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Il mostro mediatico

Creato il 17 settembre 2015 da Albertocapece

image (1)La fantasia degli ultimi due secoli ha girato molto sul tema del mostro creato o scoperto o risvegliato che poi diventa incontrollabile. Da Frankenstein al Golem, da King Kong al tirannosauro ricostruito geneticamente, da Nosferatu a mister Hyde secondo una versione più psicanalitica, dal fantasma dell’opera agli alieni di guerra dei mondi. Possiamo facilmente capire che in uno spazio in rapida, tumultuosa, violenta trasformazione sia tecnologica che sociale il mostro non fa altro che reificare le paure e le sfide. Del resto intere tradizioni filosofiche come l’heideggerismo e la scuola di Francorforte sono vissute in questa stessa logica, dove la bestia si presentava come tecnologia che scacciava l’uomo dai pascoli dell’essere, nuovo nome di Dio  e/o lo sottometteva a se stessa.

Ma in effetti non è che mostri creati per la sottomissione e poi rivelatisi incontrollabili nelle loro conseguenze non ce ne siano. Uno di questi è l’insieme degli strumenti di comunicazione che assumono il nome complessivo di media, proprio quelli che gli acculturati chiamano midia non sapendo che si tratta di una parola latina. Essi sono diventati il fattore chiave del dominio e non potendo essere apertamente controllati con la censura tipica dei regimi autoritari sono stati semplicemente scalati grazie al mercato: sono la voce quotidiana del potere, lo strumento mesmerico dell’egemonia culturale anche quando appaiono contro. Solo che gli effetti sono devastanti perché creano nelle opinioni pubbliche un fattore di inerzia che non è facile scalzare.

Per esempio la signora Merkel dopo le aperture nei confronti dei migranti fatte anche in vista di interessi di bottega  e  di accreditare la Germania come centro dell’Europa ( vedi qui ) ha dovuto chiudere le frontiere. Certo è la stessa cancelliera che meno di venti giorni fa aveva detto : “Se l’Europa si arena nella crisi dei rifugiatisi rompe il legame con i diritti civili universali e non sarà più l’Europa che ci immaginiamo, non sarà più l’Europa costruita sul mito della fondazione”. Dopo la vicenda greca ci vuole un bel coraggio, ma comunque anni e anni di martellamento mediatico contro i Piigs e la loro supposta volontà di far pagare alla Germania il prezzo della loro pigrizia, dopo il continuo allarme strumentale sul terrorismo come strumento di distrazione di massa, dopo aver insomma avvelenato l’opinione pubblica con l’inquinamento  delle fonti e con una massiccia campagna di divisione, giustificazione delle guerre, esorcizzazione del del fenomeno migratorio, esaltazione della disuguaglianza, non è stato possibile cambiare registro e la cancelliera ha dovuto fare marcia indietro di fronte all’incalzare dei sondaggi negativi.

Ma queste avviene dappertutto: qualche giorno fa Robert Parry uno dei più noti giornalisti investigativi degli Usa ha sostenuto (qui) che “Obama ha accettato  e forse ho anche incoraggiato un maggiore sostegno di Putin per il regime di Assad, rendendosi conto che è l’unica vera speranza di scongiurare una vittoria sunnita estremista. Ma Obama ha pubblicamente sente che non può approvare questa mossa razionale”.  Non può non soltanto per evitare la rottura con le lobby israeliane e saudite che hanno il dente avvelenato dopo l’accordo con l’Iran, ma non può perché dopo le massicce campagne contro Assad e lo stesso Putin, non sarebbe compreso se andasse contro i mostri suscitati da lui stesso e dai centri di potere parallelo. Dunque deve continuare a dire che in Siria Assad va cacciato, a condannare il rinnovato impegno russo a Damasco arrivando fino alle minacce di guerra. Gli innumerevoli false flag messi messi a segno sia in Siria, sia in Ucraina per mobilitare lo sdegno e ottenere il consenso, ora si vendicano e impediscono di trovare una soluzione razionale. Del resto Putin ha scelto alla perfezione i tempi  del ritorno in Siria e del rafforzamento della propria flotta a Tartous, lo ha fatto proprio nel momento in cui la proiezione americana nel mediterraneo è messa in crisi dalla necessità di riparazione e cantieraggio di 5 portaerei per cui è stato impossibile forzare la mano ai russi. E adesso anche a Israele converrebbe tutto sommato conservarsi Assad, avere una minor presenza militare di Mosca in zona e magari collaborare con Gazprom all’estrazione del gas del pozzo Leviatan, ma nessuno è in grado di fermare il Golem mediatico nel frattempo messo in piedi e alimentato per anni.

Insomma le classi dirigenti e le loro espressioni politiche sono alla fine trascinate dagli stessi mostri creati nei loro laboratori del consenso. E nemmeno posso ucciderli una volta utilizzati per il loro scopo. diventano essi stessi gli scopi verso la follia.


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