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Il mostro che (non) t’aspetti

Creato il 04 febbraio 2016 da Elgraeco @HellGraeco

C'erano quelle puntate, in X-Files, cosiddette stand-alone, che esulavano dall'intreccio cospirazionista principale, leit-motiv delle nove stagioni e, apparentemente, anche della presente e decima. Episodi da quasi tutti riconosciuti come i migliori in assoluto.


Il mostro che (non) t’aspetti
Compiuti.
Simpatici.
Pieni di ritmo e di trovate narrative. Puntate in cui il cast poteva sfoderare capacità istrioniche, senza limiti.
E, sebbene a distanza di più di vent'anni, io ritenga ancora il pilota (sì, il primissimo episodio) il migliore in assoluto, devo ammettere che gli stand-alone erano anche i miei preferiti.
Ma voglio compromettermi anche di più, perciò affermo che, tra gli stand-alone, adoravo quegli episodi dal clima surreale e grottesco, che accentuavano in chiave caricaturale le caratteristiche dei protagonisti.
Primo fra tutti, quello del circo dei freak.
Erano episodi magnifici, atti a sdrammatizzare, a riportare coi piedi per terra Mulder e Scully che, a furia di seriosità, rischiavano, al passare delle stagioni, la paralisi dei nervi facciali, rapiti dagli alieni e malmenati dai governi cattivi.

Giunti al terzo episodio della miniserie, pare proprio che Carter, a parte il fatto di aver ripreso da dove aveva mollato, abbia voluto riproporre, condensate in una mini-stagione, tutte le sfumature caratteristiche della sua creatura.
Quindi anche - e soprattutto - gli episodi grotteschi e surreali. Alla fine non avremo le risposte che carchiamo, come al solito?
Non importa.

Il mostro che (non) t’aspetti

Mulder & Scully Meet the Were-Monster è stato scritto da Darin Morgan che, per intenderci, è colui che ci ha regalato, nel 1996, la Guerra dei Coprofagi, uno degli episodi memorabili della serie con la X.

Capisco il disorientamento dei nuovi spettatori, abituari dai cliché a impassibili e compunti agenti dell'FBI che finiscono per scambiarsi battutine e prendersi in giro da soli. Per diventare caricature di se stesse, per di più coscientemente.
E tuttavia, in questo terzo capitolo, c'è anche la saggezza della vecchiaia.

Inizia con Mulder che gioca a freccette col poster che l'ha reso celebre: I Want to Believe. Ci tira contro le matite, riempiendolo di buchi, la scrivania colma di fascicoli di vecchi x-files.
Casi che si sono risolti da soli, semplicemente col passare del tempo che ha, via via, rivelato le bufale.

Il mostro che (non) t’aspetti
Casi sui quali Mulder e Scully avevano perso settimane di lavoro, in improbabili indagini. Casi che avevano fatto di Mulder uno che crede agli alieni e ai lupi mannari.
Insomma, sono passati più di dieci anni dall'ultimo X-Files e il mondo contemporaneo, soprattutto a causa di internet, ha perso tutto il suo mistero.
Ci vedo quasi Chris Carter, al posto di Fox Mulder, che ci sta dicendo: "Ehi, rilassatevi, questa è un'opera di fantasia e se, per caso, vi aspettavate seriosità a pacchi e drammi extraterrestri, be', rimarrete un tantino delusi."

Credete ancora agli alieni, per caso?
Il mostro che (non) t’aspetti

Eppure, c'è un nuovo X-Files su cui indagare. Girato coi modi della sit-com, con tutta una presa in giro imperniata sul conflitto generazione di Mulder alle prese con nuove app e nuovi cellulari e Scully a fare da contraltare logico alle irrazionali teorie del più alto collega.
Un ritorno al pilota, in chiave comica. Loro due alle prese con un motel gestito da un Bates qualunque, con doppi corridoi e maschere sul muro da cui spiare i clienti a letto, e registrazioni piccanti dalle telecamere.
E intorno, il bosco che cela i suoi misteri, una creatura che si finge umana per lasciarsi contaminare dai nostri usi e costumi: primo fra tutti vantarsi della propria potenza sessuale. E raccontare balle su un amplesso nel retrobottega, nientemeno che con Dana Scully.

Altro sogno bagnato che i logori e ingrigiti fan della X aspettavano dal '93.
Scoprendo che Gillian Anderson è quasi più bella adesso che allora.

Grazie, Chris, per questa tua ironia, per non esserti mai preso troppo su serio. E grazie a voi due, David e Gillian, per essere sempre così fantastici.
Grazie.


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