dossier, 1ma parte
di Iannozzi Giuseppe
27 gennaio 2009 – E’ oramai un caso diplomatico, dei più accesi: il caso Battisti ha messo cattivo sangue fra l’Italia e il Brasile di Lula. L’Italia – che giustamente non accetta la decisione di Lula – è pronta a richiamare per consultazioni l’ambasciatore in Brasile dopo che il procuratore generale, Antonio Fernando de Souza, ha inviato un parere al Tribunale supremo federale in cui chiede l’archiviazione del processo di estradizione di Battisti condannato in contumacia per quattro omicidi commessi negli anni ’70. Il ministro degli Esteri Franco Frattini indignato attacca: “La decisione grave di non concedere l’estradizione è francamente inaccettabile. Il fatto di decidere solo dopo 48 ore senza aver valutato con quella profondità che avevamo auspicato ci sembra un po’ un non voler decidere e coprire pienamente e semplicemente la decisione politica del ministro della Giustizia. Questo è francamente inaccettabile, quindi convochiamo l’ambasciatore per consultazioni sulla vicenda. Voglio capire da lui quali sono le strade”.
Battisti rischia di tornare a piede libero in Brasile, e questo affronto l’Italia non lo può davvero digerire a cuor leggero.
Il testo della lettera di Lula
Signor Presidente, Giorgio Napolitano,
Ho l’onore di rispondere alla lettera di Vostra Eccellenza, del 16 gennaio, riferita alla decisione dello Stato brasiliano di concedere lo status di rifugiato politico al cittadino italiano Cesare Battisti.
“Vorrei, in questa occasione, esprimere a Sua Eccellenza la piena considerazione del potere giudiziario italiano e dello Stato democratico di diritto vigente in questo paese, ed affermare la mia fiducia nel carattere democratico, umanista e legittimo dell’ordinamento giuridico italiano.
“Chiarisco a Sua Eccellenza che la concessione della condizione di rifugiato al signor Battisti è un atto di sovranità dello Stato brasiliano. La decisione è basata nella Costituzione brasiliana (articolo 4°, X) nella Convenzione del 1951 delle Nazioni Unite relativa allo Statuto dei Rifugiati e nella legislazione brasiliana (Legge 9.474/97). La concessione dell’asilo e le considerazioni che la accompagnano sono ristrette ad un processo concreto, essendo state emesse con fondamento in elementi e documenti di un procedimento specifico.
“Voglio, in questa occasione, manifestare a Sua Eccellenza la mia fiducia che i legami storici e culturali che uniscono il Brasile e l’Italia continueranno ad ispirare i nostri sforzi tesi ad approfondire le nostre solide relazioni bilaterali nei più diversi settori.
Cordiali saluti
Luiz Inacio Lula Da Silva
19 gennaio 2009 – Il governo brasiliano ha preso “una decisione sovrana” che deve essere rispettata dall’Italia: lo ha affermato il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, il giorno dopo che il ministro della Giustizia brasiliano ha deciso di concedere l’asilo politico all’ex militante dei Pac, Proletari armati per il comunismo, scatenando aspre polemiche in Italia. Ha anche aggiunto di “non credere che la situazione di un cittadino esule possa creare problemi in un rapporto storico come quello che hanno Italia e Brasile”.
Da Brasilia il governo suggerisce all’Italia di presentare una nuova domanda di estradizione.
Intanto il viceministro della giustizia brasiliano, Romeo Tuma jr., ha dichiarato all’Ansa che Battisti dovrebbe uscire oggi o entro quattro giorni; fonti vicine ai suoi avvocati hanno riferito che Cesare Battisti “si sente sollevato” e che appena tornerà libero ha intenzione “di finire il suo secondo romanzo”.
Essere brigatista assassino pluriomicida oggi conviene: ti fanno martire e ti pubblicano pure, nonostante sia fuor di ogni dubbio che Cesare Battisti non sa scrivere; che un becchino analfabeta è di certo più bravo di lui a metter giù un paio d’epitaffi di senso compiuto.
Il ministro della Giustizia Angelino Alfano ha annunciato di voler presentare “un’istanza di ripensamento al ministro della Giustizia del Brasile” affinché riveda la sua decisione rispetto al no all’estradizione dell’ex militante dei Pac e “proporre un ricorso alla Corte di Cassazione del Brasile”. Il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha definito “incredibile” la decisione brasiliana di concedere lo status di rifugiato politico a Cesare Battisti precisando che questa scelta “mette seriamente a repentaglio l’amicizia tra Italia e Brasile”.
Il presidente brasiliano Lula ha inoltre affermato che le relazioni con l’Italia non si deterioreranno dopo la decisione. “Il Brasile ritiene che (concedere l’asilo) sia giusto e ha preso la decisione. Penso che l’Italia debba rispettare questa decisione. Può non essere d’accordo, ma dovrà rispettare la decisione sovrana del Brasile”, ha dichiarato Lula parlando con i giornalisti, a margine di un summit con il suo omologo boliviano Evo Morales. Cesare Battisti, 52 anni, dopo essere fuggito dalla Francia nel 2004, si è rifugiato in Brasile dove è stato arrestato nel 2007 e carcerato in attesa di una eventuale estradizione verso l’Italia, dove è stato condannato all’ergastolo per quattro omicidi commessi alla fine degli Anni Settanta. Il Brasile gli ha accordato martedì sera lo status di rifugiato politico.
Il presidente della commissione affari esteri del Senato, Heraclito Fortes, del partito di centrodestra all’opposizione intenderebbe convocare il ministro della Giustizia Tarso Genro, affinché spieghi le ragioni del via libera dello status di asilo politico a Battisti. Decisione definita “strana e incoerente”, ricordando che Genro ha dato l’asilo politico all’ex terrorista italiano mentre lo ha negato, qualche tempo fa, a due pugili cubani. “E’ tradizione del Brasile considerare di concedere lo status di rifugiato politico ogni volta che riteniamo che esiste un fondato timore di persecuzione politica contro un cittadino”.
Il braccio di ferro fra Italia e Brasile continua, anche se al momento a vincere è Lula.
25 gennaio 2009 - Carla Bruni e Battisti, cos’hanno in comune? Niente di niente. Eppure qualcuno ha messo in giro la voce che la première dame francese abbia difeso Cesare Battisti durante la registrazione della puntata Che tempo che fa di Fazio che la vede protagonista. Carla Bruni spiega, adirata: “Non ho mai voluto difendere Cesare Battisti. Non mi passa per la mente. Non lo farei mai e sono molto sorpresa di come abbia preso piede questa cosa.” E definisce le voci che l’avrebbero collegata a Cesare Battisti “una carognata.”
La Bruni ha ragione: Battisti è più famoso oggi che è stato eletto rifugiato politico dal Brasile di Lula che non ieri, quando scriveva insulsi romanzetti sgrammaticati facendosi passare per scrittore dopo un passato di sangue come militante della lotta armata.
La moglie del presidente francese Nicolas Sarkozy smentisce in maniera categorica di essere intervenuta in alcun modo sulla mancata estradizione dal Brasile. “Non mi permetterei mai, non ne ho l’ideologia, non ho mai difeso Battisti e sono contenta di poter rispondere a questa domanda e poterlo dire anche ai familiari delle vittime.” La signora Sarkozy ha affermato poi che “mai la moglie del presidente francese si sarebbe intromessa in una decisione di un altro Paese. Questa è stata una cosa del solo governo brasiliano.”
“Mio marito sapeva che idee avevo e non mi ha mai chiesto di cambiarle. Ma lui non mi considera di sinistra, piuttosto pensa che io sia più attenta alla parte umana mentre lui deve essere più rivolto al lato tecnico. Non mi intrometto mai nella vita politica. Alla sera gli dico quello che penso come persona e questo gli è utile perché, con tutti gli impegni che ha, non ha molte occasioni di aver contatti con le persone.” E rispondendo a una domanda di Fazio, Carla Bruni spiega che per lei, essere di sinistra, significa “sentirsi toccata dai problemi che magari uno non ha, significa tener conto delle grandi ingiustizie.” E aggiunge, senza nulla nascondere sulla sua fortuna: “La mia è una vita piena di privilegi.”
E in merito al 44mo presidente americano: “un evento storico l’elezione di Obama alla presidenza degli Stati Uniti, ma anche in Francia c’è stata una grande svolta. E’ stato eletto presidente mio marito Sarkozy che non ha origini francesi, è greco-ungherese e ha anche sposato un’italiana. Anche i francesi hanno dimostrato di essere moderni.”
19 gennaio 2009 - “La Camera dei deputati, come l’opinione pubblica italiana, è rimasta molto perplessa e sconcertata per il fatto che, nel bloccare di fatto l’estradizione, la decisione del ministro della Giustizia conceda al Battisti lo status di rifugiato, con motivazioni – tra cui quella di ‘fondati timori di persecuzioni’ al rientro in Italia – francamente inaccettabili per un Paese profondamente democratico e di grandi tradizioni giuridiche quale è l’Italia”. Così il presidente della Camera Gianfranco Fini in una lettera sul caso Battisti inviata al presidente della Camera del Brasile Arlindo Chinaglia. Gianfranco Fini sottolinea anche “grande sorpresa e forte rammarico” per la decisione del governo brasiliano e auspica che “quanto prima” si possa procedere a un “riesame più oggettivo e sereno del caso”.
Scrive Fini: “Gentile Presidente, mi rivolgo a Lei, alla sua sensibilità e alla Sua origine italiana, per esprimerle grande sorpresa e forte rammarico, sentimenti condivisi da tutte le forze politiche rappresentate alla Camera dei Deputati, per la recente decisione del Ministro della Giustizia, Tarso Genro, di concedere lo status di rifugiato a Cesare Battisti, già giudicato e riconosciuto colpevole di più omicidi dalla magistratura italiana, dalla magistratura francese e dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
La Camera dei Deputati, come l’opinione pubblica italiana è rimasta molto perplessa e sconcertata per il fatto che, nel bloccare di fatto l’estradizione, la decisione del Ministro della Giustizia conceda al Battisti lo status di rifugiato, con motivazioni – tra cui quella di ‘fondati timori di persecuzioni’ al rientro in Italia – francamente inaccettabili per un Paese profondamente democratico e di grandi tradizioni giuridiche, quale è l’Italia. Duole inoltre notare che, con il provvedimento in questione, il Brasile è oggi l’unico Paese al mondo a riconoscere lo status di rifugiato a un nostro connazionale. Anche a nome dell’intera Camera dei Deputati, desidero esprimere quindi l’auspicio, nel pieno rispetto delle regole e delle procedure brasiliane, che le competenti Autorità del Suo Paese possano procedere quanto prima a un riesame più oggettivo e sereno del caso, in modo da pervenire a una decisione più equa e fondata, che consenta la consegna all’Italia di un cittadino che si è macchiato dei delitti più odiosi. Nel ringraziarLa per la gentile attenzione colgo l’occasione per inviarle i miei più cordiali saluti”.
11 maggio 2009 – “Non andrò in Italia, non arriverò vivo in Italia. Ho paura di andare in Italia, ci sono cose che possiamo ancora scegliere, come il momento della propria morte”. Così il terrorista di estrema sinistra, Cesare Battisti, per il momento detenuto nella prigione brasiliana di Papuda, nei pressi di Brasilia. Ed ancora, in un’intervista alla televisione franco-tedesca Arte: “Non penso che lascerò scegliere la mia morte agli altri, all’ingiustizia del governo italiano”. Cesare Battisti si lamenta e dice alla televisione Arte di vivere molto male la reclusione, e con faccia di bronzo continua a battere il tasto della sua impossibile innocenza: “Dopo 30 anni mi mettono in prigione per crimini che non ho mai commesso. Non ho mai ucciso, ma ho fatto parte di un’organizzazione armata, ho fatto delle rapine, ero un militante qualunque e mi hanno fatto diventare un mostro, un assassino”.
Ma in verità è l’Italia che dovrebbe temere Cesare Battisti e le sue sporche menzogne. E’ incredibile che si permetta a un assassino di sparare contro il governo Italiano, così a cuor leggero.
Cesare Battisti non è Stefano Cucchi – La decisione di Cesare Battisti di attuare, come estremo e disperato tentativo di ricatto, lo sciopero della fame – di mettere in gioco la sua già poca dignità umana e civile e che gli è suo malgrado inchiodata alle spalle a mo’ di croce – mostra, nella sua lievità, lo stato in cui la vita in maschera è costretta oggi.
Un terrorista è inseguito e raggiunto, dopo trent’anni, da un’accusa alla quale non intende dare alcuna risposta, dalla quale è tecnicamente impossibile attendersi una spiegazione: una condanna comminata sulla parola di attendibili pentiti che la legge italiana deve difendere con le unghie e i denti dagli attacchi eversivi di una certa stampa infame ed infamante. Una condanna comminata di cui il condannato è sempre stato consapevole, che è diventata definitiva e irrevocabile perché il condannato, pur sapendo di essere tale, non ha mai nemmeno tentato di assumersi le sue responsabilità – a differenza di altri correi, in appello assolti dalle medesime imputazioni.
Questa è la storia di Cesare Battisti: accusato da accusatori che hanno dovuto agire per il bene della società, della politica, della legge e della giustizia, andando incontro ad incomprensioni, da soli ma a testa alta sempre.
Questa è la storia di Cesare Battisti: inchiodato a una icastica rappresentazione della realtà: assassino di Torreggiani e feritore del figlio rimasto invalido per i media e la pubblica opinione, la legge e la giustizia italiane, non a caso le sentenze evidenziano nel dettaglio come Battisti sia il principale responsabile delle morti assurde che negli Anni di Piombo si sono consumate sotto i suoi occhi per sua mano.
Questa è la storia di Cesare Battisti: e oggi si spera che i tre decenni di latitanza dell’assassino possano essere cancellati con un tratto di bianchetto.
Cesare Battisti, una volta tradotto in un carcere italiano, sconterà la pena che gli spetta e a cui non deve sottrarsi, non più. Cesare Battisti è un omicida e un assassino, uno sporco brigatista, non è il povero Stefano Cucchi. Le foto del corpo di Stefano Cucchi dicono tutto: la nuda vita, il mero corpo esposto alla violenza dello Stato, al desiderio microfascista di potere, vendetta, di violenza di alcuni servitori dello Stato per il quale è subito scattata la difesa d’ufficio (mica stiamo parlando di “zingari” ubriachi), e per i quali è comunque pronta l’autoassolutoria definizione di “poche mele marce” da parte dello Stato (mica stiamo parlando di “rumeni”). Cesare Battisti non è niente di tutto questo. E’ un assassino, un pavido, uno che ha fatto la bella vita in Francia per ben 30 anni e che adesso vorrebbe spassarsela sotto il sole brasiliano, abbronzandosi a petto nudo e con il cappello di paglia ben calcato in testa.
La vita di Cesare Battisti non è quella di un martire né di un innocente. Cesare Battisti merita il carcere, la pena che lo Stato gli ha già comminato. Per troppo tempo Cesare Battisti è stato uccel di bosco, ma ora basta. Non è più sopportabile che Cesare Battisti infanghi la giustizia italiana. I corpi oscenamente macellati di Stefano Cucchi o di Federico Aldrovandi non hanno nulla a che vedere con il futuro di Cesare Battisti, che, al sicuro in Brasile sotto l’ala protettrice del presidente Lula, grida come un ossesso che l’Italia è uno Stato di assassini che vogliono la sua pelle. Così non è. Lo Stato italiano, il popolo italiano, pretende solo il giusto: che Cesare Battisti sconti la pena che gli è stata comminata in un carcere italiano.