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Il Monti dei Paschi d’Italia

Creato il 24 gennaio 2013 da Albertocapece

Monti predellino

Se fate una ricarica telefonica da 20 euro dopo pochi secondi, attraverso il sistema gianos, la transazione viene a conoscenza di Bankitalia.  Ma se un istituto di credito banca sposta 900 milioni per un’operazione pazzesca in titoli tossici, i solerti controllori dei nostri poveri spiccioli non se ne accorgono:  ci hanno nascosto le carte si difende l’istituto di via Palazzo Koch, che in realtà fa l’avvocato dei sorveglianti in carica al tempo delle operazioni pazze di Mps, cioè la signora Tarantola e il divo Draghi. Già non sapevano nulla nemmeno di operazioni che erano state mesi prima alla ribalta televisiva di Report.

Però questa risposta rivela  ancor meglio il sistema Italia entrato in vigore con il berlusconismo come prassi, ma teorizzato dal montismo come oligarchia di fatto: il cittadino viene controllato in ogni minimo dettaglio, ma i potenti e le istituzioni finanziarie possono agire come vogliono. Hanno la facoltà di sottrarsi ai controlli e nel caso proprio non ce la facciano, possono contare sull’opportuna “distrazione” dei guardiani. La vicenda del Monte dei Paschi di Siena, la banca di riferimento del Pd e delle formazioni che lo hanno preceduto, sta facendo scoppiare una bolla politica, ancora più virulenta perché in vista delle elezioni, ma il “groviglio armonioso” tra finanza e politica riguarda un modo di essere del Paese  oltre che di tutti i partiti e rappresenta benissimo il distacco di una casta dall’Italia reale oltre che il distacco del sistema finanziario dall’economia reale. Del resto, generosamente, nel consiglio di amministrazione della banca non mancava, la curia, la massoneria, persino l’Opus Dei perché il quattrino è al tempo stesso il grande architetto, il redentore e il Ponzio Pilato. Non è un caso che Mussari, principale autore del disastro godesse la piena fiducia di tutto il mondo bancario italiano nonostante il delirante acquisto di Antonveneta  a un prezzo quattro volte superiore al suo valore. Evidentemente l’istituto finito anni prima in mano al Banco Santander, aveva bisogno di un ritorno all’italianità. A qualunque costo e per motivi che lascio immaginare.

Si sa, ma non si dice. Il nebulosissimo professor Monti che non sa nemmeno bene cosa sia la massoneria, sapeva invece benissimo quale era la situazione reale del Monte Paschi e la massa di operazioni in perdita che gravavano sulle sue spalle, nonostante le distrazioni di Bankitalia. Tanto è vero che in principio si era stabilito un aiuto pari a 3,4 miliardi poi portato a 3,9 per far fronte a ”operazioni finanziarie strutturate”. Guarda caso la cifra finale sembra essere l’esatto ammontare delle perdite  di Mps e l’aggiunta corrispondente ai buchi emersi negli ultimi giorni, per un totale di 444,4 milioni. Un supplemento di Monti bond che è passata chiedendo la fiducia.

Naturalmente tutti i soldi che sono arrivati al Monte Paschi sono dei cittadini. Però con tutto questo la grande battaglia che adesso si sta svolgendo e per cui, come scrive il Financial Time, viene usata fino all’ultima stilla di sudore dei manager super pagati, è evitare che lo stato entri dentro la banca con la quota che gli spetterebbe per il salvataggio. Soldi di tutti sì, ma da gestire e magari buttare privatamente, perché si sa lo stato è il male , ancorché il sistema ne abbia corroso fin le fondamenta e adesso ne finanzi le espressioni più corrive o più rassegnate al potere finanziario, non esclusi i sindacati.

Proprio per questo da un anno vado dicendo che occorre una segnale di discontinuità radicale con un mondo troppo legato  a queste logiche, troppo dipendente da esse per poterle contestare o ribaltare davvero. Prima che esse si trasformino da retroscena nascosto e inconfessabile, nella filosofia stessa dello Stato. E almeno per questa ignobile mutazione abbiamo per una volta l’uomo giusto al posto giusto.

 


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