Quando pronuncio la parola silenzio, lo distruggo.
Così diceva la grande Wislawa Szymborska ed è un verso che deve aver scavato e risuonato a lungo dentro Mario Brunello, il grande violencellista. Che al silenzio - cosa non scontata per un musicista - ha dedicato persino un libro. Silenzio, appunto, uscito recentemente per Il Mulino.
Non l'ho ancora letto, ma lo leggerò certamente, perché mi piace il silenzio, mi piacciono, paradossalmente, le parole che parlano di silenzio. E so che vale lo stesso anche per la musica, che non è fatta solo di note, ma anche delle pause tra una nota e l'altra.
Spiega Mario Brunello a Brunella Schisa, in un'intervista al Venerdì di Repubblica:
L'ho cercato a lungo e credo che non smetterò mai di rincorrerlo. Io l'ho incontrato, l'ho conosciuto anche se ancora non ho capito da che parte sta.
Dice anche:
Prendevo appunti da diversi anni, all'inizio sotto forma di note, e quando mi sono messo a scrivere ho creduto di suonare. Più penso al silenzio più mi sembra di sentire la musica.
Bello, un grande musicista che scrive un libro come fosse uno spartito. Che scambia le note con le parole, la musica con il silenzio.