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Tra gli autori di manga più importanti ma anche più controversi si può annoverare senz'altro Go Nagai (al secolo Kiyoshi Nagai, 永井潔). Importante perché visionario e capace di dare i natali ad un genere a sé, quello robotico, e controverso perché accusato di proporre tematiche come minimo discutibili. Infatti nelle sue prime opere come fumettista comico egli inserì elementi umoristici che per quel tempo erano scabrosi, come nel fumetto per bambini chiamato "La scuola senza pudore", dove oltretutto si era anche permesso di prendere bonariamente in giro le insegnanti, cosa che nella rigida società giapponese dell’epoca era considerato inammissibile. Per questo, la critica inizialmente lo stroncò definendolo volgare, ma fortunatamente egli tirò avanti per la sua strada dimostrando estro in moltissimi altri generi, dall’horror alla fantascienza. Se così non fosse stato non avremmo mai conosciuto uno dei più geniali innovatori che il settore abbia mai prodotto.
Anime e Tokusatsu tratti dai suoi lavori, famosissimi in patria, gli diedero notorietà anche all’estero. Se vi state chiedendo che cosa sono i Tokusatsu, sappiate che si tratta di film e serie tv a tema fantascientifico, fantasy o horror, quel tipo di produzione che comunemente si definisce di serie B (nel filone rientrano tra gli altri i film Kaiju, cioè di mostri, con Gamera e Godzilla); una passione, quella per il fantahorror, che Go Nagai non ha mai nascosto e che condivido con lui.
In Italia si criticavano cartoni animati come Mazinga Z, il Grande Mazinga, Getter Robot, Getter Robo G, Grendizer (Goldrake), Jeeg robot d'acciaio, eccetera, tanto amati dai bambini quando detestati dai loro genitori perché considerati troppo violenti. Ora che abbiamo fatto l’abitudine a ben altro la cosa fa quasi sorridere, ma questo è il destino di chi precorre i tempi…Tornando al Go Nagai fumettista, c’è da dire che anche il suo stile un po' grezzo, rimasto sempre graficamente incline all'eccesso (ad esempio, i suoi personaggi femminili hanno sempre qualcosa di selvatico e un po' mascolino nei lineamenti) gli ha fatto guadagnare tanti estimatori quanti detrattori. Eppure, non si può negare che a suo modo sia magnetico ed efficace. È certamente uno stile datato, ma lo stesso si potrebbe dire di Osamu Tezuka, per esempio, rischiando di far gridare all’eresia… la verità, a mio avviso, è che un discorso simile non ha senso di esistere, perché entrambi fanno parte di quella schiera di Autori per i cui lavori un giudizio puramente estetico non è possibile.Il vero punto di forza delle opere di Go Nagai sono le trame, i personaggi e la predilezione per temi complessi anche se, a onor del vero, la sua notorietà la si deve anche al marcato erotismo che, insieme all'iperviolenza, caratterizza molte delle sue opere. Che dire altrimenti, solo per fare alcuni nomi, di fumetti come “Kekko Kamen” (letteralmente “maschera libidinosa”), la cui protagonista combatte il crimine vestita solo di una maschera, o “Cutie Honey” e “Devil Lady” dove i nudi delle due “(super)eroine” si sprecano?Tanto per “Mao Dante” che per “Devilman”, le sue opere più orrorifiche, egli prese spunto nientemeno che da “La Divina Commedia”. In un'intervista, egli raccontò che la sua famiglia ne possedeva un'edizione illustrata da Gustave Doré; lui era troppo piccolo per poterla leggere, ma le stampe di Doré lo affascinarono moltissimo e furono proprio quelle stampe, insieme ai disegni di Leonardo da Vinci sul corpo umano, a scatenare in lui l'ossessione per la nudità e per i particolari anatomici che sono una costante di tutti i suoi lavori.
Anche la violenza in un modo o nell'altro la ritroviamo ovunque, anche se l'esempio più calzante, oltre allo stesso “Devilman”, con la tremenda scena della “fusione” durante la festa-sabba sulle note di musica metal e, più avanti, al tripudio di corpi fatti a pezzi ed arti infilzati (Nagai sembra avere una passione per le decapitazioni...), è probabilmente “Violence Jack”, parabola sulla crudeltà del mondo e sulla sopravvivenza del più forte (lo spaventoso protagonista, ovviamente) nel Giappone post-olocausto. La cosa interessante però è che nelle sue storie non è mai possibile tracciare una linea di demarcazione netta tra buoni e cattivi: così come nella vita reale, buono e cattivo si mescolano e bisogna addentrarsi nelle storie per conoscere le reali motivazioni alla base delle azioni dei vari personaggi, e intanto si scopre che i cattivi hanno sempre le proprie ragioni, se non condivisibili almeno comprensibili, mentre anche gli eroi hanno il proprio lato oscuro. Il personaggio di Devilman è la personificazione di tutto questo: mezzo uomo e mezzo demone, una vera e propria razza a sé, perciò di duplice complessità.Oltre alle tematiche religiose e demoniache, sia orientali che occidentali, presenti nei manga da “Mao Dante” in poi, sono molti anche i rimandi alle civiltà antiche (per esempio ci sono riferimenti all'antica Grecia in Mazinga Z e Il Grande Mazinga). Per Go Nagai l'antichità sembra rivestire un fascino particolare, tanto che spesso nei suoi fumetti il nemico viene dal passato, mentre l’eroe è sempre un prodotto della società moderna: generalmente, un adolescente dotato di tenacia e volontà di ferro e, naturalmente, avvezzo alla tecnologia. In questo senso si può dire che la sua visione moderna si discosta da quella di altri Autori che invece, per la maggior parte, si rivelano più inclini al nostalgico.“Devilman” è, in certo senso, una rivisitazione di “Mao Dante” (Dante il Demone), un fumetto che Go Nagai aveva scritto qualche mese prima, e che rimase incompiuto: questo manga aveva molto impressionato i dirigenti della Toei Doga, casa produttrice di anime, che avevano fatto pressioni sul suo autore perché creasse un personaggio sulla falsariga di Dante, ma meno truce, idoneo ad un adattamento televisivo. Gli fu lasciata molta libertà creativa, e anche se il cartone animato è un prodotto destinato all’infanzia, ovvero ben altra cosa rispetto al fumetto, un diavolo come protagonista fu una novità non da poco…CONTINUA
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