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Il Movimento 5 Stelle visto da un elettore della lista Tsipras

Creato il 18 maggio 2014 da Veritaedemocrazia

Il Movimento 5 Stelle visto da un elettore della lista Tsipras

Grillo e Renzi, i nuovi mostri secondo Luca Peruzzi

Per quanto ormai drammaticamente fuori sintonia con la cultura delle masse popolari e nonostante nella sua composizione sia caratterizzato numericamente da più sigle che teste, il mondo dell’attivismo e dell’elaborazione intellettuale della Sinistra non è secondo a nessuno quando si tratta di dilaniarsi in dispute teorico-ideologiche. La prima è evidentemente la questione euro-si contro euro-no, credere nella possibilità di riformare l’Unione Europea o considerarne l’uscita l’unica possibilità di salvezza. La seconda, non meno lacerante, riguarda il giudizio nei confronti del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo.
E qui, pur nel sostanziale unanime riconoscimento dei limiti dei pentastellati - di “visione”, di governo della propria organizzazione politica - si contrappongono due diversi atteggiamenti.
Il primo è quello di chi ritiene il Movimento 5 Stelle né più né meno che una riedizione moderna dell’Uomo Qualunque di Guglielmo Giannini, una forma di fascismo mascherato (e in quanto tale ancora più subdolo e pericoloso) che ottiene il proprio consenso elettorale, grazie alle invettive urlate di un comico, cavalcando il malcontento per la crisi economica e le peggiori pulsioni del popolino (ad esempio sui politici intrinsecamente malvagi e corrotti o nell’additare, di volta in volta, come nemici del bene comune o quantomeno come costo insostenibile per la collettività sindacati, impiegati pubblici, pensionati). Milioni di cittadini divenuti, come altre volte nella storia, le pecore obbedienti del capopopolo di turno o i devoti e inconsapevoli seguaci di una setta religiosa guidata da un improbabile guru. Le affermazioni dei grillini sui social network e nei commenti dei blog, gli ammiccamenti all'elettorato di destra (in particolare sulla questione immigrazione) sarebbero la prova provata della natura natura eversiva e reazionaria del partito di Grillo. Il secondo, ed è anche il mio di elettore non pentito di Rivoluzione Civile ed ora sostenitore della lista l'Altra Europa con Tsipras, è quello di chi guarda con rispetto e attenzione al fenomeno del Movimento 5 Stelle (in molti probabilmente lo votano anche). E' l'atteggiamento di chi non si contenta di analisi superficiali e sbrigative e ripercorre idealmente gli ultimi decenni della storia italiana: il terrorismo usato come arma di destabilizzazione e di condizionamento del nostro Paese da parte di potenze straniere; le stragi di mafia; la globalizzazione economica e la progressiva ed inesorabile diminuzione della quota di reddito nazionale, del potere d'acquisto e dei diritti dei lavoratori; una politica sempre più subalterna ai grandi poteri economici e finanziari e sempre più inquinata dalla corruzione e dalle connessioni con la criminalità organizzata; lo smantellamento del welfare e dell'intervento pubblico nell'economia (le privatizzazioni) determinando più profitti per pochi e più povertà ed esclusione sociale per tutti gli altri; l'aggressione all'ambiente naturale e dunque alla salute e alla stessa bellezza della vita; l'ipocrita sbandieramento dei diritti e della dignità dei migranti, il definirli una risorsa da parte chi ha progettato l'infame istituto dei CIE (prigioni a cielo aperto in cui si può restare detenuti fino a 18 mesi senza aver commesso alcun reato) e sostiene quel sistema capitalistico che è all'origine, nella iniqua ripartizione delle ricchezze tra Nord e Sud del mondo, della tragedia della migrazione clandestina oltre a professare assoluta fedeltà alle potenze guerrafondaie e razziste (USA, Israele) che creando o alimentando i focolai di guerra nel mondo sono i principali responsabili del dramma dei profughi; un'informazione al servizio dei potenti e che sistematicamente deforma ed altera la realtà dei fatti; l'ingresso nell'euro senza reti di protezione; la folle e criminale risposta liberista dell'austerità alla crisi economica degli ultimi anni; i progetti di stravolgimento autoritario di ciò che resta della democrazia 'nominale' di questo Paese, nell'accordo tra le peggiori espressioni partitiche (il PD con Berlusconi e i suoi ex sodali dell'NCD e dell'UDC), quale unica risposta alla crisi di legittimazione popolare delle Istituzioni. Di tutto questo la Sinistra 'storica' – gli eredi del Partito Comunista e del Partito socialista, la CGIL – ha enormi responsabilità: nell'aver assistito da inetta e passiva spettatrice all'attacco ai diritti ed ai redditi dei ceti popolari e nell'avervi contribuito attivamente con i governi di centrosinistra prima e con il sostegno ai governi dell'austerità (Monti, Letta, Renzi imposti dall'Europa e dagli USA sotto la regia di Napolitano) poi, tradendo spudoratamente i propri ideali dichiarati. Se non si parte da questo è assolutamente inutile secondo me discutere, a Sinistra, di Grillo. Di fronte ad un'Italia e ad istituzioni allo sfascio che solo nella retorica senza decenza di Napolitano o della Boldrini ci si ostina o negare, si deve riconoscere che il Movimento 5 Stelle rappresenta oggi l'unica opposizione visibile e l'unico bastone messo tra le ruote del sistema. Da elettore di Sinistra vorrei che ci fossero i nostri a gridare in faccia - senza timidezze, senza cedimenti vigliacchi al politicamente corretto- ai Napolitano, ai Berlusconi, ai Letta, ai Monti, ai Renzi, all'establishment economico tutte le loro colpe, tutta la loro ipocrisia e doppiezza e a denunciare l'inciucio criminale delle larghe intese che è servito solo a perpetuare le devastanti politiche liberiste. Tanto premesso il Movimento 5 Stelle, lo ribadisco, non è la mia risposta. Non perché guidata da un comico (come se esistessero mestieri o professioni che non dovrebbero dare accesso alla vita politica), non perché raccoglie anche i voti di chi in precedenza sceglieva le destre (se non conquisti le preferenze di chi in passato ha scelto altri partiti come fai a diventare maggioranza?), non perché io creda che stia preparando un colpo di stato fascista: di squadracce pentastellate che vanno in giro a devastare sezioni o ad aggredire esponenti dei partiti nemici non ne ho mai sentito parlare; è difficile associare la parola fascismo a chi parla di reddito di cittadinanza, di beni comuni, di democrazia diretta, a chi sostiene le lotte contro la TAV o il Muos e chiede il ritiro delle truppe italiane dalla guerra in Afghanistan, a chi difende in Parlamento la Costituzione, a chi sceglie come suo candidato alla Presidenza della Repubblica un mite e democratico giurista come Stefano Rodotà (in un elenco che comprendeva tra gli altri Gino Strada e la Gabanelli). Razionalità e lungimiranza impongono di guardare i fenomeni da lontano, di cercare di coglierne il senso generale, senza perdersi nel chiacchiericcio delle dichiarazioni estemporanee e delle gaffes di questo o quell'esponente, avendo ben presente la differenza tra ciò che è campagna elettorale e marketing politico e quelle che sono gli atti concreti. Un'analisi politica seria poi non può prescindere dall'identificazione della base sociale di un partito e nel caso di Grillo non si può non pensare a quelle masse di giovani condannati alla disoccupazione e al precariato, abbandonati dal Sindacato, a cui nonostante i titoli di studio conseguiti è stata impedita ogni possibilità di ascesa sociale se non attraverso la strada dell'emigrazione. Il Movimento 5 Stelle non è la mia risposta perché non coglie quello che è secondo me il punto fondamentale: non sta proponendo cioè l'uscita dal capitalismo. In assenza di una visione e di un programma di questo tipo diventano fardelli insostenibili le sue ambiguità, la dichiarata non collocazione tra destra e sinistra (e molte proposte di 'sinistra' dei 5S potrebbero essere quelle di una qualunque Casapound), la natura 'proprietaria' (di Grillo e Casaleggio) di un partito costituito senza una struttura di quadri e organi dirigenti che unici possono garantire la continuità nel tempo di un progetto politico, svincolandolo dai precari destini terreni di questo o quel leader. Quelle ambiguità, collocate in un Paese a sovranità limitata come l'Italia dove non si muove foglia senza che l'impero USA non voglia, lasciano inesorabilmente spazio a sospetti e interpretazioni malevoli: l'intrinseca natura di destra del Movimento 5 Stelle (Wu Ming), l'inoffensivo catalizzatore del malcontento popolare per distogliere i cittadini dalla costruzione di una vera alternativa di sistema ed aprire anzi la strada alla demolizione della democrazia, il destabilizzatore per conto terzi dell'Italia e conseguentemente dell'area dell'euro. Per ciò che è visibile ai nostri occhi però il partito di Grillo, nel suo radicalismo giacobino, nel suo saper dare voce alla rabbia e al bisogno di cambiamento di tanti cittadini, nel suo essere non la rozza creatura di un comico da quattro soldi ma una raffinatissima operazione di marketing politico (capace di parlare nel linguaggio di masse, soprattutto giovanili, educate nei valori e nell'interpretazione del mondo da trasmissioni come Striscia La Notizia o Le Iene) indiscutibilmente sta svolgendo il ruolo positivo di fustigatore delle porcate dell'establishment (quelle stesse porcate che televisioni e giornali ci propongono come necessarie e giuste) riempiendo così un vuoto politico che altrimenti verrebbe colmato da altre e ben più pericolose organizzazioni. Una Sinistra che voglia riprendere il filo della sua missione storica - l'uguaglianza e la liberazione dal bisogno - non può dunque non considerarlo un interlocutore naturale e necessario (ancorché ostile e conflittuale). E invece di demonizzarlo e considerarlo l'irrazionale moda del momento portare a compimento l'analisi dei propri errori e dei propri tradimenti. Darsi una risposta convincente sulla propria crisi compiutasi negli ultimi decenni che l'ha condotta a separarsi dalle masse popolari: sul voto degli operai alla Lega, dei ceti popolari a Berlusconi e alle destre, degli oppositori radicali prima a Di Pietro ed ora a Grillo. Rassegnarsi all'idea che la politica non è solo produrre buone idee e buon proposte ma anche raggiungere la forza popolare per realizzarle.
Per il bene dell'Italia ciò che mi auguro è la sconfitta di Renzi alle Europee (che si realizza anche solo se sarà contenuto il distacco di voti tra PD e M5S) e contemporaneamente il superamento del quorum del 4 per cento da parte della lista Tsipras, indispensabile per recuperare quella forza e quell'ottimismo necessari per la nascita di un nuovo soggetto politico unitario della Sinistra.

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