giornalista” e ci tengo davvero di cuore a ringraziare la redazione per avermi concesso uno spazio di approfondimento su tematiche che ad oggi sono sempre più dibattute con confusione, sempre che vengano dibattute.
Durante questi mesi di assenza ho anche concluso il mio percorso di studi triennale, triennale in Scienze Strategiche, con la conseguente scelta di continuare gli studi seguendo un ramo più economico.
Nella vita sociale cresco tessendo reti sociali, spendendo il mio tempo tra Libera, associazionismo e un bel progetto di cui vi terrò aggiornati di volta in volta. Sto parlando di Fili di Canapa, un esperimento di giornalismo che arriva da lontano, da Pippo Fava e i suoi carusi e che sta muovendo i suoi passi da un annetto. Uno spazio che va popolato, uno spaccato del Canavese non sempre ripreso dalla macchina da presa dei media locali.
Da ottobre ho anche una vita “lavorativa”. Il mio primo impegno/impiego (anche se non è un lavoro) è il Servizio Civile Nazionale, grazie al quale sono sono volontario presso il Liceo Aldo Moro di Rivarolo Canavese.
Un’esperienza davvero formativa ed importante che vi racconterò più avanti tra i vari post.
Questo per dirvi che ho mollato la presa ma sento che è ora di ricominciare.
Cari lettori ho sempre usato questo spazio per raccontarvi asetticamente gli avvenimenti che avvenivano al di fuori ma passando i mesi e vivendo la vita ho capito che bisogna prender parte, non sedersi sulla riva e attendere che gli eventi scorrano di fianco a noi ma buttarsi e nuotare tra le rapide cercando di scegliere noi la via. Viviamo in un tempo dove la storia si ripete, le debolezze dell’uomo ritornano a galla, sembra tutto quanto scritto e nella nostra solitudine non abbiamo idea di come affrontare ciò che il mondo ci pone di fronte. Domande su domande affollano la nostra mente e non riusciamo a catalizzare l’alto numero di informazione che ci giungono da più parti. Allora iniziamo a vomitare, stacchiamo la televisione (o meglio, la guardiamo non approfondendo i temi), iniziamo a parlare con la pancia, perchè è ormai moda assodata.
Davanti a questo caos che si trova online aggiungerò qualche bite in più, qualche riflessione che nascerà dall’analisi degli avvenimenti secondo la mia prospettiva. Commenti sparsi non per perder tempo e fiato ma per cercare di riallineare le idee a me stesso condividendole con voi. Perchè il confronto è il sale della vita e credo sia ora di provare a confrontarmi con la realtà virtuale.
Ora vi chiedo uno sforzo: fermatevi a guardare questa fotografia.
Siamo su un campo della serie B Greca, una domenica come tutte le altre. I giocatori di entrambe le squadre si sono seduti al fischio d’inizio per protestare verso la condizione dei migranti in Grecia.
Ecco, di questa disobbedienza dobbiamo riempirci il cuore, perché un gesto così semplice è finito sulle pagine di migliaia di giornali ma la situazione non cambierà affatto. Sta a noi raccogliere queste opere di resistenza quotidiana e farne tesoro per non perdere la bussola e domandarci sempre dove la grande nave della Storia ci stia traghettando e cosa stiamo facendo nel nostro piccolo per farle cambiare rotta.
Da parte mia proverò a fare la mia parte, seguendo le parole di un giudice la cui memoria è a me cara. Diceva che ognuno deve fare la sua parte “per quello che può e per quello che sa”.
Questo il mio impegno.
Questa la promessa che avevo fatto ad una mia amica, continuare a raccontare il mondo e non fermarmi a guardarlo senza muovere un dito.
Un’amica che è stata schiacciata da questo mondo.
Glielo devo.
Ora avanti: un mondo da raccontare, una nave da riparare e una semplice bussola in mano.
Si (ri)comincia.
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