La Marmocchia non è solo socievole. Socievoli sono i bambini che, se inseriti all’interno di un gruppo, interagiscono con gli altri in modo più o meno cordiale. No. La Marmocchia sa fiutare la presenza di un nano a chilometri di distanza. Se posta in un ambiente ad alta intensità di marmocchi, persegue con tenacia un unico obiettivo: ottenere da ognuno di loro un’effusione qualunque (dal bacio alla manina, dall’abbraccione allo scambio di caccole, tutto vale). Lei si accozza al nano medio pedinandolo allo sfinimento. Lo assilla con dimostrazioni d’affetto che molti riserverebbero soltanto alle persone da cui discendono in linea diretta. E, respinta, non si perde mai d’animo, perseverando senza tregua nella sua missione. Ecco, si potrebbe dire che la Marmocchia sia socievole ai limiti dello stalking.
E per una il cui leitmotiv dell’infanzia è stato “perchè non giochi con gli altri bambini?” – “non vuoi fare amicizia con qualcuno?” – “hai dei problemi?”, devo dire che la cosa a volte stupisce. Ero timida da piccolina. No, non è esatto, ero proprio asociale. Nel senso più profondo del termine.
Nonna Tesoro (la cui descrizione è fornita alla lettera A del dizionario della lingua italiana, alla voce “apprensione”) ha passato anni a cercare di staccarmi dalla sua gamba, a spingermi a socializzare con gli altri bambini, a capire cosa non andasse in me. Nella paura cieca che forse avrei passato la mia vita in totale solitudine, mi sarei rifugiata in un eremo e avrei fatto voto di silenzio (no, quello di castità no). E invece non è andata affatto così. Per quanto da piccola fossi marmocchio-repellente, da grande sono diventata una che fa amicizia pure con i sassi, che ama le cose fatte in compagnia e le chiacchiere senza sosta (meglio se dopo le dieci del mattino, però). E allora cosa non andava nella me marmocchia?
Assolutamente niente. Solo che io non mi divertivo a giocare con nessun altro, quanto mi divertivo a giocare con me stessa. Che c’era di male? Poi però il continuo insistere di mia madre (e padre, e nonne, e zii tutti) mi fece detestare i marmocchi stessi. Non li sopportavo. Sempre sporchi, urlanti, disorganizzati nel giocare. E poi i nani maneschi e quelli che al parco giochi ti si fregavano da sotto il naso l’altalena o il posto sullo scivolo e, solo per farti un dispetto, non te lo mollavano più.
Sia chiaro, esistono ancora in commercio nani del tipo sopra citato, ma per una bambina come me che li avrebbe presi a badilate in testa, ne esiste una come la Marmocchia che invece pratica le spallucce e la presa per sfinimento libera. E funziona. Certo, ogni tanto la badilata in testa la rischia lei, ma il più delle volte devo ammettere che ha la meglio.
E insomma, in questa giornata che capita solo una volta ogni quattro anni, volevo solo dire alle mamme dei bambini un po’ introversi, non disperate! Cercate di capire i vostri piccoli, mettetevi nei loro panni. Non forzateli.
Abbiate fiducia in loro. Rispettate la loro naturale inclinazione. E abbiate fede. Un giorno, anche se adesso vi sembra impossibile, saranno adulti ben inseriti e ben voluti, con una cerchia di amici, magari non sconfinata, ma fedele e duratura.
E se vi dice bene, potrebbero addirittura combattere la loro naturale timidezza.. scrivendo li mejo caxxi loro su di un blog!