Uno dei tanti epiteti che la cittá di Jönköping si é meritata in tanti secoli di storia con la S maiuscola, é quello di “Cittá del fiammifero”. La ragione non é cosi’ cervellotica.
Siamo negli anni duri della metá del diciannovesimo secolo, anni di lotta di classe e rivoluzione industriale. Anni di grande miseria e di terribili malanni. L´unica luce in questi anni bui venne proprio dalla cittadina di Jönköping dove fu sviluppato un nuovo e rivoluzionario modello di fiammifero, l´incredibile “fiammifero di sicurezza”, detto anche fiammifero svedese. Questo modello differiva dal fiammifero di sfregamento, di scuola francese, per il fatto che per accenderlo ci voleva una apposita superficie, il che significava meno rischi di incendi.
Il nuovo fiammifero sviluppato dal signor Johan Edvard Lundström e dal suo fratellino Carl Frans Lundström porto´alla creazione della fabbrica di fiammiferi di Jönköping che porto´ benessere alla cittá. Il 1858 fu un anno di grazia dato che 12 milioni di fiammiferi della fabbrica vennero venduti in giro per il mondo facendo diventare nel 1860 Jönköping la capitale del fiammifero. Da quel momento in poi e per molti anni a seguire il nome Jönköping evocava subito nella mente di tutti, fossero americani o inglesi, indiani o esquimesi, cinesi o polacchi il fiammifero di sicurezza. La sua fama aveva raggiunto i cinque continenti!
Con il nuovo secolo la concorrenza si fece spietata. Il difficile mercato del fiammifero si riempi’ di squali e speculatori portando la crisi a Jönköping che ridimensionó la sua fabbrica nel 1940 e che nel 1970 vide la produzione del suo ultimo fiammifero. Della grande fabbrica e della grande storia di questa impresa industriale rimane un museo. L´unico museo del mondo dedicato al fiammifero!
Recentemente (circa tre mesi fa) ho portato con l´inganno due amici che erano venuti a trovarmi al museo del fiammifero. Era la mia terza volta, anche se, proprio come quando si va a Roma o Parigi, ogni volta si apprezza la visita di piú delle precedenti. La prima stranezza é stata vedere gente che veniva dalla Germania, dall´Italia e dalla Francia per la visita al museo. La seconda, piacevole, é stata vedere i miei amici molto interessati alla visita. Credo lo abbiano fatto per farmi felice, ma mi basta.
Il museo é un viaggio nella storia del fiammifero. L´ingresso é dedicato alla stanza Lundtröm. Oggetti e scritti dei due fratelli che resero l´uso del fiammifero alla portata di tutti. La seconda stanza é chiamata stanza di Lena. Lena é una delle tante lavoratrici che persero la vita per le condizioni disagiate oltre che per l´ambiente malsano di lavoro in cui si trovava. I marmocchi venivano usati oltre che per i bassi salari, anche per le mani piccole, adatte nel lavoro di montatura del fiammifero. Rimane in questa stanza la testimonianza e le foto di questi bambini miseri e affamati.
Subito dopo c´e’ la Lagerman room. Lagerman é l´inventore che rese piú facile e meno pericolosa la produzione del fiammifero, oltre che piú veloce. E´qui riportata l’imponente macchina con cui milioni e milioni di fiammiferi vennero prodotti. Lo consiglio a tutti i turisti di macchine industriali.
Dopo di che abbiamo una bella ricostruzione di una abitazione di una famiglia proletaria dipendente dalla fabbrica del fiammifero. L´appartramento ha una cucina e una sala dove dei finti bambini costruiscono dei finti fiammiferi con vera sofferenza.
Infine se ancora non vi siete annoiati c´e´sempre la possibilitá di seguire la storia del fiammifero in video, durata mezz´ora e disponibile in inglese, francese e tedesco. Noi l´abbiamo visto prima in tedesco poi in inglese, visto che di tedesco non ci capisco una mazza. E non finisce qua!
Proprio nell´ultima sala si puó misurare la propria abilitá nella costruzione di una pacchetto di fiammiferi. Io sono stato umiliato da un bambino di 7 anni, ma si sa, lui ha le manine piccoline….