- Anno: 1973
- Durata: 2 Episodi da 105' circa
- Distribuzione: Ripley’s Home Video
- Genere: Fantascienza
- Nazionalita: Germania
- Regia: Rainer Werner Fassbinder
Platone riconosceva pienezza d’Essere solo al mondo delle Idee, da cui, a scendere, prendeva forma una gerarchia di enti che partecipavano in diversa misura a quel valore massimo. Aristotele, secondo la vulgata, avrebbe rovesciato tale schema, ma in realtà anche per lo stagirita solo la Sostanza possedeva l’Essere nella sua totalità, anzi era proprio il Motore Immobile (Pensiero di pensiero) ciò a partire da cui si dispiegava in differenti gradi quella originaria perfezione. Prima di Matrix, dunque, con Il mondo sul filo, serie televisiva in due puntate (andata in onda anche alla televisione italiana nel 1979), Rainer Werner Fassbinder affrontava la questione della percezione della realtà e, soprattutto, del concetto d’identità nelle società contemporanee, articolando una dialettica servo-padrone attraverso cui scandire i processi di soggettivazione postmoderni. Tratto dal romanzo di fantascienza Simulacron 3 di Daniel F. Galouye, Il mondo sul filo costituisce un sofisticato congegno che permise al regista tedesco di mettere in scena un’acuta analisi per cercare di valutare il livello di coscienza dei singoli in riferimento alla propria condizione.
Nel mondo reale viene costruito, tramite un sistema di simulazione, un ‘secondo’ mondo, in tutto e per tutto identico al primo, per appropriarsi, parassitandole, delle risposte derivanti da situazioni di crisi a cui si sottopone scientemente la realtà creata. Ma la faccenda si complica nella misura in cui i mondi messi in scena diventano tre, e coloro che credevano di far parte della ‘vera’ realtà si ritrovano, presa coscienza della loro situazione, a tentare in ogni modo di risalire al primo livello, di cui sono solo un’appendice artificiale. Ecco, dunque, le analogie con Matrix dei Wachowski, che, secondo alcuni, si sarebbero ispirati proprio al romanzo di Galouye. Pensare che questioni così complesse siano state presentate attraverso il mezzo televisivo, nell’intenzione di raggiungere un grande pubblico, fa immalinconire, considerando il bassissimo livello dell’offerta attuale. Fassbinder, nonostante utilizzi il piccolo schermo, non rinuncia agli stilemi del suo cinema, che, anche in questo caso, ripropone una messa in scena coerente, dialoghi mai eccessivamente verbosi, una recitazione in sottrazione degli attori e una visionarietà gelida, fredda, come l’azzurrino che domina la fotografia dell’intera messa in scena. In questo caso, però, avendo più tempo a disposizione, c’è una maggior definizione dei profili psicologici dei personaggi tra cui svetta l’ottimo protagonista, sempre misurato, Klaus Löwitsch, che si muove come un fantasma spinto dal desiderio di incarnarsi per trovare una vera vita. “Chi siamo noi?”, pare chiedersi senza sosta Fassbinder, domanda che calza ancor di più se parametrata alla società tedesca, reduce dal disastro del secondo conflitto mondiale, e a cui era stata imposta, come ‘donazione’ dalle potenze occidentale, una democrazia, senza permettere un reale percorso di emancipazione. Proprio alla stessa stregua del secondo mondo messo in scena, la cui illusione di realtà viene esposta a un brusco ma sacrosanto riveglio.
Diceva Montale: “Codesto solo oggi possiamo dirti: ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”. Eppure qualcosa, un’esigenza innata di verità, cui, malgrado noi, restiamo ostinatamente fedeli, ci guida verso un percorso di liberazione al quale non possiamo sottrarci. Il secondo mondo si ribella, fino ad autonomizzarsi, un po’ come accadde durante il feudalesimo, che permise la crescita della classe media fino a farsi eliminare dalla stessa. Il padrone non può fare a meno del servo, ma non viceversa. Certo, questo residuo dialettico risulta un po’ usurato nella misura in cui il piano di immanenza contemporaneo configura un’eccedenza non calcolabile, dando corpo a una dimensione etica che scalza quella politica con i relativi meccanismi. Ciò non toglie che il film di Fassbinder rimanga interessantissimo per le riflessioni che stimola, e, più in generale, per il valore di un cinema che non cessa di affascinare, abbagliare e scuotere.
Pubblicato e distribuito da Ripley’s Home Video Il mondo sul filo è disponibile in due dvd (in versione originale con sottotitoli), corredati da interessati contenuti speciali, quali il Making of e Fassbinder in room 666. Da non perdere.
Luca Biscontini