La triste maschera dell’allegria
obbligata, conversando con il muro
di gomma. Il volto anonimo della vita
quieta, lo stridore dei valori inconfutabili,
il suono della sorda pietra.
E tu dov’eri, angelo, quando
lo strazio lo costrinse all’esilio?
Eri distratto o peroravi
il contorto disegno del gran sadico?
Il muto angelo ora si nasconde,
tremendo come sempre, si nasconde
l’angelo muto che non sa tacere.
Aver guardato il mondo di traverso!
Basta una volta e quella prospettiva
rimane impressa, non ti lascia;
l’amaro fiume sotterraneo riaffiora
in superficie e si confonde con la raggelante
mistificata dolcezza. E scavi
con le nude mani il muro elastico,
il solco che si apre, sempre più profondo,
tra l’abiura negata dell’autentico
e l’artificio del senso di misura.