Il Museo di Castelvecchio è uno dei più importanti musei della città di Verona, nonché uno dei più interessanti dell'arte italiana ed europea. Il museo venne restaurato e allestito con criteri moderni tra il 1958 e il 1974 da Carlo Scarpa, di cui divenne uno degli interventi più completi e meglio conservati.[1] Esso si trova all'interno del complesso della fortezza scaligera di Castelvecchio, distribuendosi in circa trenta sale ed in relativi settori: scultura, pittura italiana e straniera, armi antiche, ceramiche, oreficerie, miniature e le antiche campane cittadine.
Il castello fu costruito tra il 1354 e il 1356 per disposizione di Cangrande II della Scala con ragione difensiva, ma per un breve periodo fu anche luogo di residenza dei Della Scala. La sua destinazione d'uso rimase militare, ma venne alterato e modificato a seconda degli utilizzi di cui se ne fece nelle epoche che si susseguirono, diventando pure deposito di munizioni, mentre durante la dominazione della Serenissima ospitò l'accademia di ingegneria militare. In epoca napoleonica subì vari danneggiamenti: le torri vennero abbassate, eliminando la merlatura, e tra il 1801 e il 1806 venne edificato il lato settentrionale e orientale (che oggi ospita la Galleria) per ospitare una caserma francese.
Le collezioni.
Le collezioni si snodano negli articolati ambienti del castello, dentro e fuori suggestivi cortili, saloni, mura altomedioevali, camminamenti di ronda.
Le collezioni del museo si aprono con una collezione di scultura romanica, ancora debitrice dello stile romano desunto da modelli di cui sempre Verona ebbe abbondanza, i cui pezzi provengono da edifici religiosi crollati o distrutti nel corso dei secoli. Tra le opere più significative si menzionano:
Crocifisso e dolenti, opera del Trecento in tufo (originariamente dipinto) del cosiddetto Maestro di Sant'Anastasia, proveniente dalla chiesa di San Giacomo di Tomba;
Sarcofago dei santi Sergio e Bacco, bassorilievo del 1179;
Santa Cecilia e santa Caterina, sculture del XIV secolo del Maestro di Sant'Anastasia;
Statua equestre di Cangrande della Scala, proveniente dal complesso gotico delle Arche scaligere;
Statua equestre di Mastino II della Scala anch'essa proveniente dalle Arche Scaligere.
Pittura.
Madonna della Quaglia di Pisanello.
Madonna della Quercia, 1533 o più tardi, dipinta da Girolamo dai Libri
Nell'ala residenziale del castello, costruito per difendere la famiglia dalle minacce sia esterne alla città sia interne, trovano collocazione le collezioni pittoriche di scuola veronese e veneta: la sezione di pittura gotica, che a Verona visse una stagione entusiasmante grazie a maestri come Pisanello (con la celebre Madonna della Quaglia), Altichiero, Michelino da Besozzo (con la Madonna del roseto, già attribuita a Stefano da Verona), o i meno conosciuti Turone da Maxio e Michele Giambono.
Si passa poi alle opere della Verona a cavallo del Rinascimento, con i primi tentativi pre-mantegneschi di imitare il nuovo stile nelle opere di Antonio Badile e alcuni capolavori della scuola veneziana come il grande crocifisso di Jacopo Bellini, per poi arrivare al pieno rinascimento con le opere di Domenico e Francesco Morone, padre e figlio, e Liberale da Verona. Non mancano i capolavori di grandi maestri come una Madonna con bambino di Giovanni Bellini, il Cristo in pietà di Filippo Lippi, una Madonna della Passione di Carlo Crivelli e una Sacra Famiglia attribuita ad Andrea Mantegna. Girolamo dai Libri è il pittore veronese che maggiormente recepisce la lezione di Mantegna applicandola nei suoi capolavori. Paolo Morando e Francesco Caroto, con il celeberrimo Giovane con disegno di pupazzo, di chiara influenza leonardesca, singolare ricerca sui rapporti tra osservato e osservante, tra ritraente, ritratto e spettatore.
Si arriva al Seicento, passando per alcune opere giovanili di Paolo Caliari detto il Veronese, come la Pala Bevilacqua-Lazise che ne sancirono il genio e, Alessandro Turchi detto l'Orbetto, autore che conobbe grande fortuna in particolare a Roma.
Disegni.
Nel 1974 il direttore dei musei civici Licisco Magagnato provvide ad acquisire tutti i 662 disegni di progetto di Carlo Scarpa direttamente da lui, così oggi si ha, nell'archivio del museo, la documentazione completa della progettazione del restauro e dell'allestimento opera del famoso architetto veneto. Si hanno sia planimetrie generali che schizzi con le diverse soluzioni, sia disegni esecutivi che fogli con numerose annotazioni dell'architetto.
Armi.
Castelvecchio ospita inoltre un'interessante collezione di armi e armature medievali e rinascimentali, tra cui la spada di Cangrande recuperata dal suo sarcofago in occasione della prima apertura negli anni venti del XX secolo
Se ti è piaciuto questo articolo, iscriviti al feed cliccando sull'immagine qui sotto per essere informato sui nuovi contenuti del blog: