Storie di libri a dorso e su (tre)ruote
In un’epoca in cui assistiamo al lento declino delle biblioteche, dei centri di lettura e degli istituti di cultura in generale, si fanno strada iniziative di promozione e diffusione della cultura itineranti: persone o gruppi di persone che hanno a cuore la sopravvivenza del “caro, vecchio libro”, armate di mezzi di fortuna e di tanta buona volontà, si fanno portatori (sani!) di amore per la lettura principalmente a servizio dei più piccoli e delle persone che vivono in posti difficilmente raggiungibili. Nel mondo iniziative di questo tipo sono numerose e di varia portata ma in questa sede si è deciso di portarne a conoscenza due – una colombiana, l’altra italiana – che colpiscono soprattutto per l’unicità dei loro strumenti.
Come si evince dalla seconda parte della parola (burro, in spagnolo, significa ‘asino, mulo’), Soriano si serve di due asini, Alfa e Beto, su cui carica i libri da consegnare ai destinatari. Le migliaia di libri che, attualmente, sono in possesso del “profesor” colombiano, provengono da una serie di donazioni fatte da persone ed enti che hanno preso a cuore la sua causa, tanto che sul web esiste una campagna di raccolta fondi a favore del Biblioburro. Nel caso dell’America latina, dato l’alto numero di comunità originarie, confinate spesso a vivere negli angoli più remoti del territorio, attività come questa assumono un valore ancora più grande per il tentativo di sensibilizzazione alla lettura/alfabetizzazione, e spesso riescono ad arrivare laddove i singoli Governi non volgono neanche lo sguardo.
Agli asini della Colombia fanno compagnia anche altri animali o mezzi di fortuna diffusi in tutto il mondo: dai cammelli del Kenya agli elefanti della Tailandia, alle biblioteche su rotaie e su imbarcazioni della Scandinavia, sempre utilizzati per lo stesso, nobile scopo.
In Italia non abbiamo (forse) degli asini a promuovere i libri e la lettura, ma il Bibliomotocarro, un tre-ruote che, a cavallo tra il 1999 e il 2000, ha iniziato a circolare tra le strade della Basilicata per raggiungere paesi e paesini dove l’accesso alle biblioteche era del tutto o quasi assente. E così, il maestro elementare La Cava ha ritenuto che bisognasse fare scuola non solo tra le quattro mura di una classe istituzionale ma soprattutto per strada.
La sua idea ha origine nella sua infanzia, quando prendeva in prestito i libri del bibliobus paesano, e su questo ricordo il maestro lucano ha deciso di “mettere le ruote” alla sua piccola collezione per raggiungere i piccoli lettori nelle piazze o nei campi da gioco e per cercare, così, di scongiurare un possibile declino del libro di fronte all’inarrestabile ascesa del computer e di internet.
Con il passare del tempo e la partecipazione a vari concorsi e fiere dell’editoria, il maestro La Cava è riuscito ad ampliare la sua biblioteca-Ape50.
Ci si augura che presto altre realtà italiane (e non solo montane) riescano a emulare queste piccole ma grandi imprese che, tra l’altro, non hanno nulla di ambizioso: con umiltà e con la semplicità delle iniziative che intraprendono riescono a raggiungere la mente e il cuore dei bambini e delle loro famiglie le quali, sicuramente, rappresentano il “luogo” in cui far nascere e coltivare la voglia di sapere.
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